Gli orologi molli di Dalì a Modena per celebrare 100 anni di Surrealismo
Dalla ben nota pittura, alla scultura, passando per foto e litografie. La città emiliana inaugura una grande mostra-omaggio a questo mito intramontabile del XX Secolo, con un focus che raccoglie alcune delle sue opere più note e amate in tutto il mondo
Nel centesimo anniversario della nascita del movimento surrealista e a 120 anni dalla nascita di uno dei suoi principali esponenti, Salvador Dalì (Figueres, 1904 – 1989), arriva per la prima volta a Modena, a Palazzo dei Musei, con una mostra a lui interamente dedicata. L’allestimento propone una selezione di opere, sculture litografie acqueforti e fotografie, che testimoniano lo stretto legame tra il metodo surrealista e la rivoluzione psicanalitica diffusasi proprio in quel periodo.
L’inconscio e il mondo onirico nella pittura di Salvador Dalì
Bernard Shaw una volta disse: “Si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima”. E Salvador Dalì, uno degli interpreti fondamentali del Surrealismo, fu uno di coloro che anatomizzarono la realtà, vivisezionarono l’anima, dando visibilità ad ogni complesso, ad ogni desiderio inibito. Un aspetto indicativo del suo lavoro fu proprio il rapporto quasi esclusivo con il mondo onirico, determinando l’irrompere dell’inconscio freudiano nella pittura europea, divenuto origine preferita delle sue immagini. “Nel periodo surrealista desideravo creare un’iconografia del mondo interiore, il mondo fantastico, quello del padre Freud. E ci sono riuscito!” sostenne con perentoria sicurezza l’artista spagnolo.
Le sculture di Salvador Dalì a Palazzo dei Musei a Modena
Dalì non fu solo il pittore dei corpi metamorfici umanizzati ma di genere indefinito, dei frammenti anatomici sessualmente connotati, ma anche un grande scultore. Una passione che lo accompagnò per tutta la vita, permettendo al suo genio creativo di esprimersi nella tridimensionalità, resa attraverso la tecnica di fusione a cera persa. Alcune delle sue sculture, insieme a litografie – di cui notevole è il Rinoceronte omaggio ad Albrecht Dürer – acqueforti, e fotografie sono presentate in mostra. Tutte dimostrano la convinta affinità che sussiste tra il metodo surrealista e la rivoluzione psicanalitica.
I grandi classici di Salvador Dalì in mostra a Modena
La rassegna modenese a Palazzo dei Musei – tra le molte opere selezionate – propone alcuni grandi classici dell’iconografia dell’artista, come l’orologio molle della Danza del Tempo II o La lumaca e l’angelo.
La prima è una scultura in bronzo creata nel 1979. L’orologio fuso è la più nota e amata delle immagini anticonformiste di Dalì. Simbolo dell’onnipresente fluidità del tempo non solo in movimento, ma anche che danza a ritmo con il battito dell’universo. Tema, quest’ultimo, affrontato spesso da lui in pittura. Basti ricordare La persistenza della memoria, nota anche come Gli orologi molli del 1931, dove l’immagine del tempo che passa è suggerita anche dalle ombre proiettate dagli oggetti e dai personaggi.
Passando alla Lumaca e l’angelo, realizzata nel 1977, è uno dei feticci del pittore catalano, che vede nell’animale in questione il simbolo del lento trascorrere del tempo. Ed è attratto dalla geometria naturale del suo guscio e dalla dualità della sua conformazione: esterno duro e interno molle. Nell’opera, la lumaca è stata munita di un paio d’ali e si muove trasportata dalle onde, con quell’angelo posizionato sul guscio, come a donarle velocità di movimento. L’istrionico e visionario Dalì svincola l’oggetto-animale dal suo ambiente, distruggendo barriere e regole naturali.
La donna in fiamme di Dalì in mostra a Modena
Un’ultima opera da sottolineare è la Donna in fiamme, una scultura che risale al 1980. Si contraddistingue per i cassetti sul tronco e sulla gamba sinistra. Cosa simboleggiano? Spiega lo stesso Dalì nella sua autobiografia: “Ringrazio ancora una volta Sigmund Freud e proclamo più forte che mai le sue grandi verità. L’unica differenza tra la Grecia immortale e il nostro presente è Sigmund Freud, che scoprì come il corpo umano, che al tempo dei greci era puramente neoplatonico, sia oggi pieno di cassetti segreti, che solo la psicanalisi è in grado di aprire”. Cassetti che trafiggono il corpo femminile e incarnano l’inconscio con il suo linguaggio da decriptare. Cosa che può fare solo la psicoanalisi. In caso contrario, il soggetto è assoggettato, è agito invece di agire. Questa dimensione occulta della coscienza, caratterizzata da contraddizioni ed enigmi da risolvere, è rappresentata dal fuoco della scultura, che nasce dal basso per salire implacabilmente sulla schiena e verso la nuca della donna.
Fausto Politino
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati