A torto o a ragione. I migranti e Federica Cellini
Ma è proprio vero che gli artisti non si stanno occupando della tragedia continua dei migranti nel Mediterraneo? Aldo Premoli fa autocritica. E racconta il lavoro di Federica Cellini.
Ero in torto quando sul numero #23 di Artribune Magazine, in Siriani a Milano, lamentavo il totale disinteresse del mondo dell’arte per un fenomeno di portata storica come le migrazioni in atto nel Mediterraneo.
In riparazione riporto qui i brevi stralci del racconto che Federica Cellini mi ha consegnato a proposito della sua installazione audio e foto che ha per tema proprio i migranti di Lampedusa. Draunara ha esordito prima a Belgrado, poi si è trasferita al Castello di Rivoli per volontà di Beatrice Merz e di recente si è vista al Maxxi. “Nel 2011 sono andata a Lampedusa per Rai 2 a girare un documentario sugli sbarchi che cominciavano a intensificarsi a causa delle varie primavere arabe. Al primo contatto sono rimasta paralizzata, eppure ero già stata in Senegal, a St. Louis, l’isola da dove partono molti dei migranti che giungono sulle nostre coste. Ma niente, messa di fronte a quella realtà non trovavo il modo di raccontarla… Il giorno seguente ho raccolto la testimonianza di Tareke Brhane (oggi uno dei simboli di Lampedusa) che era lì per incarico di Save the Children e quel viaggio l’aveva vissuto anni prima. Le sue parole hanno capovolto la mia prospettiva.
Per chi arriva, la macchina fotografica che attende sulla banchina non è una coercizione ma il segno che qualcuno è interessato a quel che ti è successo, che la tua storia sarà raccontata. A quel punto ero pronta, anche se il successivo arrivo notturno mi ha lasciato comunque sbigottita. Di un barcone percepisci innanzi tutto l’odore fortissimo di salsedine, di umidità, di Africa… E poi ci sono gli sguardi di uomini, donne e bambini carichi di terrore, smarrimento e felicità, una miscela emotiva che ti arriva addosso e ti travolge. Le foto che ho scattato quella notte sono diventate poi materia della mia installazione. I migranti avvolti nelle coperte termiche dorate mi sono apparsi in queste immagini come cavalieri forti e fieri, ad altri sono sembrati re magi, ad altri ancora creature fiammeggianti…”.
Ora Federica è di nuovo al lavoro e progetta un’installazione che riguarda i siriani del suk di Aleppo. Un luogo che ha conosciuto bene prima che l’orrore della guerra lo devastasse. È un lavoro anche più complesso del precedente e Federica sta cecando una committenza per finanziarlo. Sarebbe bello che il suo slancio non restasse isolato. Loro – i migranti – continuano ad arrivare e morire.
Aldo Premoli
trend forecaster
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #24
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