Fra estetica e sostanza. René Burri a Venezia
Casa dei Tre Oci, Venezia – fino all’8 gennaio 2016. Architetture e volti si mescolano nelle istantanee del fotografo svizzero. Regalando allo sguardo un’estetica che oltrepassa i confini del fotogiornalismo, in equilibrio tra rigore e bellezza.
Nulla è lasciato al caso negli scatti di René Burri (Zurigo, 1933-2014), eppure la sensazione che ne deriva è di un controllo formale non invadente, dove trova spazio un dialogo serrato tra estetica e sostanza. Filo conduttore della rassegna veneziana non è soltanto l’architettura – tema ricorrente nell’opera dell’artista –, ma l’abilità di Burri nel restituire frammenti di volti e paesaggi che paiono acquisire un nuovo senso proprio nell’attimo in cui vengono immortalati. Accade nei ritratti delle più famose “archistar” di sempre, scelte dal fotografo quando non si chiamavano ancora così: Le Corbusier, Niemeyer, Piano, Ando, Botta, Gropius e Max Bill sono solo alcune delle presenze in bianco e nero che animano la prima sala della dimora lagunare. Le loro espressioni, lontane dai cliché della ritrattistica, sembrano trovare nell’obiettivo un nuovo canale per manifestarsi, guizzando, quasi, sulla superficie dello scatto, pur rispettandone le regole. E la stessa dinamica si attiva nelle immagini con protagonisti i paesaggi architettonici, colti da Burri alle varie latitudini terrestri.
GIOCHI DI LUCE E GEOMETRIA
L’artista sapeva rincorrere dettagli e giochi di luce, imbrigliandoli poi in uno scatto “mobile”, testimone silenzioso della mutevolezza che contraddistingue qualsiasi luogo e qualsiasi materiale. Le fotografie realizzate a Brasilia sembrano trattenere a stento una serie di esplosioni luminose endogene, che accentuano l’idea di un movimento pronto a manifestarsi, anche sulla pelle di una vetrata o di un edificio. Membro, e presidente, nel 1982, della Magnum Photos, Burri fece tesoro del fotogiornalismo, carpendone l’essenza e mettendola al servizio di un linguaggio meticoloso eppure immediato, dove tecnica e velocità concedono all’osservazione il tempo di fare presa sul reale. Ecco allora che il rigore geometrico di alcuni scatti cede volentieri il posto a un diverso assetto di equilibri custodito dall’immagine successiva, in un continuo gioco sulle proporzioni, sul colore e sugli effetti di luce. Proprio come nella ripresa dall’alto a Rio de Janeiro: un reticolo di linee luminose accoglie i passi di due figure in movimento e le loro ombre, generando un effetto ottico a scacchiera e vestendo di naturalezza una tecnica impeccabile.
Arianna Testino
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