È uscito un nuovo volume per catalogare tutte le ceramiche fatte da Enrico Baj
137 opere in ceramica del maestro milanese presentate per la prima volta al pubblico in un nuovo volume, in occasione del centenario della nascita dell’artista milanese. Parola all’autore Luca Bochicchio
Enrico Baj: non solo un genio ironico e irriverente, ma allo stesso tempo un intellettuale impegnato, che ha lasciato un segno indelebile nel panorama artistico del secondo Novecento. In occasione del centenario della sua nascita, la Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano ha cambiato volto per ospitare la mostra Baj chez Baj, curata da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj. La retrospettiva milanese rappresenta la punta di diamante di un ciclo di quattro esposizioni, comprendenti le tre mostre dedicate alle opere ceramiche di Baj, allestite presso il Museo della Ceramica di Savona e il Museo Diffuso Albisola (nelle sedi di Casa Museo Jorn e del Centro Esposizioni), sotto la curatela di Luca Bochicchio.
Il catalogo ragionato delle ceramiche di Enrico Baj
Il 2024 si conclude dunque sotto il segno di Baj. Ma non si tratta solo di mostre: significativi sono anche i progressi nella ricerca scientifica, in particolare riguardanti le sue opere ceramiche in buona parte inedite. L’uscita del Catalogo ragionato delle opere ceramiche, promosso dall’Archivio Baj e dalla Fondazione Marconi e pubblicato da Marsilio Arte, rappresenta una tappa fondamentale per la riscoperta e la valorizzazione di questo importante corpus del lavoro di Baj.
Il volume presenta la schedatura completa di 137 opere realizzate dall’artista nel lungo arco cronologico della sua carriera, a partire dal 1954 – anno in cui partecipa al leggendario Incontro Internazionale della Ceramica di Albissola Marina – fino alle ultime opere del 1994. Introduce il catalogo un ampio saggio di nove capitoli, firmato da Luca Bochicchio, storico dell’arte e curatore, la cui opera teorica ed espositiva si è ampiamente concentrata sulla ceramica moderna e contemporanea.
Intervista a Luca Bochicchio
Da dove nasce l’idea che ha portato alla realizzazione del Catalogo?
L’idea è nata diversi anni fa, durante una conversazione con Roberta Cerini Baj. Poco dopo ho condiviso il progetto con Enrico Crispolti e, fin da subito, entrambi mi hanno fortemente sostenuto in questo lavoro. In quel periodo, infatti, Crispolti era entrato a far parte del comitato scientifico del MuDA – Museo Diffuso Albisola (di cui Bochicchio è direttore scientifico, insieme al Museo della Ceramica di Savona, ndr) e con lui avevo un profondo scambio di idee. Crispolti nutriva un legame speciale con l’esperienza albisolese, soprattutto quella legata al secondo Futurismo. Gli avevo chiesto di curare l’introduzione, ma purtroppo ci ha lasciati prima di poterlo fare.
Questo catalogo esce un anno dopo quello sulle sculture ceramiche di Lucio Fontana.
Enrico Baj e Lucio Fontana avevano una concezione diversa di fare scultura. Vedi, se confrontiamo i due tomi di Fontana con il volume di Baj, si nota che, rispetto alle circa 2mila opere di Fontana, Baj ne ha realizzate poco meno di 150. Tuttavia, anche per lui non si trattava di un semplice divertissement: la ceramica è stata un mezzo di sperimentazione affrontato con la massima serietà.
Enrico Baj e la ceramica
Tante scoperte, ce ne racconti qualcuna?
Molte ceramiche di Baj sono ben note, come quelle prodotte durante l’Incontro Internazionale della Ceramica del 1954 ad Albissola, di cui ci rimane anche il suo sketchbook, conservato all’Archivio Tullio d’Albisola ed eccezionalmente oggi esposto al Museo della Ceramica di Savona. L’esperienza ceramica di Baj si configura, innanzitutto, come un viaggio attraverso i principali centri di produzione ceramica italiani: Albissola (1954-1958), Laveno-Mombello (1955), Imola (1984-1985), Faenza (1991-1994) e Castellamonte (1994). Abbiamo scoperto opere inedite, come un fondo di pentola rotto, che per Baj diventa un medium, una superficie da dipingere in cui la rottura stessa assume le forme di uno dei suoi esseri immaginari. Un’altra scoperta riguarda anche il Festival Internazionale della Ceramica di Cannes, uno dei più importanti al mondo, dove espone nel 1955, un anno dopo aver iniziato la sua avventura nel campo della ceramica, accanto a Lucio Fontana, Peter Voulkos e Pablo Picasso.
Quale contributo offre questo volume nel campo internazionale degli studi sulla ceramica?
L’artista non era mai stato oggetto di uno studio esclusivo sulla sua produzione ceramica. Si tratta di una pubblicazione bilingue, che conferisce pari dignità sia alla versione in inglese che a quella in italiano. Include documenti approfonditi sulle opere e numerosi confronti con artisti come Jorn, Crippa, Fontana, Koons e Picasso. La campagna fotografica è curatissima e, considerando le pubblicazioni degli ultimi quindici anni in Europa e in America sulla ceramica del Novecento, mancava davvero uno sguardo completo sul contributo di Baj. Questa ricerca, che aspira a essere esaustiva – pur lasciando spazio alla possibilità di future scoperte – ha certamente il merito di offrire a studiosi, collezionisti e critici uno strumento utile per completare un capitolo significativo della storia dell’arte del secondo Novecento.Gabriele Cordì
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