Le opere d’arte italiana del Novecento collezionate dal Monte dei Paschi sono in mostra a Siena
Un percorso inedito tra i capolavori dell’arte italiana del Novecento provenienti dai caveaux del Monte dei Paschi di Siena e dalla prestigiosa Collezione Brandi: da Morandi a Guttuso, passando per Afro e Scialoja
Così come le costellazioni appaiono fisse nel cielo suggerendo un ordine immutabile dell’universo, i grandi maestri del Novecento, che spesso consideriamo punti di riferimento fissi, continuano a brillare come stelle, influenzando il nostro presente non solo come testimonianza di un passato glorioso, ma come fonti in continuo movimento, capaci di generare nuove emozioni, riflessioni e prospettive. Curata dal Prof. Luca Quattrocchi, Ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università degli Studi di Siena, e promossa nel Complesso Museale Santa Maria della Scala di Siena, la mostra Costellazioni. Arte italiana 1915-1960 dalle Collezioni Banca Monte dei Paschi di Siena e Cesare Brandi, presenta 120 opere che raccontano mezzo secolo d’arte italiana in un serrato dialogo che distilla le esperienze artistiche italiane del Novecento. Come per la mostra Arte Senese. Dal Tardo Medioevo al Novecento nelle Collezioni del Monte dei Paschi di Siena del 2022, lo studio delle opere è stato affidato in gran parte a giovani storici dell’arte formatisi presso l’Università di Siena (nel Corso di Laurea Magistrale in Storia dell’arte, nella Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici, nel Dottorato di ricerca in Storia dell’arte), auspicando, data la grande partecipazione, una maggiore attenzione nei confronti dell’arte contemporanea in ambito senese, contesto ancora privo di uno spazio adibito all’esposizione di una collezione permanente.
L’arte del Novecento a Siena. Un dialogo tra centro e periferia
La mostra presenta nove sezioni cronologico-tematiche che cercano di dare conto della complessità degli svolgimenti dell’arte italiana tra la metà degli Anni Dieci e i primi Anni Sessanta: da Novecento al Déco, dagli “Italiens de Paris” all’arte di propaganda fascista, dalla Scuola Romana al realismo, all’astrattismo e all’informale. “Un percorso non lineare e costellato da contraddizioni, deviazioni e figure isolate che corre, non certo in un’ottica teleologica, dalle molteplici declinazioni della figurazione alla sua dissoluzione” scrive Quattrocchi all’interno del catalogo edito da Sillabe; un periodo caratterizzato dalla compresenza di una produzione concentrata nelle grandi città e di una sua particolare diffusione in centri minori quali Siena. Da qui la scelta di privilegiare un’ottica orizzontale nell’accostare ai capolavori dei grandi nomi dell’arte italiana del Novecento, una significativa selezione di opere di artisti senesi e in misura minore toscani, creando “una mappa che si dispiega su mezzo secolo d’arte italiana in cui le stelle di maggiore luminosità, da riconoscere sia nei principali centri di produzione sia negli artisti più insigni, sono viste come parte, appunto, di più vaste e complesse costellazioni” conclude il curatore.
Le collezioni del Monte dei Paschi di Siena e di Cesare Brandi
Le opere in mostra, che in qualche caso si presentano al grande pubblico per la prima volta, provengono da due collezioni senesi, diverse ma interconnesse: la Collezione del Monte dei Paschi, di Siena e la Collezione Cesare Brandi. Nel Novecento, il Monte dei Paschi esponente di una secolare tradizione di mecenatismo e collezionismo, ha ampiamente sostenuto l’arte locale mostrando un forte impegno nella promozione degli artisti senesi contemporanei attraverso acquisti diretti, borse di studio per giovani talenti e commissioni di carattere pubblico. Nel 2009, l’annessione della collezione della Banca Toscana ha arricchito la collezione del Monte dei Paschi con autentici capolavori: da Giocatori di toppa di Rosai, a L’équilibriste di Severini, dalle Donne per le scale di Donghi a Le Apuane di Viani fino ad opere di primaria importanza di Sironi, Andreotti, Campigli, Tozzi, Fazzini, Carrà, Marini, Soffici, Morandi, De Pisis e Ferrazzi. La Collezione Brandi, invece, riflette le scelte personali e il percorso critico di Cesare Brandi (fondatore dell’Istituto Centrale per il Restauro, storico dell’arte, funzionario e docente), tra la fine degli Anni Trenta e la sua morte nel 1988. La maggior parte delle opere sono doni di artisti a lui affezionati, come Morandi, Manzù, Guttuso, Leoncillo, Scialoja, Sadun, Afro, Mastroianni, come testimonianza di un legame di stima e amicizia. Seppur così diverse, le due collezioni hanno tuttavia dei punti di contatto nella parallela presenza di alcuni autori le cui opere sembrano dialogare a distanza e che in questa occasione si è voluto riunire creando così un inedito confronto.
L’opera di Moira Ricci nella mostra “Costellazioni” a Siena
Un dialogo con la contemporaneità alla fine del percorso espositivo è offerto dall’artista Moira Ricci (Orbetello, 1977) con l’opera Faccio un giro e torno, lavoro del 2001, ripreso e aggiornato, in grado di riallacciarsi alle esperienze novecentesche qui adattate al contesto attuale. L’installazione consiste in un calco del corpo dell’artista, attraversato da una rete stradale e arricchito da numerosi oggetti in miniatura, sia naturali (alberi, sassi, animali, radure erbose) che artificiali (veicoli, edifici, stazioni di servizio, monumenti). Rappresenta il viaggio che Ricci compie tra la Maremma, dove i piedi si muovono tra boschi e fattorie, e Milano, dove la mente è immersa in cantieri e grattacieli. Una delle automobili è manovrabile dal visitatore; all’interno contiene una microtelecamera collegata ad un monitor sul quale si può assistere al viaggio dell’artista tra paesaggio e pezzi del proprio corpo. La ricerca artistica di Ricci, ormai ventennale, si concentra anche in questo caso sul tema della memoria, sia personale che collettiva, mantenendo un forte legame con la sua terra d’origine. Nata a Orbetello e formatasi a Milano, l’artista utilizza una vasta gamma di media espressivi — dalla fotografia al video, dalla scultura all’installazione fino alla performance — per creare frammenti di una sorta di autobiografia. Cristiano Leone, Presidente della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala dichiara: “Con quest’installazione Moira Ricci crea una narrazione il cui confine tra il tempo storico e il tempo contemporaneo, si dissolve, aprendo il dialogo o pretendendo di annullare i nostri continui quesiti tra le opere del Novecento e il nostro presente. È proprio in questa capacità di porre domande, di creare nuove prospettive, che risiede la forza dell’arte”.
Gaia Rotili
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