Le donne secondo Annie Leibovitz. A New York
Gli scatti dedicati alle donne dalla fotografa americana Annie Leibovitz sbarcano nella Grande Mela, accolti da un luogo di forte valore fisico e simbolico: un ex carcere femminile. Innescando una profonda riflessione su concetti di grande attualità, dal gender alla discriminazione.
DA MILANO A NEW YORK
Ha inaugurato la puntata newyorkese della mostra Women di Annie Leibovitz (Waterbury, Connecticut, 1949), conclusasi da poco a Milano all’ex Fabbrica Orobia. Anche questa sede, come quelle che l’hanno preceduta, non è la classica location museale, ma uno spazio atipico: una prigione a Ovest della 20th Street, vicino alle gallerie di Chelsea, la Bayview Correctional Facility. Dopo la mostra, che chiuderà l’11 dicembre, l’edificio – un imponente palazzo Art Déco che risale agli Anni Trenta ed era stato costruito in origine come Seamen’s House per ospitare i marinai e poi trasformato in carcere negli Anni Settanta – verrà chiuso, restaurato e riaperto nel 2020 come centro comunitario femminile.
UN LUOGO CARICO DI SIGNIFICATI
L’impatto con il luogo affascina e intimorisce: non solo si salgono le scale entrando nel ventre del penitenziario vero e proprio, ma le custodi che accolgono il pubblico e lo guidano negli spazi visitabili sono ex-prigioniere. Abbiamo parlato brevemente con Zina, che ha passato due anni lì, prima di diventare parte del comitato che deciderà il futuro dell’edificio: “Questa che contiene l’esposizione era la nostra palestra. Per noi è bello poter lavorare per Annie. È una forma di terapia vedere come un posto che ci ha causato tanto dolore e in cui sono stati perpetrati moltissimi abusi può trasformarsi in luogo di apprendimento, cultura e bellezza – io sono stata attaccata sia qui che a Rikers Island”. Nel 2010 un’indagine rivelò che a Bayview c’era il più alto tasso di abusi sessuali da parte dello staff carcerario che in tutti gli Usa. Ma la prigione ha chiuso dopo Sandy – l’uragano che ha colpito New York quattro anni fa togliendo per vari giorni l’elettricità a Manhattan al di sotto della 23rd Street – per “cause ambientali”.
Pure la biblioteca della prigione è stata trasformata in un’altra biblioteca, e riempita coi volumi che Leibovitz ama e ritiene fondamentali per comprendere la sua opera: un tavolo centrale trabocca di libri, da Diane Arbus a Sally Mann, da Letizia Battaglia a Cindy Sherman e moltissime altre.
OLTRE IL GENDER
Un luogo dall’impatto forte per una mostra su donne indipendenti, protagoniste di storie di coraggio. Il testo di introduzione è di Gloria Steinem e mette in rilievo come l’operazione di Leibovitz prescinda dalle limitazioni di gender: “Siccome gli uomini hanno avuto più potere nel creare immagini in una società che divide la natura umana in due, le donne hanno sempre avuto meno possibilità di essere viste – letteralmente viste – come esseri umani completi. A dire il vero, a volte penso che l’unica vera divisione in due sia tra chi divide tutto in due, e chi no. Nella vita reale magari ci sono tre o cinque o più aspetti di una questione, ma ovunque, dal giornalismo alle aule di giustizia, ce ne sono solo due. Vari studi dimostrano che la competizione tende molto meno a creare eccellenza rispetto alla cooperazione, ma siccome la competizione è vista come “maschile” e la cooperazione come “femminile”, si ritiene la prima superiore, addirittura inevitabile. Mi ci è voluto molto tempo per scoprire che polarizzare la gente non sempre è stata l’unica via percorribile a questo mondo. Il genere è stato inventato nel corso del tempo per giustificare il controllo maschile sulla riproduzione – e quindi sui corpi femminili – ma probabilmente rappresenta suppergiù solo il cinque per cento della storia umana”.
UN ABBRACCIO SIMBOLICO
Tra le immagini esclusive di quest’edizione di Women c’è un ritratto delle sorelle Williams abbracciate. Ha detto Leibovitz: “L’ho concepito ispirandomi a una foto vista sul giornale, scattata a settembre dopo la partita in cui Serena ha perso agli Open. L’immagine mi colpì un sacco, anche in quella le due sorelle si abbracciavano e Venus, più alta, sosteneva la più piccola. Ricordo che ho staccato la pagina del quotidiano e l’ho attaccata al frigo perché volevo che le mie figlie ce l’avessero sott’occhio, come immagine di sorellanza”.
Francesca Magnani
New York // fino all’11 dicembre 2016
Annie Leibovitz – Women
THE FORMER BAYVIEW CORRECTIONAL FACILITY
THE FUTURE HOME OF THE WOMEN’S BUILDING
550 West 20th Street
https://www.ubs.com/microsites/annie-leibovitz/en/exhibition.html
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