L’espressività della purificazione. Sette fotografi giapponesi a La Spezia
Fondazione Carispezia, La Spezia – fino al 5 marzo 2017. Sette tra gli esponenti di maggiore spicco della scena fotografica contemporanea vestono con le proprie multidirezionali visioni altrettante stanze della Fondazione spezzina.
La grande poliedricità delle tematiche affrontate e un allestimento concepito come una successione seriale di piccoli ambienti, sono i tratti peculiari di un’esposizione nella quale la presenza di un fil rouge è rivelata unicamente da una profonda riflessione interiore comune a tutti gli artisti. Tra gli scatti è fissata una sensibilità propria di un mondo altro, uno slittamento fuori dai canoni della fotografia occidentale. Non c’è una ricerca estetica formale, bensì il tentativo di rappresentare una chiara costruzione narrativa che racchiuda in sé la forza di un messaggio sempre evocativo. Le declinazioni sono multiple e affrontano con lo stesso livello di percettibilità questioni sociali, naturali, esistenziali.
ESISTENZA E RICORDO
Koji Onaka, riprendendo l’eredità dei grandi maestri, esplora la dimensione più intima del ricordo, tracciando paesaggi nei quali la presenza dell’uomo è sempre manifesta, ma non necessariamente fisica. Le emozioni e la volontà di sottolineare il valore effimero della vita sono il fulcro della serie Sakura, nella quale Risaku Suzuki, attraverso la contemplazione di un soggetto semplice come i fiori di ciliegio, invita l’osservatore a una meditazione quasi ascetica. Tomoko Kikuchi scioglie storie di persone ai margini della società, riportandole a una centralità concreta e mai volgare. I and I è una serie di scatti che ha come protagoniste delle drag queen cinesi; in assenza di ritratti frontali, è forte il tema del doppio accompagnato dalla necessità di fornire allo spettatore un nuovo punto di vista su una condizione esistenziale spesso trascurata.
MEMORIA E CATARSI
I paesaggi della memoria di Chino Otsuka ritornano a indagare la potenza del ricordo attraverso l’ingrandimento di particolari tratti da vecchie fotografie. Nasce un nuovo interesse per l’evocazione del momento passato, oggi vestito di un significato inedito. Il dettaglio diventa “la parte per il tutto”, lasciando all’immaginazione di chi guarda la facoltà di inserire il nuovo frame in un contesto del tutto soggettivo.
Servendosi di un approccio etnografico, Lieko Shiga riesce a creare un racconto della vita del villaggio di Kitakama, consegnando i momenti più importanti del vivere collettivo a una dimensione atemporale, propria solo della fotografia.
Il pesante bianco e nero dei paesaggi di Fukushima negli scatti di Toshiya Murakoshi e il video storico-esistenziale sulla battaglia di Okinawa curato da Chikako Yamashiro chiudono una collettiva molto ricca e densa di contenuti. L’invito, in un’atmosfera talvolta straniante, è a non fermarsi all’autoreferenzialità delle opere, ma provare a cogliere quella dimensione catartica che solo una lettura più intima e immersiva può dare.
Davide Merlo
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