Alla Galleria Borghese mostra del più grande poeta del Seicento (e riallestimento della pinacoteca)
Pittura, scultura e poesia convivono e si intrecciano in un museo che, suscitando sempre una “maraviglia senza tempo”, riesce a traghettare in maniera comprensibile e vitale il patrimonio culturale nel futuro
Giovan Battista Marino (1569-1625) fu un intellettuale vivace che, pur incarnando a pieno lo spirito del tempo, risulta ancora oggi estremamente attuale: colto letterato, collezionista e frequentatore degli artisti, Marino era religioso ma incapace di resistere alle tentazioni, tanto da divenire, per le sue licenziose pubblicazioni, bersaglio dell’inquisizione. È alla sua poesia che è dedicata una grande mostra alla Galleria Borghese di Roma, Poesia e Pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione, a cura di Emilio Russo, Patrizia Tosini e Andrea Zezza. Un percorso, questo, che è anzitutto un viaggio nella stagione d’oro del Barocco e procede lungo un percorso articolato in cinque sezioni che toccano diverse opere e fasi creative del poeta.
La poesia in mostra alla Galleria Borghese
Come ha osservato la direttrice della Galleria, Francesca Cappelletti, “la poesia ha sempre avuto un forte legame con la Galleria Borghese e le sue collezioni. Basti pensare che la prima descrizione della raccolta, nel 1813, fu proprio in versi, con un poema a firma di Scipione Francucci. Oggi”, ha continuato, “abbiamo deciso di aprire la Galleria al più grande poeta del Seicento, noto, oltre che per il suo ‘Adone’ che suscitò scandalo e fu messo all’indice, per molte altre opere tra cui ‘La Galeria’, dedicata proprio alle arti”. La mostra, mettendo al centro la poesia, gioca sull’idea di fusione tra le arti. Un concetto seicentesco e, allo stesso tempo, contemporaneo, che in un certo senso Marino tradusse in parole identificando nella meravigliail fine comune: “È del poeta il fin la meraviglia/ (parlo de l’eccellente e non del goffo): /chi non sa far stupir, vada alla striglia!”
Marino una guida alla scoperta della crasi tra arte e poesia
La mostra inizia con una sezione introduttiva che ripercorre il rapporto di Marino con la grande arte del Rinascimento e del Barocco, partendo dal citato poema La Galeria, del 1619, una raccolta di 624 componimenti poetici dedicati ad altrettante opere d’arte. Qui sono esposte opere di Correggio, Tiziano, Cavalier d’Arpino, e l’intenso ritratto realizzato per lui da Frans Pourbus, uno dei più felici tra i tanti che furono dipinti a Roma. Grande risalto è dato al rapporto con Caravaggio, a cui il poeta dedicò diversi componimenti. Il percorso continua con la Strage degli Innocenti che, riprendendo il titolo di un’opera pubblicata postuma nel 1632, mette in luce la religiosità dell’autore attraverso l’attenzione ai testi sacri e alle opere, con dipinti di Guido Reni, Giovanni Battista Paggi e Pietro Testa, tra gli altri. A seguire il mito torna al centro con un focus su Adone, testo la cui genesi accompagnò Marino lungo tutto il corso della sua carriera, per vedere la luce nel 1623 (anno della condanna dell’autore) e messo all’indice nel 1627. Una sezione in cui si ammirano, tra le altre, opere di Palma il Giovane, Scarsellino e Poussin. Pregevoli dipinti da cui emerge in maniera lampante il carattere sincretico del periodo: il Compianto di Venere su Adone riprende per iconografia e drammaticità quello della Madonna sul Cristo morto, come mostrano i due quadri di Poussin posti l’uno di fronte all’altro. E con Poussin, artista “scoperto” da Marino in Francia, culmina e si chiude il percorso espositivo con l’Apoteosi del Poeta nel Regno di Flora. L’iter espositivo è reso ancor più dinamico e interessante dalle “note” autografe del poeta poste a margine delle opere, osservazioni sagaci su quadri e artisti che mostrano una grande conoscenza della materia e dei suoi artefici
Per Giovan Battista Marino aperto in anteprima il nuovo allestimento della Pinacoteca
Questo poeta rispecchia a pieno il carattere della Galleria Borghese, che oggi mostra un nuovo allestimento della Pinacoteca, di cui la mostra offre un’anteprima, in attesa della riapertura ufficiale in primavera. “Il riallestimento, oltre a interventi strutturali e relativi all’efficientamento energetico, ci ha portato a riflettere e rielaborare gli ambienti da un punto di vista estetico e scientifico. Oggi la Pinacoteca presenta dei colori nuovi per “accompagnare” in modo efficace l’esposizione dei quadri, studiati secondo i moderni criteri dell’accessibilità”, ha sottolineato la direttrice. Del resto, come negare la forza del “verde Raffaello” nell’accrescere il coinvolgimento di fronte alla Deposizione del Cristo Morto, o quella del “rosso Tiziano” nella sala de Amor sacro e Amor profano?
Ludovica Palmieri
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