Rendez-vous con Matthieu Gafsou. Indagini fotografiche fra culture, marginalità sociali e architetture
Premiato con il German Photobook Award 2015, Matthieu Gafsou, giovane fotografo svizzero, ha appena presentato a Paris Photo il suo ultimo libro sulla serie Only God Can Judge Me. Lo abbiamo incontrato e intervstato
Lo abbiamo incontrato nei giorni concitati di Paris Photo, nel padiglione della fiera dedicato alle case editrici e i progetti editoriali. Matthieu Gafsou, fotografo svizzero di 33 anni, stabile a Losanna, era lì per presentare presentare il libro sulla sua ultima serie Only God Can Judge Me, un lavoro sulla tossicodipendenza in Svizzera. Nato come fotografo di architettura e paesaggi urbani, Matthieu ha vinto nel 2009, fresco di diploma alla scuola di fotografia di Vevey, il premio HSBC per la fotografia con la serie Surfaces, in cui documentava la coabitazione delle due anime della società tunisina, quella che guarda all’Occidente e quella che resta ancorata ai valori tradizionali.
I lavori successivi hanno mantenuto come filo conduttore le discrepanze culturali nell’era della globalizzazione e l’architettura: tra questi Ordinaires (2010), Les Chaux-de-Fonds (2009-2011), serie attualmente esposta alla Galerie Eric Mouchet di Parigi, e Alpes (2008-2012).
Progetto particolarmente rappresentativo della sua ricerca è Terres Compromises(2010),in cui Matthieu Gafsou documenta la paradossale percezione di assenza di storia in una zona geografica che si può considerare tra le culle della civiltà umana: i territori palestinesi e israeliani. Tutte serie fotografiche, quella di Gafsou, in cui la presenza resta un elemento marginale.
Il libro Only God Can Judge Me, edito da Kehrer, pochi giorni dopo la nostra intervista ha vinto il German Photobook Award 2015, a pari merito con War Porn, del fotografo tedesco Christoph Bangert.
Cesar Mezzatesta
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