Festival del Film di Roma. Intervista a Wim Wenders: omaggio a Sebastiao Salgado
Dopo Pina Bausch, Sebastião Salgado. Wim Wendrs torna alla carica con un altro film biografico, stavolta dedicato al fotografo-viaggiatore brasiliano. Ci racconta tutto lui stesso, davanti a una tazze di tè
Dopo la defaillance di Palermo Shooting, Wim Wenders è tornato in gran forma con il documentario Pina 3D: un’efficace esperimento per ricostruire il processo creativo di Pina Bausch, una delle più grandi coreografe dello scorso secolo. Adesso, dopo quella prova felice, rieccolo con una nuova riflessione biografica, stavolta col protagonista ancora in vita, per riportarne sul grande schermo le straordinarie imprese.
Si tratta del fotografo brasiliano Sebastião Salgado: avviato inizialmente ad una prestigiosa carriera di trader, l’artista decide, insieme con la moglie, di abbandonare tutte le sue certezze in nome dell’obiettivo. Inizia così per lui un girovagare tra i quattro angoli del pianeta: ritrae con la sua camera posti mai descritti, volti sconosciuti, insistendo sulle peculiarità etnografiche dei popoli che incontra. Lontano per lunghi anni dall’amata famiglia, resta scioccato dalla cattiveria gratuita dell’uomo e trova infine la propria catarsi nella natura che si rigenera.
Per raccontare in modo diacronico gli scatti, Wenders inventa uno stratagemma degno di Sadoul: chiude il fotografo in un’immaginaria camera oscura, isolandolo col suo scatto, ponendo la camera dietro lo specchio oscurato dove è poggiata la fotografia. In questo modo lo spettatore entra nello spazio intimo e miracoloso tra l’artista e la sua opera. Si svela così, evidente, il legame tra un’opera e la successiva, la riflessione che ha generato il passaggio dell’attenzione da un soggetto all’altro.
Mai biografia è stata più viva in questo senso, la ricostruzione degli eventi vibra nel più abbacinante bianco e nero. Siamo rimasti talmente scioccati dall’idea, che abbiamo fatto l’impossibile per incontrare il regista e scoprire come ha trovato l’illuminazione. Infine ci siamo ritrovati all’Hotel De Roussie di Roma a prendere un tè con Wenders, che tra un biscottino e l’altro ci ha raccontato il suo lavoro degli ultimi anni.
Federia Polidoro
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