Una grande mostra a Vienna racconta le tre anime della Secessione
Vienna, Berlino, Monaco: tre accezioni della Secessione raccontate in una grande antologica al Wien Museum, con opere della collezione permanente e in prestito dal Belvedere, dal Leopold, dalla Germania e dagli Stati Uniti
Alla fine dell’Ottocento, Vienna, Berlino e Monaco sono fra le più importanti città europee in termini di ricchezza economica e importanza socio-politica; e, pur non essendo una capitale, Monaco riveste un ruolo economico e culturale strategico (risale al 1868 la fondazione del Politecnico, mentre nel 1882 la città ospitò la prima fiera dell’elettricità della Germania). Austria e Germania vivevano l’apice del Positivismo, ma le avvisaglie del “demone della modernità” non sfuggirono a una minoranza del mondo artistico, che volle anche reagire all’istituzionalizzazione del mondo dell’arte, del quale predicava il necessario rinnovamento.
Il concetto di Secessione artistica
La rivoluzione artistica diffusa dalla Secessione comprendeva tre fattori essenziali: qualità estetica, novità e infine, ma non secondario, l’aspetto professionale. Le Secessioni nacquero in opposizione alle società di artisti già esistenti, nonché al sistema educativo ed espositivo sancito dalle accademie statali. La mostra viennese ne documenta le differenti declinazioni a partire dall’opera di Gustav Klimt, Max Liebermann e Franz von Stuck, artisti di riferimento rispettivamente a Vienna, Berlino e Monaco. In mostra anche documenti quali manifesti e cataloghi di mostre, numeri della rivista Ver Sacrum e del settimanale satirico Simplicissimus, oltre a pubblicazioni varie sul movimento, che aiutano a comprenderne la storia e gli scopi innovativi, a cominciare dall’estetica delle copertine. Era nato un modo più incisivo di promuovere l’arte.
La mostra racconta anche i rapporti internazionali della Secessione, esponendo opere, fra gli altri, di Segantini e Zorn, che con Pissarro e Monet presero parte alla seconda mostra del movimento berlinese nel 1901.
La mostra sulle Secessioni al Wien Museum
Ponendo a confronto Klimt, Liebermann e von Stuck, e i loro immediati discepoli, la mostra spiega con efficacia le differenze dei tre contesti secessionisti, mirando a chiarirne le preoccupazioni fondamentali, presentando al contempo alcune delle sue posizioni artistiche più importanti. Oltre ai tre protagonisti più influenti, sono presenti circa altri ottanta artisti, a testimoniare come il movimento esercitasse una forte attrattiva nel panorama dell’epoca. La Secessione si ispira all’impressionismo, al simbolismo, all’espressionismo, ma li rilegge in vari modi, diversi non solo da città a città, ma anche da artista ad artista, per cui, come affermò Ludwig Hevesi, non si può parlare di un unico stile secessionista. Al Wien Museum è possibile avere un’ampia panoramica della vastità del movimento, anche attraverso gli argomenti principali oggetto dell’osservazione e della riflessione dei secessionisti.
Klimt e la Secessione in Austria
Per la Secessione viennese, modernizzare la vita creativa significava anche creare un’arte che abbracciasse tutti gli ambiti della vita. Probabilmente la caratteristica distintiva più importante della Secessione viennese era quindi che, fin dall’inizio, non solo pittori e scultori, ma anche architetti appartenevano all’associazione, e progetti e modelli architettonici venivano presentati nelle mostre su un piano di parità con le opere d’arte più “classiche”. Gustav Klimt, l’artista più rappresentativo del movimento, innovò il paradigma dell’arte austriaca, superando l’ormai accademica pittura storica e classicista, e dedicandosi assiduamente allo studio psicologico della figura umana, anche respirando il clima introdotto da Freud con i suoi studi in materia, e assorbendo quelle atmosfere descritte da Arthur Schnitzler nei suoi romanzi, a dimostrazione dell’osmosi culturale che caratterizzava la Vienna dell’epoca. La pittura secessionista di Klimt, ricorda il tardo Impressionismo e l’Espressionismo di Vincent van Gogh, e con quest’ultimo ha anche un’affinità concettuale: la pennellata sfuggente e indefinita non serve a studiare la luce, bensì lo stato d’animo. Mentre però van Gogh si concentra sulla natura, Klimt ha come oggetto d’indagine la persona, in particolare la donna, immergendola in un’atmosfera di attesa, di inquietudine per il clima che si respirava in Europa e che avrebbe portato alla Grande Guerra. Sulla scia di Klimt nacque una scuola pittorica raffinata che faceva dell’osservazione psicologica il suo punto di forza, leggermente meno sensuale di quella tedesca ma probabilmente intellettualmente superiore.
Le Secessioni di Monaco e di Berlino in Germania
Fondata sul finire del 1892, la secessione monacense fu la prima delle tre, e servì da modello per quelle viennese e berlinese, ad esempio in termini di statuto, regole procedurali e immagine pubblica. Franz von Stuck fu l’artista di riferimento in Baviera: con la sua arte simbolista ispirata alla Grecia classica e carica di erotismo provocò diversi scandali nella società conservatrice dell’epoca. Non tanto Pallade Atena, quanto Il peccato – di cui esistono varie versioni, ma dove sempre il serpente si avvolge attorno al collo di un’Eva completamente nuda e dallo sguardo aperto verso lo spettatore, combinato con un certo colore che trascina il tutto in un’oscurità misteriosa sfida senza dubbio lo spettatore più “timorato”.
Si trattò non soltanto di un’operazione di rinnovamento dell’arte, ma anche del suo sistema, perché gli artisti secessionisti volevano creare le condizioni per mostre più professionali che aprissero loro le porte del collezionismo straniero, al di fuori dei circoli ufficiali delle varie società promotrici. L’impatto fu tale che quando Venezia si aprì all’arte internazionale con la fondazione della Biennale nel 1895, lo fece seguendo l’esempio della Secessione di Monaco, che fu in grado di fornire consulenza sui nuovi standard espositivi.
A Berlino, dove giunse presto l’eco delle vicende bavaresi, la Secessione ebbe anche risvolti sociali importanti, perché offrì alle donne la possibilità di essere ammesse al movimento, non solo in contrasto con la Verein Berliner Künstler, ma anche con le Secessioni di Monaco e Vienna; e fu proprio una donna, Käthe Kollwitz, che insieme ai colleghi Hans Baluschek e, poco dopo, Heinrich Zille dette vita al realismo berlinese, cioè quell’arte socialmente critica che avrebbe ispirato successivamente la Nuova Oggettività.
Le tematiche e le opere della mostra sulle Secessioni a Vienna
La primavera, come metafora del risveglio della natura, della giovinezza e della transizione, e dell’inizio di una nuova epoca artistica, così come l’erotismo giocarono spesso un ruolo primario nelle esperienze secessioniste.
Non senza ironia, le formazioni nuvolose sognanti di Richard Riemerschmid (Cloud Ghosts I, 1897) proiettano fantasie maschili nel cielo notturno. Ne La Fiamma (1902) di Wilhelm Bernatzik, le forze della natura sembrano magicamente legate a un culto pagano, e il fascino del segreto e del proibito amplifica il richiamo delle sacerdotesse velate.
Ma la Secessione racconta anche una società in trasformazione, le campagne corrose dalle periferie industriali delle città, il mondo delle fabbriche e soprattutto quelle delle operaie, specchio di una nuova, spesso difficile, condizione femminile. Non manca però nemmeno la parte mondana della società, Su tutti, i ritratti sofisticati e a volte non convenzionali di Habermann, List, Spiro o Klimt parlano dell’eleganza della borghesia, della sua ricchezza, e del suo interesse per la moda; opere vivaci e pensose insieme, che denotano riferimenti all’espressionismo, al simbolismo e all’impressionismo.
Niccolò Lucarelli
Vienna // fino al 13 ottobre
Secessions
WIEN MUSEUM
Karlsplatz 8
CLICCA QUI per maggiori informazioni
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati