La fotografia internazionale sui set di Hollywood. Resoconto da Paris Photo Los Angeles 2014
Assaporare un tocco dello charme di Parigi, camminando per le strade di New York, sotto il cielo e il sole di Los Angeles: accade a Paris Photo LA. Dalla nostra inviata Emanuela Termine, un report dalla fiera d’oltreoceano.
Si è appena conclusa la seconda edizione losangelena di Paris Photo, la fiera più prestigiosa dedicata alla fotografia, ospitata negli studi della Paramount Picture su Melrose Avenue dal 25 al 27 aprile. L’evento non è che uno dei tanti sostenuti dal recente accordo di scambio culturale tra Parigi e Los Angeles: il progetto Ceci n’est pas…, avviato dall’Ambasciata di Francia negli Stati Uniti e da Alliance Française of Los Angeles in collaborazione con numerosi altri partner, nell’ultimo anno ha promosso numerosi eventi di cui sono stati protagonisti artisti, curatori, istituti e gallerie francesi.
Buona l’affluenza di pubblico, anche se, pare, si sia registrato un calo nella presenza dei glitterati hollywoodiani: avvistati tra gli altri Brad Pitt, Demi Moore, Jody Foster, Bono Vox e Joni Mitchell. E se il numero dei visitatori è comunque inferiore rispetto all’edizione Paris-based, Los Angeles dà più spazio alle gallerie giovani, che qui usufruiscono di tariffe agevolate. “A Parigi non lo facciamo”, spiega il direttore Julien Frydman. “Invece questo sta bene con lo spirito di L.A., con il numero di artisti più giovani che vi lavorano, e dà alla fiera un accento diverso”. Contribuisce a questa atmosfera “differente” la location: il backlot che ricostruisce strade ed edifici newyorchesi offre un piacevole diversivo all’ordinaria e monotona successione di stand fieristici. “è un’ambientazione fantastica per ospitare solide mostre personali, perché si entra, letteralmente, in piccole gallerie collocate tra le strade di New York”.
Ricco il repertorio di eventi che hanno farcito la fiera. Oltre ai numerosi talk e screening, grande successo di pubblico per due iniziative che rispecchiano due aspetti dell’identità ambigua della Città degli Angeli: da una parte il cinema e il suo mito, dall’altra l’ossessione per il controllo e la lotta contro il crimine. Se la proiezione di The Last Movie (1971) rende omaggio all’icona di Hollywood, regista, attore e fotografo Dennis Hopper, la mostra Unedited! The LAPD Photo Archives apre gli archivi della polizia di Los Angeles e scopre – con una selezione di 18 fotografie in bianco e nero scattate da poliziotti e criminologi su diverse scene del crimine, avvenute tra gli Anni Venti e Sessanta – inediti quanto inconsapevoli capolavori fotografici nei quali la realtà fa a gara con la fiction, sfidando il nostro immaginario nutrito da decenni di cinema.
Ma veniamo alle proposte delle 81 gallerie partecipanti, la maggior parte statunitensi. A confronto con la recente AIPAD di New York, sono apparse meno orientate sul vintage o su proposte provenienti dall’Estremo Oriente. Abbastanza alta la qualità, molti stand (31) hanno scelto di presentare esposizioni personali ben curate.
Tra le proposte storiche: l’immancabile Ed Ruscha da Gagosian; una selezione di prove di stampa degli straordinari ritratti di David Bailey da Daniel Blau; lavori di piccolo e medio formato di Robert Heinecken (attualmente in mostra al MoMA di New York) da Marc Selwin Fine Art. Infine, una inedita serie in bianco e nero di William Eggleston da Rosegallery (Santa Monica).
Ricorre il tema del paesaggio, spesso acquatico, su stampe di grande formato ma anche su video. Edward Burtynsky (da Bryce Wolkowitz, New York) propone una raffinata serie titolata Water, mentre la relazione uomo-paesaggio è indagata con sottigliezza e grande bravura nelle foto di Karin Apollonia Muller (Diane Rosenstein, Los Angeles). Ancora paesaggi e surreali visioni dall’alto s’incontrano nelle foto di Josef Hoflehner (Galerie Nikolaus Ruzicska, Salzburg) e del gettonato Stephen Wilkes, con le sue vedute panoramiche di città famose dove, in una stessa foto, la luce passa dalla notte al giorno.
Di grandissimo formato è pure l’arazzo, realizzato a partire da una fotografia, di Paul Thorel, pioniere della fotografia digitale, presentato da Guido Costa Projects, unica galleria italiana presente. “Una fiera con proposte di alto valore”, afferma il direttore della galleria torinese, “grande affluenza di pubblico e di vip ma deludente riguardo le aspettative di vendita. Da un’occasione così importante mi aspettavo di più”. Nonostante quindi le notizie ufficiali abbiano parlato di “buone e solide vendite”, il riscontro sembra arrivare solo da gallerie locali o già legate ai collezionisti losangeleni. Restando in tema di partecipazioni italiane, da Gagosian si registra la presenza di Piero Golia e Francesco Vezzoli, quest’ultimo protagonista della mostra inaugurata e presentata negli stessi giorni al MoCA.
Per quanto riguarda le gallerie losangelene, invece, spiccano alcune proposte interessanti. Michael Maloney ha presentato l’americano Tim Hailand, con una serie di ritratti stampati su tessuti di toile de Jouy. L’idea è nata da una residenza presso la casa di Claude Monet a Giverny, dove le pareti sono ricoperte di questi motivi decorativi pastorali tipici del XVIII secolo. Tra gli altri, emerge per potenza iconica il ritratto di Marina Abramovic. De Soto Gallery invece ha esposto foto recenti del francese Denis Darzacq. La serie Act vede protagonisti giovani attori, artisti e atleti disabili, impegnati in contorsioni e movimenti che mettono a dura prova il loro equilibrio eppure esprimono la bellezza del corpo e del suo movimento. Ambach and Rice ha scelto la londinese Abigail Reynolds, classe 1975, che compone collage di fotografie trovate su libri di seconda mano.
Infine, vale la pena citare le interessanti solo exhibit dell’australiana Tracey Moffatt, del canadese Christopher Anderson e della giovane spagnola Cristina De Middel, che per Black Ship (New York) ha presentato la serie Party, ispirata al libro rosso di Mao Tse-tung: le fotografie che ritraggono scene della vita quotidiana in Cina sono affiancate a frasi estrapolate dal libro, ma cancellate, e quindi censurate, in ciò che ormai non fa più parte del costume del Paese.
Appuntamento al 2015 per la terza edizione di Paris Photo LA, che sarà affiancata da un’ulteriore presenza parigina con l’edizione losangelena di FIAC. “Quella sarà una settimana da non perdere, a Los Angeles”, dichiara soddisfatto Frydman.
Emanuela Termine
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