Salerno-Reggio Calabria. Una storia lunga 50 anni
Istituto Centrale per la Grafica, Roma – fino al 14 febbraio 2017. Un viaggio visivo che attraversa mezzo secolo, analizzando il più famoso non finito d’Italia. Tra materiali d’archivio e interpretazioni contemporanee.
![Salerno-Reggio Calabria. Una storia lunga 50 anni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Armando-Perna-Viadotto-Sfalassà-Bagnara-Calabra-Reggio-Calabria-2016-Courtesy-l’autore.jpg)
Oltre cinquant’anni di costruzioni e demolizioni, cantieri impossibili e la fama di incompiuta della nazione; la Salerno-Reggio Calabria è stata, nella seconda metà del Novecento, l’opera di maggiore rilievo del nostro Paese, una infrastruttura colossale e di grande avanguardia che sfida le articolazioni di un paesaggio complesso, attraversandone per oltre il 50% le catene montuose, ovvero gli Appennini lucani, e le famose fiumare. Una condizione che ha sfidato l’alta ingegneria e l’architettura messe al servizio del territorio.
La mostra ospitata dall’Istituto della Grafica, promossa da Anas e realizzata anche in collaborazione con il MAXXI, punta a un racconto visivo differente dalla omologata percezione negativa che si ha nei confronti di questa arteria ideata per legare il Meridione e il resto d’Italia.
![Atelier Vasari Roma, ss18 Tirrenica, Salerno, 1930, Courtesy Archivio Anas](http://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Atelier-Vasari-Roma-ss18-Tirrenica-Salerno-1930-Courtesy-Archivio-Anas.jpg)
Atelier Vasari Roma, ss18 Tirrenica, Salerno, 1930, Courtesy Archivio Anas
LA MOSTRA
Undici autori sono stati invitati a dialogare con un territorio segnato da innumerevoli cicatrici e incisioni sottocutanee. Nella mostra Verso il Mediterraneo. Sezioni del paesaggio da Salerno a Reggio Calabria, a cura di Emilia Giorgi e Antonio Ottomanelli, i due curatori sono riusciti a innalzare una struttura visiva potente, a tratti intima, che tesse un filo invisibile per ricamare di visioni la punta dello Stivale attraverso le varie tappe assegnate agli autori. Ogni fotografo si è infatti dedicato a una specifica porzione dell’infrastruttura dal Cilento allo Ionio. Nell’arco di questa ricerca, durata in alcuni casi diversi anni, proiezioni diversificate si succedono, argomentando con ricchi e poetici linguaggi tutto il percorso. Una mostra non tecnica – ricca di storici materiali forniti dall’Anas, come fotografie inedite che risalgono agli Anni Sessanta, e di mappe geologiche delle diverse aree di lavoro –, ma sorretta da undici sguardi che, disposti in una composizione ordinata e pulita, differenziano le storie grazie a un registro variegato e solido, capace di esprimersi in maniera chiara e immediata.
![Allegra Martin, sp1, da Gioia Tauro a Locri, 2015, Courtesy l’autore](http://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Allegra-Martin-sp1-da-Gioia-Tauro-a-Locri-2015-Courtesy-l%E2%80%99autore.jpg)
Allegra Martin, ss111, da Gioia Tauro a Locri, 2015, Courtesy l’autore
FOTOGRAFIA IERI E OGGI
Lo sguardo dei fotografi – Andrea Botto, Gaia Cambiaggi, Martin Errichiello, Filippo Menichetti, Marco Introini, Allegra Martin, Maurizio Montagna, Armando Perna, Filippo Romano, Marcella Ruvidotti, Francesco Stelitano e Giulia Ticozzi, che hanno, invece, dato testimonianza del presente e dei legami tra autostrada e territorio – si è declinato in modi differenti, indagando talvolta la monumentalità dell’apparato cantieristico o i processi di cambiamento e quindi la mutevolezza del maestoso paesaggio, o, ancora, mettendo in luce l’aspetto intimistico legato alle comunità dei luoghi attraversati. Macchia mediterranea e cemento inutilizzato, sbuffi di cenere e ponti sospesi nel nulla, ricrescite controllate con infoltimento delle zone da recuperare, abbattimenti e mare, demolizioni e piccole case agricole. Una scala cromatica fatta di grigi e verdi potentissimi, correlati con blu mare inverosimili. A fare da contrappunto a questo racconto sul presente una sezione dedicata a tre maestri della fotografia italiana, tre grandi autori della raccolta Atlante italiano 003, prestata dal museo Maxxi. Al centro, tre altre zone dello stesso percorso: lo stretto di Messina, l’area di Ganzirri e la SS106 Jonica negli scatti di Gabriele Basilico, Olivo Barbieri e Mario Cresci.
Lucrezia Longobardi
![Marco Introini, ss682, Cinquefondi, Reggio Calabria, 2015, Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Marco-Introini-ss682-Cinquefondi-Reggio-Calabria-2015-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x578.jpg)
![Mario Cresci, ss 106 jonica, porto di Corigliano Calabro, 2002, Collezione Fotografia MAXXI Architettura, courtesy Fondazione MAXXI](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Mario-Cresci-ss-106-jonica-porto-di-Corigliano-Calabro-2002-Collezione-Fotografia-MAXXI-Architettura-courtesy-Fondazione-MAXXI-768x620.jpg)
![Marcello Ruvidotti, Gioia Tauro, Reggio Calabria, 2015, Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Marcello-Ruvidotti-Gioia-Tauro-Reggio-Calabria-2015-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x517.jpg)
![Giulia Ticozzi, Stretto di Messina, Gallico, Reggio Calabria, 2015, Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Giulia-Ticozzi-Stretto-di-Messina-Gallico-Reggio-Calabria-2015-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x512.jpg)
![Francesco Stelitano, Porto di Gioia Tauro, Reggio Calabria, 2015, Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Francesco-Stelitano-Porto-di-Gioia-Tauro-Reggio-Calabria-2015-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x512.jpg)
![Filippo Romano, ss106 Jonica, 2015, Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Filippo-Romano-ss106-Jonica-2015-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x768.jpg)
![Atelier Vasari Roma, ss18 Tirrenica, Tempio di Nettuno, Paestum, 1930, Courtesy Archivio Anas](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Atelier-Vasari-Roma-ss18-Tirrenica-Tempio-di-Nettuno-Paestum-1930-Courtesy-Archivio-Anas-768x567.jpg)
![Atelier Vasari Roma, ss18 Tirrenica, Salerno, 1930, Courtesy Archivio Anas](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Atelier-Vasari-Roma-ss18-Tirrenica-Salerno-1930-Courtesy-Archivio-Anas-768x539.jpg)
![Armando Perna, Viadotto Sfalassà, Bagnara Calabra, Reggio Calabria, 2016, Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Armando-Perna-Viadotto-Sfalass%C3%A0-Bagnara-Calabra-Reggio-Calabria-2016-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x599.jpg)
![Allegra Martin, ss111, da Gioia Tauro a Locri, 2015, Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/02/Allegra-Martin-sp1-da-Gioia-Tauro-a-Locri-2015-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x614.jpg)
![Andrea Botto, dal progetto KABOOM - demolizione controllata del Viadotto Caffaro Lauria, Potenza 2015 – Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/12/Andrea-Botto-dal-progetto-KABOOM-demolizione-controllata-del-Viadotto-Caffaro-Lauria-Potenza-2015-%E2%80%93-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x512.jpg)
![Gaia Cambiaggi, Serre Gioia Tauro, Reggio Calabria 2015 - Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/12/Gaia-Cambiaggi-Serre-Gioia-Tauro-Reggio-Calabria-2015-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x768.jpg)
![Martin Errichiello e Filippo Menichetti, Demolizione controllata di una campata del Viadotto Italia, 2015 - Courtesy gli autori](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/12/Martin-Errichiello-e-Filippo-Menichetti-Demolizione-controllata-di-una-campata-del-Viadotto-Italia-2015-Courtesy-gli-autori-768x659.jpg)
![Maurizio Montagna, Pizzo Calabro, Vibo Valentia, 2015 - Courtesy l’autore](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/12/Maurizio-Montagna-Pizzo-Calabro-Vibo-Valentia-2015-Courtesy-l%E2%80%99autore-768x486.jpg)
![Gabriele Basilico, Calabria, 2002 - Collezione Fotografia MAXXI Architettura - Courtesy Fondazione MAXXI](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/12/Gabriele-Basilico-Calabria-2002-Collezione-Fotografia-MAXXI-Architettura-Courtesy-Fondazione-MAXXI--768x618.jpg)
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