Istruzioni per non dimenticare Mario Dondero
Ecco qualche semplice istruzione per ricordare uno dei fotografi più importanti del Novecento, scomparso nel 2015. Un percorso tra memoria e presente, usando l’obiettivo come strumento di consapevolezza.
MEMORIA E FUTURO
Avvertenze: tenere sempre ben presente che la memoria è necessaria per costruire il futuro. Alcune fotografie, come nel caso del lavoro di Mario Dondero (Milano, 1928 – Petritoli, 2015), si rivelano come “conquiste sul passato, insostituibili per strappare al passato dei momenti da proporre al futuro”. Consigliato per mantenere operative le sinapsi; creare dei collegamenti utili per l’ossigenazione del cervello e mantenere attivo il cuore, perché “la fotografia aiuta a guardare, aiuta a pensare aiuta a capire le cose fondamentali della vita ed è un veicolo straordinario per incontrare, per essere immessi nel mondo”. Effetti: stupore, meraviglia, gratitudine, maggiore consapevolezza. Suggerimenti per uno sguardo critico relativamente ai fatti del passato, con opportunità per ulteriori riflessioni sul presente. Da non sottovalutare, tra i vari benefici, la possibilità di studiare il sapiente uso del mezzo (macchina fotografica) sostenuto dall’inutilità di sorprendere con l’uso di effetti speciali.
ALLA SCOPERTA DI MARIO DONDERO
Istruzioni per l’uso: entrare nel sito. Aprire un’immagine alla volta. Osservare con attenzione. Muovere lo sguardo, esclusivamente nello spazio dell’immagine, in modo lento e accorto; cogliere ogni minima sfumatura. Indispensabile non avere fretta, trattenere l’immagine per un tempo relativamente lungo, stabilire un contatto curioso, capace di svegliare il desiderio e invogliare a esplorarne i contenuti. Leggere attentamente le didascalie poste sotto le foto. Prendere nota dei soggetti, dell’anno, del luogo, poi cercare i riferimenti storici per meglio capire motivi e cause del potere magnetico e incisivo di quanto impresso negli scatti.
Il sito è solo una piccola parte (sperando per il futuro in un archivio da sfogliare online) della vita/occhio di Mario Dondero. La sua consultazione può invogliare a saperne di più su biografia, personalità dell’autore, sugli eventi e sulla storia dei personaggi ritratti e tra le voci expositions e bibliographie, le indicazioni di cataloghi delle sue mostre per approfondimenti. Un’altra possibilità è offerta dalla Rete e dalle numerose e interessanti interviste reperibili sui siti di video. Necessario per quanti, magari giovani, non conoscono a fondo uno dei più importanti fotogiornalisti della seconda metà del Novecento, definizione con la quale Mario Dondero raccontava il suo mestiere di esploratore della storia e degli animi umani. Diverso, diversissimo da coloro che nel documento fotografico cercano il clamore, l’orrore manifesto fine a se stesso.
IL FOTOGRAFO DELLA VITA
Una grande lezione, quella di Mario Dondero, fotografo della vita, della speranza, della dignità dell’uomo, per il quale “l’atto del fotografare è prezioso e va al di là della parola scritta perché coglie delle verità e delle emozioni incontrovertibili”. Passioni, sentimenti, curiosità, rispetto, amore per gli altri e indignazione i filtri del suo obiettivo, le sue lenti la voglia di condividere, l’attenzione sincera per la gente comune, l’impegno politico e sociale. Perché “il fotografo non è un operatore neutro è qualcuno che guarda la realtà con le sue passioni con i suoi sentimenti, con il suo amore per gli altri ma anche con la sua indignazione”.
Adele Cappelli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #29
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