Theodora Bak e la moda. Negli scatti di Sasha Gusov
Il design italiano del brand Theodora Bak, by Maria Federica Bachiddu, incontra l'estro creativo del maestro russo Sasha Gusov. Omaggiando Roma, la Città Eterna, attraverso scatti in bianco e nero che rendono eterni gli abiti. Così l'alta sartoria made in Italy sposa l'arte della fotografia, trasformando cappe, mantelli e robe-manteau in elementi scultorei e architettonici complementari allo spazio circostante.
MODA E FOTOGRAFIA
La moda ha la capacità di regalare emozioni visive. E’ un macrocosmo in cui sottoinsiemi apparentemente diversi si intersecano creando un unicum solidale. La chiamano creatività, e nelle cappe senza tempo di Theodora Bak, il brand fondato da Maria Federica Bachiddu, l’artigianalità e il saper fare italiani diventano espressione di un universo profondo e ricercato. Perché è dalle collaborazioni tra artisti di mondi diversi che nascono nuove sfide, avventure non solo professionali, ma fatte anche di amicizia, che offrono alla moda e all’arte la possibilità di incontrarsi ed evolversi. Generando nuove idee.
Così i chiaroscuri, gli scatti in bianco e nero di un maestro della fotografia come Sasha Gusov, celebre ritrattista di Jude Law, Ian McKellen, Hugh Jackman e Valery Gergiev, e noto per il suo lavoro di ricerca in giro per il mondo sul Bolshoi Ballet, abbracciano il design di Theodora Bak.
IL FASCINO DELLA CITTÀ ETERNA
Un progetto estetico sperimentale che strizza l’occhio alla Dolce Vita, agli Anni Quaranta e Cinquanta, attraverso fotografie che fondono i tagli sartoriali e le geometrie delle cappe d’autore alle architetture di Roma. La Città Eterna e l’eternità dell’abito. Robe-manteau e capispalla diventano sculture da indossare, sposandosi perfettamente, grazie alla magia della fotografia, all’ambiente circostante. Come se fossero elementi strutturali, volumi scolpiti e parte integrante delle atmosfere scenografiche che ne fanno da sfondo. Dopo aver collaborato con lo stilista e modellista inglese Philippe Treacy, immortalando i suoi estrosi cappelli, Gusov ritorna alla moda per raccontare Roma attraverso l’occhio raffinato di un artista della macchina fotografica. Mescolando nei suoi scatti gli ingredienti ludici di un divertissement spaziale, composto dalla fusione stratificata tra i luoghi storici della città e i mantelli di Theodora Bak. Gusov tesse, come in un intreccio narrativo fatto di immagini, un racconto fotografico realista, in cui le creazioni della designer sono i passi letterari dell’opera. Trama e ordito di un romanzo visivo che sembra scritto da Honoré de Balzac.
ABITO E IMMAGINE, TRA IERI E OGGI
La cappa come archetipo, studiata e riproposta dopo una rivisitazione attenta delle sue forme e della sua identità, diventa il simbolo della moda firmata Theodora Bak. Capi unici, che evocano anche le divise militari e gli abiti da lavoro e che, come nell’ultima capsule collection, presentata durante la scorsa fashion week di Parigi, all’interno del Vendome Luxury, si accostano all’innovativa proposta di accessori in pelle. Le fodere sono in seta, tutte differenti, i colori poudre vanno dal fango, all’ocra, al verde oliva, con sfumature di turchese e bordeaux sui velluti, sui preziosi tweed e sulle crêpe di lana. In un immaginario viaggio ottocentesco in cui l’esplorazione della tradizione è più moderna di quanto si possa pensare. Lo sguardo rivolto al Medio Oriente, in particolare alla Turchia, per la scelta dei tessuti, perle argentee come bottoni, righe per un sofisticato effetto design. Con una singolare crasi estetica che guarda sì al passato, traendone ispirazione, ma attraverso la sua decostruzione lo rinnova, rendendo la cappa-abito, così come la sua stessa fotografia, un oggetto da collezione. Cinema e storia del costume fanno parte del bagaglio culturale che Maria Federica Bachiddu porta con sé nel suo ideale itinerario fatto di moda e design. Traendo ispirazione dalle pellicole felliniane, con Anita Ekberg, passando per Il Marchese del Grillo con Alberto Sordi, fino alla “grande bellezza” del mantello indossato da Sabrina Ferilli nel film premio Oscar di Paolo Sorrentino.
Gustavo Marco P. Cipolla
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