La prima volta di Caravaggio in India. Storia della “Maddalena in estasi” in mostra a Nuova Delhi

Fino al 18 maggio, il Kiran Nadar Museum of Art espone l’opera ritrovata in collezione privata olandese nel 2014 e attribuita a Caravaggio da Mina Gregori. Ma l’iniziativa è frutto di una più ampia operazione di soft power per rafforzare i legami tra Italia e India

Si potrebbe definire una riuscita operazione di soft power, e in effetti ancora una volta l’Italia si propone di rafforzare le sue relazioni internazionali attraverso l’arte. Così è maturata l’operazione che per la prima volta porta in India un’opera di Caravaggio, seppur mai attribuita univocamente all’artista lombardo.

Caravaggio in India. Una riuscita operazione di soft power

La Maddalena in estasi, esposta all’Istituto Italiano di Cultura di Nuova Delhi dal 12 al 15 aprile – e visitata per l’occasione anche dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani – è da qualche giorno esposta al Kiran Nadar Museum of Art (KNMA) di Nuova Delhi, dove resterà in mostra fino al prossimo 18 maggio.
È dunque Michelangelo Merisi, nel frattempo protagonista di un’antologica nella Roma giubilare, il campione scelto per raccontare l’Italia e la sua identità culturale al mondo. Presente anche all’Expo di Osaka – dove la Deposizione realizzata all’inizio del Seicento, in prestito dai Musei Vaticani, è fulcro visivo e concettuale del padiglione della Santa Sede, ospitato all’interno di quello italiano – Caravaggio è in questo caso al centro di un progetto itinerante, che nel maggio 2024 aveva portato la Maddalena in estasi in Mongolia, poi in Cina, fino alla tappa indiana presso il museo amministrato dalla Shiv Nadar Foundation, primo istituzione privata dedicata all’arte moderna e contemporanea in India.

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani alla presentazione di Caravaggio in India
Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani alla presentazione di Caravaggio in India

La mostra di Caravaggio al Kiran Nadar Museum of Art di Nuova Delhi

L’esposizione dell’opera è supportata dalla proiezione di una serie di documentari e da un’esperienza di realtà virtuale che offre ai visitatori l’opportunità di immergersi nel mondo di Caravaggio. E in parallelo il museo promuove, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Nuova Delhi, un ciclo di dibattiti e approfondimenti didattici per facilitare la comprensione dell’eredità artistica del Merisi e il suo impatto sulla storia dell’arte globale.

Caravaggio (?), Maddalena in estasi, 1606
Caravaggio (?), Maddalena in estasi, 1606

La storia della “Maddalena in estasi” di Caravaggio

L’opera scelta è in realtà entrata nel catalogo del pittore solo di recente. Era il 2014 quando Mina Gregori – studiosa che più di ogni altro ha fatto propri gli insegnamenti di Roberto Longhi, che alla riscoperta di Caravaggio ha dato fondamentale contributo nel primo Dopoguerra – scopriva in una collezione privata olandese il dipinto, attribuendolo con certezza all’artista. Del soggetto, fino a quel momento, si conoscevano altri otto esemplari (come il quadro firmato dal caravaggesco fiammingo Louis Finson nel 1612, oggi al Musée des Beaux Arts di Marsiglia, o la replica che fu nella collezione Carvalho del Castello di Villandry nella Loira), evidentemente copie dall’originale ritenuto perduto, tra cui una versione accreditata di essere autografa: la cosiddetta Maddalena Klain (dal nome dei penultimi proprietari) conservata in collezione privata romana. L’attribuzione di Gregori arrivava a scombinare le carte: “La Maddalena Klain rappresenta una donna non più giovinetta, quella rappresentata nel dipinto ritrovato, invece, raffigura una giovane poco più che adolescente, la stessa che riprende poi Finson nella sua copia a Napoli. E un’altra differenza è nelle pieghe lunghe della camicia, ottenute con una sola pennellata vigorosa, larghe e libere, tipiche di Caravaggio”, spiegava la storica dell’arte cremonese – non nuova ad attribuire a Caravaggio opere di cui è stata confermata la paternità – a seguito della scoperta. Un’attribuzione rinsaldata dal rinvenimento di un biglietto tra la tela di rifodero e la tela originale, con la scritta in grafia seicentesca: “Madalena reversa di Caravaggio a Chiaia ivi da servare pel beneficio del Cardinale Borghese di Roma”. Nel 2018 – dopo che analisi condotte presso l’Opificio delle Pietre Dure avevano riabilitato l’ipotesi di autografia della versione Klain – le due Maddalene furono anche oggetto di un confronto diretto messo in scena al museo Jacquemart-André di Parigi, nella mostra Caravage à Rome curata da Francesca Cappelletti con Pierre Curie e Cristina Terzaghi. Più di recente, una nuova versione del dipinto, in arrivo da collezione privata londinese e in mostra al Mart di Rovereto nel 2021, è stata attribuita al Merisi da Vittorio Sgarbi.Di certo, con la sua interpretazione della Maddalena in estasi, Caravaggio impose un precedente iconografico di grande successo per il trattamento delle sante in meditazione o in estasi (e anche per la novità della composizione probabilmente il dipinto fu tanto copiato). Secondo fonti coeve all’artista, il quadro fu dipinto nel 1606, durante la sosta del pittore in fuga da Roma nei feudi dei Colonna.

L’arte come ponte tra Italia e India

Ma in India, autografia del dipinto o meno, non c’è dubbio sulla portata dell’iniziativa: “Questo progetto offre una rara opportunità, in particolare al nostro pubblico locale, di ammirare un dipinto di Caravaggio e di entrare in contatto con una tradizione artistica che ha affascinato generazioni di artisti indiani” spiega la direttrice del museo Kiran NadarL’arrivo della ‘Maddalena in Estasi’ rappresenta un momento significativo nell’interesse dell’India verso l’arte classica europea”.

Livia Montagnoli

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