Renè Burri. Una vita in sei scatti: conversazioni sulla fotografia
Un raffinato documentario in forma di intervista, che restituisce storie e immagini di un grande fotografo svizzero. Renè Burri si raccconta in sei scatti celebri, scelti dalla sua vasta produzione. Dai ritratti di Pablo Picasso e Che Guevara, passando per i tetti di San Paolo
Ha immortalato volti mitici come quelli di Che Guevara, Fidel Castro, Alberto Giacometti, Le Corbusier, Gina Lollobrigida, Ingrid Bergmann, Ursula Andress… Icone del cinema, della politica, dell’arte, dell’architettura, a cui Renè Burri, a sua volta un’icona della fotografia, rubò lo sguardo ed il carattere, i tratti più autentici e insieme volatili, fulminei. Volti qualche volta in posa, qualche altra colti nell’immediatezza di un’azione o una conversazione, ma sempre di una intensità incisiva, tale da connetterli al cuore dell’esistenza ed alla storia.
Volti sì, ma non soltanto. Renè Burri, nato a Zurigo nel 1933, fotografò moltissimo l’architettura, con quella sua capacità di infondere la magia del tempo e dello spirito nel rigore di geometrie esatte, lineari. Edifici monumentali, templi austeri del modernismo che disegnano i corpi imperituri delle grandi metropoli di oggi: sedotto dalla potenza dei volumi in cemento armato, dalle mega implacature, dagli skyline svettanti, vi colse al contempo l’enigma di una umanità straniata, persa in un romantico afflato di sfida – forse di conflitto o persino d’abbandono – nei confronti del contesto urbano. Città e paesaggi, immortalati negli anni, sempre descritti da un’invincibile attitudine alla vita, alla trasformazione.
E poi la passione per i viaggi, quelli di un reporter sopraffino, che per l’agenzia Magnum girò il mondo, registrando la grandeur di eventi determinanti per la storia. Piccoli, qualche volta epocali, magari nefasti, come le tragiche guerre del secondo Novecento. Un fotografo completo, Renè Burri, che da quella prima Laica acquistata da ragazzino, fino ai premi e i titoli ricevuti (la nomina a Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dallo Stato Francese, oppure lo Swiss Press Photo Lifetime Achievement Award, solo per citarne un paio) imparò a stare al mondo fidandosi solo del suo obiettivo: un “terzo occhio”, come lo definì lui stesso, da cui non separarsi mai. Guardare la realtà, senza quel dispositivo rivelatore, presto gli apparse impossibile.
In questo bel documentario diretto da Anthony Austin, la cui camera registra una lunga intervista di Matt Willey, il maestro, oggi ottantenne, ci accompagna attraverso sei scatti celebri della sua vastissima produzione. Condividendo memorie, retroscena, spunti, aneddoti, riflessioni. Un discorso intimo sulla fotografia e sulla sua storia di fotografo, costruito in sei step: dall’iconico ritratto di Che Guevara che fuma un sigaro nel suo ufficio, a L’Avana, a quello di Pablo Picasso, incontrato a Cannes nel 1967; dal famoso scatto sulla città di San Paolo, con quelle sagome di uomini che camminano su una terrazza, galelleggiando nel vuoto della città, fino alla scena bollente dei soldati americani in un bordello, durante la guerra in Corea; dai cieli attraversati da elicotteri, il giorno della riapertura del Canale di Suez, nel 1974, ai ranch di San Cristobal, a Città del Messico, disegnati dagli architetti Luis Barragan e Andres Casilals.
In un bianco e nero purissimo, che dipinge le mani rugose, gli occhi lieti ed i sorrisi, i gesti lenti che accompagnano narrazioni personali, il video restituisce il ritratto di un artista straordinariamente umano, immerso nelle sue lucide visioni.
– Helga Marsala
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