Le donne etrusche di Massimo Campigli in mostra a Milano

A due passi da Via Torino c’è una rara occasione per scoprire il mondo al femminile di questo grande artista del Novecento, che come Picasso, Martini e molti altri si fece prendere dall’etruscomania dell’epoca

Era il 1928, quando Max Ihlenfeld (Berlino, 1895 – Saint-Tropez, 1971) – meglio noto come Massimo Campigli – visitò per la prima volta il Museo romano di Villa Giulia. Fu allora che scoprì la civiltà degli Etruschi, con la loro cultura, la loro arte, il ruolo di estrema importanza concessa alle donne. Per un artista come lui, segnato da un’infanzia complessa che aveva visto il prevalere esclusivo delle figure femminili nella sua famiglia, fu un incontro chiave. Tanto sul piano umano e spirituale, quanto su quello artistico. Se già la donna aveva un posto centrale nella sua produzione precedente, da allora divenne ancora più onnipresente, forte di un sostegno storico che aveva le etrusche come ideale e modello a cui aspirare. L’intensità della connessione tra l’universo iconografico di Massimo Campigli e gli Etruschi è quanto si coglie nella selezione raffinata di materiale grafico in mostra alla Galleria Rubin di Milano. Una parentesi di etruscomania novecentesca visitabile a due passi da Via Torino.

La donna nella biografia di Massimo Campigli

Per comprendere la produzione di Campigli occorre avere chiara la sua vita, soprattutto l’inizio. Nato a Berlino da una giovane studentessa, passò l’infanzia a Settignano, sotto la protezione della nonna materna, a cui la madre lo aveva affidato per evitare lo scandalo. Quest’ultima si accostò al bambino sempre come una “zia”, fino a quando non venne a sapere la verità. L’infanzia sarà per lui un eterno tabu (dirà poi di essere nato a Firenze), tanto da portarlo a convertire il suo nome in Massimo Campigli, con cui si firmerà dal 1914. L’arte e la pittura le scoprì a Milano – dove inizialmente lavorava per il Corriere – avvicinandosene come autodidatta. In breve, divennero suo strumento per dare forma a un universo arcaico e un tempo contemporaneo, tutto (o quasi) al femminile.

Massimo Campigli e gli Etruschi 

Nei miei quadri entrò una pagana felicità tanto nello spirito dei soggetti che nello spirito del lavoro che si fece più libero e lirico”. Così descrive il suo primo “viaggio” in Etruria, tra le sale di Villa Giulia. Ne scaturisce una produzione dalle tinte tenui e terrose – analoghe allo stato degli affreschi ritrovati nelle tombe etrusche – che raccontano il contemporaneo con forme arcaiche. A completate la devozione di Campigli per questa civiltà c’è l’importanza data alla donna nella società: ammessa alle feste e ai banchetti, rispettata e persino potente.

Massimo Campigli, L'attesa - L'attente, 1953, litografia a colori (due bruni, verde, arancione e nero), 590x440 mm
Massimo Campigli, L’attesa – L’attente, 1953, litografia a colori (due bruni, verde, arancione e nero), 590×440 mm

Massimo Campigli in mostra alla Galleria Rubin di Milano

Si sarà capito: è una mostra quasi di sole donne, che arriva ad avere – in una stampa di quelle esposte – un teatro d’opera con pubblico tutto al femminile. Un mondo a sé: un’isola proibita all’uomo, che ben si associa alla poetica antica di Saffo, di cui Campigli illustrò le poesie. Una di queste tavole è infatti presente, accanto ad altre litografie più celebri. Spicca la passeggiata ai piedi della Tour Eiffel, o quella tra i monumenti romani. Ma le immagini più affascinanti sono quelle in cui si riconoscono i reperti etruschi. Le donne-anforageometrizzate come i loro recipienti, i volti troncati sotto il mento, al pari delle antefisse che erano poste sulle facciate dei templi e delle teste votive. Con Campigli, il linguaggio sacro e quotidiano degli Antichi è messo al servizio della sua personale visione del reale.

Emma Sedini 

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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