Roma festeggia i 300 anni della Scalinata di Trinità dei Monti: artisti e architetti reinterpretano il monumento
Organizzata dalla Keats Shelley House la mostra presenta i lavori di creativi internazionali ispirati all’opera architettonica di Francesco De Sanctis tra i simboli inconfondibili della Capitale

È indubbiamente uno dei luoghi di Roma più amati da registi, poeti, scrittori, artisti e stilisti la Scalinata di Trinità dei Monti, progettata dall’architetto Francesco De Sanctis e realizzata tra il 1723 e il 1726. E in occasione dei suoi 300 anni di vita la Keats Shelley House presenta la mostra The Spanish Steps, Revisited per celebrarne la storia. Così, i curatori Luca Caddia e Fulvio Chimento, in collaborazione con Ella Francesca Kilgallon e Carlotta Minarelli, hanno invitato artisti e architetti internazionali a reinterpretare la Scalinata attraverso la propria visione.
La mostra “The Spanish Steps, Revisited” alla Keats Shelley House di Roma
In programma dal primo maggio al primo novembre 2025 e organizzata in collaborazione con l’American Academy in Rome e la British School at Rome, l’esposizione racconta l’opera architettonica sia da un punto di vista storico e progettuale sia contemporaneo. Infatti, la prima parte illustra le complesse dinamiche che hanno portato il pendio del Pincio a diventare oggetto di contesa tra il papato e la corte francese durante l’Ancien Régime, grazie alla raccolta di documenti e progetti che, dalla Seconda metà del Cinquecento al primo quarto del Settecento, sono stati presentati per collegare Piazza di Spagna e la Chiesa della SS. Trinità dei Monti. La seconda, invece, si presenta come aggiornamento: partendo dalla consapevolezza che il progetto di Francesco De Sanctis non fu l’unica soluzione possibile, i curatori si sono chiesti come sarebbe potuto essere diversamente.






Gli artisti di “The Spanish Steps, Revisited”
Elena Bellantoni, Jeffrey Dennis, Michele Di Stefano, Cesare Pietroiusti, Alfredo Pirri, Spazio in situ, Patrick Tuttofuoco, Italo Zuffi, Stefano Arienti, Elisabetta Benassi e T-yong Chung sono gli artisti che, insieme agli architetti Roberto Einaudi, Manuel Aires Mateus, Giorgio Pasqualini e Gaia Maria Lombardo, hanno risposto all’invito, offrendo una pluralità di prospettive. E a questi si sono aggiunti altri artisti e architetti in residenza tra l’American Academy in Rome e la British School at Rome, quali Lex Brown, Giuseppe Grant, Can Gun, Mojan Kavosh, Michelle Chang, Thomas McLucas, Sheila Pepe, Dan Spiegel e Megumi Aihara. “Ad artisti e architetti contemporanei, come in un gioco visionario, è stato chiesto di pensare dei progetti in grado di re-immaginare la sinuosa scalinata disegnata da Francesco De Sanctis, nella massima libertà di ipotizzare un approccio concreto oppure squisitamente utopico. I criteri curatoriali adottati hanno avuto come obiettivo quello di tracciare nuove prospettive di intervento, rispetto a quelle abitualmente percorse dall’arte contemporanea nel rapportarsi ai palcoscenici del patrimonio artistico italiano. Questa indagine è stata portata avanti grazie al contributo di artisti che praticano linguaggi diversificati: disegno, pittura, scultura, installazione, video, fotografia, performance, per riflettere un immaginario sfaccettato legato a uno stesso luogo. La mostra e la relativa pubblicazione rappresentano due momenti distinti di analisi, che coinvolgono il pubblico e il lettore, al pari delle istituzioni competenti chiamate indirettamente in causa, nel toccare con mano un’esperienza progettuale che può essere definita ‘orizzontale’ e ‘a cielo aperto’. Quest’avventura rappresenta un’occasione per interrogarsi sulle modalità di fruizione dei monumenti a Roma, individuando come focus uno dei simboli topici della città, tanto amato dai cittadini quanto preso quotidianamente d’assalto dai turisti”, spiega il curatore Fulvio Chimento.
“The Spanish Steps, Revisited” tra storia e arte contemporanea
“La mostra The Spanish Steps, Revisited, nata con l’idea di celebrare i trecento anni della scalinata di Trinità dei Monti, illustra la lunga storia che ha visto il pendio del Pincio conteso tra papato e corona francese nel corso dell’Ancien Régime. Tra la fine del Quattrocento, quando la sommità del colle fu acquistata per costruire il convento dei frati minimi di Francesco di Paola, al primo quarto del Settecento, quando il progetto dell’architetto Francesco De Sanctis vinse il concorso indetto da papa Clemente XI, l’area su cui emerge la scalinata è stata il palco di apparati effimeri straordinari volti a celebrare il re di Francia, ma anche la base per progetti architettonici di grande valore, che siamo felici di poter mostrare al pubblico in questa rara occasione. Dal primissimo disegno di Giacomo Della Porta (1568), quasi un sudario laico per la storia dell’area, a quello del 1660 già attribuito a Gian Lorenzo Bernini e oggi a Plautilla Bricci (unico architetto donna in Europa nel Seicento), la mostra ci ricorda che la scalinata più fotografata al mondo è il risultato di un percorso lungo e travagliato che ha visto molti personaggi di rilievo dare il proprio contributo. Tra i prestiti più significativi mi piace ricordare anche il disegno di presentazione della statua equestre di Re Luigi XIV, attribuita appunto al Bernini e di proprietà del Museo Civico di Bassano del Grappa”, conclude Luca Caddia, deputy curator della Keats Shelley House.
Caterina Angelucci
The Spanish Steps, Revisited
Keats Shelley House
Piazza di Spagna 26, Roma
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