Tutti i Capricci di Goya sono in mostra a Pescara

Le 80 tavole dei famosi “Capricci” di Goya sono riunite al Museo Paparella Treccia Devlet di Pescara, mostrando tutta la critica sociale e il fervido immaginario del pittore spagnolo

Dopo aver ospitato nel 2014 e nel 2023 due mostre sulla Tauromachia e sui Disastri della Guerra, il Museo Paparella Treccia Devlet presenta la collezione completa degli 80 Capricci di Goya, grottesche rappresentazioni della realtà cariche di una violenta critica sociale.

La mostra su Goya a Pescara

L’esposizione, curata da Michele Tavola, è caratterizzata dalla rapida successione delle incisioni lungo le pareti delle sale del museo. Durante il percorso il visitatore ha a disposizione una scheda illustrativa che descrive in maniera sintetica ogni opera, permettendo di comprendere ed approfondire le tematiche, i personaggi e gli aspetti più significativi rappresentati dall’artista all’interno delle sue illustrazioni. Oltre ad ospitare mostre temporanee, il museo custodisce una preziosa collezione di antiche maioliche di Castelli, raccolte e studiate in oltre quarant’anni di ricerca dal Processore Raffaele Paparella Treccia. La raccolta custodita all’interno di Villa Urania è composta da 146 esemplari prodotti tra il XVI ed il XIX Secolo, documentando l’evoluzione stilistica della maiolica castellana. Inoltre, il museo conserva prestigiosi dipinti che vanno dal 1400 al 1800. 

Goya, Ne saprà di più il discepolo
Goya, Ne saprà di più il discepolo

I Capricci di Goya: realtà visionaria e critica sociale

Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 1746 – Bordeaux, 1828) conquista le cariche più prestigiose all’interno della corte spagnola conseguendo i titoli di Pintor de camera del Rey nel 1789, Direttore dell’Accademia di San Fernando nel 1795 e primo Pittore di corte nel 1799. Verso la fine del 1792 una grave malattia lo porta fino alla quasi completa sordità. Tutto ciò lo spinse verso l’isolamento e a maturare una personale visione della realtà, che lo condusse nel giro di pochi anni all’elaborazione e alla pubblicazione dei Capricci, una raccolta di ottanta incisioni, realizzate tra il 1797 e il 1798 attraverso la tecnica dell’acquatinta e dell’acquaforte. Il 6 febbraio 1799 Goya fa pubblicare sul Diario de Madrid l’annuncio della vendita delle stampe presso un negozio di liquori e profumi in via del Desengaño. Nonostante l’annuncio sottolineasse che le opere erano frutto della fantasia dell’autore, le illustrazioni provocarono un enorme scandalo tanto da suscitare le ire dell’Inquisizione. Goya, infatti, eseguì un’aspra critica sociale mettendo a nudo i vizi, le contraddizioni e le ingiustizie della società spagnola, denunciando gli aspetti più perversi della seduzione, della stregoneria, dell’ignoranza e della perversione erotica fino a rappresentare con satira pungente la corruzione politica e l’ipocrisia religiosa. La sua opera visionaria offre un catalogo di vizi, superstizioni, follia attraverso un procedimento allegorico dove la realtà viene deformata in un’illustrazione grottesca in grado di offrire una rappresentazione del degrado morale e ideologico della società contemporanea. Nonostante l’impegno e la fatica profusi per produrre queste incisioni l’opera non riscosse il successo desiderato, tanto che nel 1803, in preda alla disperazione, Goya donò le ottanta matrici incise e le numerose serie rimaste invendute al Re Carlo IV in cambio di un vitalizio per il figlio Javier.

La fortuna postuma dei Capricci di Goya

Artista intellettuale, visionario e legato agli intellettuali illuministi europei, Goya propone un’opera dall’intento pedagogico, orientata verso una visione profondamente realistica e drammatica. Le scene rappresentate dall’artista all’interno dei Capricci diventano espressione visibile dell’immaginario inconscio influenzato dallo stato psichico e fisico dell’artista, provato dalla perdita dell’udito e disilluso dalla deriva morale della società spagnola refrattaria ad ogni sentimento progressista. In anticipo rispetto al tempo e al contesto sociale nel quale venne creata, quest’opera rivoluzionaria per impatto visivo e caratura morale ne determinò l’insuccesso. Al contrario, nel XVIII secolo la fortuna postuma dei Capricci fu enorme: ignorati in Spagna al momento della loro pubblicazione nel 1825 quando Goya si trova in esilio volontario a Bordeaux, l’editore Charles Motte fece stampare delle litografie con il titolo Caricature Spagnole. Con la pubblicazione dei Capricci, Goya si confronta con un genere pittorico diffuso nel Seicento e nel Settecento costituito da paesaggi fantastici all’interno dei quali sono rappresentate rovine archeologiche o vedute ideali di città con arditi scorci prospettici. Goya, tuttavia, con i suoi Capricci rinnova questo genere confrontandosi con alcuni dei maggiori interpreti come Francesco Guardi, Gianbattista Tiepolo e Giovanni Battista Piranesi.

I Capricci di Goya in mostra a Pescara

Le 80 tavole dei Capricci di Francisco Goya, esposte al Museo Paparella Treccia Devlet, appartengono alla V edizione, stampata tra il 1881 e il 1886 in 210 esemplari prodotti dalla calcografia della Reale Accademia di Belle Arti di Madrid. La tavola che apre la mostra è un autoritratto, nel quale l’artista si mostra di profilo osservando di sottecchi il visitatore con sguardo sornione e un’espressione disgustata dallo spettacolo che sembra apprestarsi nelle illustrazioni successive dove, come una sfilata carnevalesca, egli enumera uno dopo l’altro i bersagli del suo sarcasmo caustico e amaro, schierandosi ferocemente contro quella società depravata che si cela dietro la maschera del costume sociale che egli rappresenta alterata e deformata dalla comune follia.

Goya e la critica sociale

La prima sezione della mostra è un catalogo dei vizi umani. Uomini e donne sono disposti in sequenza come un bestiario umano, gli uni si servono degli altri utilizzando qualsiasi sotterfugio per raggiungere i propri scopi. Le ragazze giovani e belle sono rappresentate come sprovvedute alla mercé di uomini senza scrupoli o di laide megere che vivono sfruttando la loro ingenuità. In altri esse sono prostitute o mendicanti senza speranza, lasciate ai margini della società. Goya rivolge le sue aspre critiche anche verso gli uomini rappresentando ogni sorta di depravazione, mentre ingenui individui si fanno raggirare da donne interessate unicamente ai loro averi. Rappresentativo è il secondo foglio che segue l’autoritratto, intitolato Pronunciano il “sì” e pongono la mano al primo venuto, dove Goya denuncia l’usanza dei matrimoni combinati e prematuri organizzati unicamente per interesse delle famiglie. Drammatica l’incisione A caccia di denti, nella quale una donna strappa i denti dalla bocca di un impiccato per farne dei filtri d’amore. Goya stigmatizza l’assurdità della superstizione accusando, d’altra parte, come nell’incisione Quelle polveri, l’attività del tribunale dell’inquisizione che emetteva condanne per stregoneria. Si susseguono alcune tra le illustrazioni dove la carica ironica di Goya si manifesta con maggiore violenza. In queste incisioni vengono rappresentati volatili con teste di uomini che si lasciano abbindolare finendo addirittura allo spiedo da donne senza pietà come in Tutti cadranno. Le asinerie presentano soggetti diffusi nelle stampe satiriche del Settecento: maestri, allievi, dottori e nobili sono travestiti da asini mostrando tutta la loro ignoranza e presunzione. 

Il sonno della ragione genera mostri

La celebre tavola Il sonno della ragione genera mostri introduce la seconda parte della mostra, traboccante da visioni da incubo, al limite del grottesco, scene di stregoneria, volti e corpi mostruosi. Goya indica nella ragione l’unica alternativa alla follia e l’insensatezza descritte nelle sue opere. Il sonno della ragione scatena un immaginario visivo apocalittico e irrazionale che porta oltre i limiti le scene descritte e narrate nella prima parte. È così che nella seconda sezione prendono corpo delle immagini terrificanti, dove l’inconscio dell’autore emerge dando libero sfogo in un continuo crescendo di invenzioni surreali e visioni fantastiche senza limiti, dove si muovono orrendi folletti, demoni ed esseri dai volti mostruosi.

Valentina Coccarelli

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