A Mestre 50 capolavori di Henri Matisse raccontano la luce e i colori del Mediterraneo
La Costa Azzurra, da Arles, a Nizza, a Saint-Tropez, vista attraverso gli occhi del grande maestro francese. È questa l’esperienza proposta dal Centro Culturale Candiani per la stagione invernale
Il Centro Culturale Candiani di Mestre porta tutta la ricchezza cromatica dei paesaggi e delle luci del Mediterraneo con un focus espositivo dedicato a Henri Matisse. Cinquanta opere per sette sezioni, che raccontano la Costa Azzurra e i suoi colori al pubblico veneto.
Henri Matisse: l’artista in mostra a Mestre
Nel suo testamento spirituale, Henri Matisse si sofferma sugli inizi del proprio lavoro, quando in pittura si accettavano solo dipinti sottomessi al dato. “Un minimo accenno alla fantasia e alla memoria veniva considerato borioso e privo di valore. Bisognava copiare la natura senza pensare”. Così, dopo averlo sperimentato, si oppone al Realismo, e all’Impressionismo, che giudica un “pullulare di sensazioni contraddittorie”. Ma chi è Matisse, il mancato avvocato di Le Cateau-Cambrésis che sarebbe stato definitotailleur de lumière, e come arriva alla pittura? Un artista che inquadra nel suo orizzonte tutto ciò che è riconducibile al “lusso, calma e voluttà” per dirla con Baudelaire, facendo della gioia di vivere la meta ultima della sua ricerca pittorica impastata nella visione decorativa.
L’inizio della pittura di Henri Matisse
Veramente insolito il suo percorso: studia giurisprudenza all’università di Parigi, a vent’anni comincia a far pratica, ma scopre molto presto di non provare nessun interesse per le sentenze. Una malattia intestinale lo salva dalle rigide procedure dei codici: relegato in un letto, per distrarsi inizia a dipingere. Abbandonati gli studi, gira diverse accademie, fino a quando conosce André Derain e Maurice de Vlaminck. Nasce così il gruppo dei Fauves, che sconvolge critica e pubblico per la violenza dei colori, il contrasto dei toni, la spregiudicatezza degli accostamenti.
Henri Matisse: sovvertitore del senso comune
Matisse si avvia a sconvolgere l’arte del XX Secolo. Sovverte il senso comune, frantuma il doppio canone della verosimiglianza e della bellezza, chiude in un cassetto a doppia mandata la rappresentazione fenomenica. Anche se i suoi quadri conservano un certo impatto documentario, rivendicano a gran voce la peculiarità della pittura, interpretata come un insieme libero di segni, facendo leva solo sui colori. Si possono intuire i frammenti referenziali che danno inizio al dipinto, ma sono solo suggestioni che vengono depurate.
Matisse in dialogo con Pierre Bonnard nella mostra al Centro Culturale Candiani di Mestre
Matisse, artista dalle cromie intense innaturali stranianti, dialoga in mostra con gli autori con i quali condivide l’attrazione per le luminosità mediterranee, del Mezzogiorno francese, liberando il colore delle asprezze espressioniste. Località come Nizza, Arles, Saint-Tropez diventano icone dell’arte e della cultura del Novecento. Un rapporto importante è quello che lega il pittore a Pierre Bonnard, fondatore del gruppo dei Nabis. Pur abbracciando estetiche diverse, entrambi inseguono la luce particolare della Provenza, traducendola nella tela rispettando ognuno il proprio stile. Nel Nudo allo specchio del 1931, Bonnard riprende il tema, frequente nella sua pittura, della moglie Marthe, colta nell’intimità della stanza da toilette. Ciò che lo avvicina a Matisse è il ruolo fondamentale del colore intenso e vibrante come fondamento della poiesis pittorica.
Le opere di Matisse in mostra al Centro Culturale Candiani di Mestre
Fisicità ed espressività del colore, prima accennati, sono riscontrabili ne La finestra aperta del 1919: il soggetto del quadro offre il paesaggio della sua casa di Nizza, dipinto tra interno ed esterno. Particolare rilievo assume il blu del Mediterraneo, che diventa un quadro nel quadro, con la balaustra che fa da ostacolo come ulteriore stratagemma visivo. In Odalisca gialla, del 1937, Matisse privilegia il motivo delle odalische rifacendosi a quelle raffigurate da Eugène Delacroix o a quelle altrettanto famose di Ingres. Ritornano i colori chiari e brillanti, le linee curve sinuose e la serena gioia di vivere del periodo fauve.
“Parigi Jazz” di Henri Matisse
Il 1947 vede la luce di Parigi Jazz, un testo di 152 pagine scritte da Matisse. A corredo, venti illustrazioni realizzate tra il 1943 e il 1947, con una tecnica già sperimentata dal pittore: le gouaches découpées, carte colorate a tempera, ritagliate, incollate su carta e poi riprodotte a stampino. Tra queste la mitica figura di Icaro, schiacciata nel cielo durante la sua caduta libera tra le stelle. Una sagoma in volo completamente nera ma con il pulsare violento di un cuore rosso rubino. In Lusso, calma e voluttà, del 1904, Matisse si ispira ad una poesia di Baudelaire. Si vedono veneri o ninfe nelle vicinanze di un paesaggio marino: sembra evidente l’eco delle Bagnanti di Cézanne, nelle figure seminude in piedi mentre si asciugano. La capacità espressiva dell’opera nasce da un uso irrealistico dei colori che non vogliono imitare la realtà ma suscitare emozioni.
Fausto Politino
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