Ruben Brulat. Performance fotografiche ai confini del mondo

Prima personale in Italia di Ruben Brulat, fotografo francese che presenta una selezione di due progetti allo Spazio Autofocus di Torino. Performance fotografiche realizzate con banco ottico su campi lunghi scovati ai confini del mondo, tra vulcani, geyser e laghi ghiacciati.

Ricercare il momento giusto, riconoscerlo, immortalarlo. Questo ha fatto Ruben Brulat (Laudun, 1988), vincitore del premio per la fotografia selezionato alla fiera torinese The Others 2014, in Paths e nell’inedito Nostalgie des commencements. Due progetti in cui uomo e natura si incontrano e si fondono in straordinarie performance fotografiche pittoriche realizzate ai confini del mondo. Uno zaino in spalla, un viaggio di quattordici mesi senza mai prendere aerei e l’attrezzatura del banco ottico per ottenere la massima definizione possibile, ma soprattutto per raggiungere un’esperienza di vita e fondersi con la terra, sentirne la sostanza, diventare un tutt’uno con l’ambiente. Allinearsi con l’essenza di un momento e ritornare al principio delle cose, della materia, modellando il tempo a misura d’uomo. Una ricerca artistica, ma anche personale, più profonda, su interrogativi quali il senso della vita e dell’universo, passando anche attraverso prove fisiche e mentali, e vivendo persino l’incertezza romantica del risultato finale.

Il primo aspetto che vorrei approfondire riguarda la genesi del tuo lavoro. Come nasce l’idea di coniugare uomo e natura?
Stavo camminando da solo, era il 2009 e mi trovavo in Islanda. All’imbrunire c’era questa grande roccia a lato di una montagna, che sovrastava il fiordo. Mi ha attirato e di colpo il desiderio interiore ha creato il bisogno. Ho posizionato la macchina fotografica e ho corso nudo. Poi ho scattato. Tutto si è fermato, mi sono sentito in pace con un’incredibile intensità, come non ho mai provato prima. Circondato dalla natura, nel silenzio assoluto. Da quando sperimento, cerco di sentirmi a mio agio in nuove scenografie, cerco di capire da dove nasce questa “urgenza”, e sostanzialmente dove e perché siamo.

Ruben Brulat, Au commencement

Ruben Brulat, Au commencement

Ho visto l’affascinante e avventurosa cartina dei tuoi spostamenti. È nata prima l’idea del viaggio o quella del progetto fotografico?
Le due cose nascono insieme, quando sono andato in Nepal per lavorare a un progetto. Ho incontrato persone straordinarie, camminando tra le montagne per settimane. Lì è nata l’idea di un lungo viaggio dove avrei esplorato questa terra. A luglio 2011 ho fatto la mia prima tappa da Parigi a Venezia, la prima di quello che è stato un viaggio di quattordici mesi, che ha prodotto quindici foto di cui tre sono state perdute lungo la strada, dal Medio Orente, Centrasia, Asia e ritorno. Ogni volta ho atteso che tutto venisse insieme, le persone, il posto, la luce. Se mancava qualcuna di queste cose continuavo per la mia strada, fino al prossimo incontro, radicale e utopico nella sua portata.

La terza domanda è più tecnica: perché hai scelto di utilizzare il banco ottico e come ti sei approcciato a questo metodo?
Ho imparato da autodidatta e perfezionato nel laboratorio in cui lavoro a Parigi. Mi è parso evidente, volendo avere più dettagli possibili che enfatizzassero il momento in cui io o una persona giacevamo nella natura. Questa fantastica macchina è stata anche uno “strumento di piacere”, con il quale percepire la fragilità del momento, dato che faccio solo uno scatto quando si tratta di autoscatti, e due o tre con le persone che fotografo. Quel momento immortalato non viene visto fino allo sviluppo a Parigi, e con il tempo si sedimenta. Si vive l’estrema intensità dell’istante; dal momento in cui scatti inizi a immaginare, e passato del tempo riscopri quella sensazione.

So che hai molto insistito sul riconoscere il giusto momento. È più una questione di istinto empatico o di ricerca artistica?
Sono interconnessi, ma arriva sempre da dentro. Istinto mosso da quello che c’è dinnanzi, dal paesaggio, dalle forze, il lavoro, la luce.

Ruben Brulat, Joyaux brisés, 2015

Ruben Brulat, Joyaux brisés, 2015

Sei ancora in contatto con le persone che hai fotografato? Hai mostrato loro il “vostro” lavoro finito?
Tutti loro hanno una copia di Sharing Paths, monografia pubblicata dopo il progetto. Alcuni di loro non li ho mai più incontrati, altri li vedo spesso. Ma alcuni percorsi continuano a incrociarsi.

Nelle tue foto non si vede mai il cielo. Perché?
Ho sempre approcciato ciò che mi stava di fronte con tutto me stesso e quello che mi attrae è la terra, pertanto ho fotografato “lei”. Il cielo implica l’infinito, e si può sempre evadere da un’opera d’arte vedendo nel cielo ciò che è senza fine. Voglio mostrare solo quello che c’è ed è finito, la forza di ogni elemento che ho davanti, e fondamentalmente il corpo aggrovigliato in essa.

Stai già lavorando su nuovi progetti?
Come avrai visto in Commencements, dopo aver esplorato i vulcani dell’Indonesia, mi sono avventurato in una zona nel corno d’Africa chiamata Dancalia, dopo aver letto un libro di Haroun Tazieff. In questa zona la crosta terrestre si sta staccando e fra trenta milioni di anni potrebbe esserci Oceano. È una zona molto attiva geologicamente, ed è affascinante; ci sono già stato due volte.
Molte cose sono cambiate, dopo il progetto Paths, mi sono avventurato in nuovi mezzi come le sculture (entrambi i miei genitori sono artigiani che utilizzano il legno e la ceramica), ma anche video e audio. Sto cercando risposte a tante domande, di fronte a forze più grandi di noi, in senso cosmologico. Domande che vengono da dentro e riguardano noi come specie, il nostro posto nel mondo, le nostre origini e il perché delle cose.

Eugenio Giannetta

Torino // fino al 6 giugno 2015
Ruben Brulat – Matières de l’intérieur
a cura di Roberta Pagani
SPAZIO AUTOFOCUS – VANNI OCCHIALI
Piazza Carlo Emanuele II 15
011 4474771
[email protected]
www.vanniocchiali.com

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/43727/ruben-brulat-matieres-de-linterieur/

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Eugenio Giannetta

Eugenio Giannetta

Eugenio Giannetta vive a Torino. Giornalista, classe 1986. Si è Laureato alla Facoltà di Lettere di Torino e ha frequentato la Scuola di Giornalismo e Relazioni Pubbliche Carlo Chiavazza. Ha un Master in Comunicazione Sociale presso la Facoltà teologica di…

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