Folla, grandi formati e focus esteri: immagini da Mia Photo Fair. Format antichi e nuovi trend
Un incredibile afflusso di visitatori ha segnato l'inaugurazione a inviti della settima edizione di Mia Photo Fair, la fiera di fotografia d'arte che dà il via all'agenda primaverile di Milano.
“Signori, non spingete”. Per quanto la fotografia tenda a incontrare un pubblico più vasto di altre forme d’espressione visiva, lo stesso non ci si aspetterebbe di trovare una simile calca di invitati all’opening di un evento di settore, quale Mia Photo Fair. Eppure, è quanto accaduto a The Mall, nel quartiere di Porta Nuova a Milano, per l’opening della settima edizione della fiera di fotografia ideata e diretta da Fabio Castelli e Lorenza Castelli. Evento che conferma anche per il 2017 il suo consueto format, incentrato da una parte sulla proposta della 80 gallerie italiane e straniere – con stand monografici o collettivi – e dall’altra da Proposta Mia, dove sono i fotografi a presentarsi direttamente al pubblico con una selezione dei propri lavori. Prima tappa, all’ingresso della fiera, lo stand di Artribune, magnificamente realizzato dai nostri partner di IED- l’Istituto Europeo di Design, anche in questa occasione. D’obbligo passarci a trovare.
GALLERIE E SINGOLI FOTOGRAFI: UN FORMAT CONSOLIDATO
Da una prima panoramica, per quanto difficoltosa visto l’ininterrotto ingresso di sempre nuovi visitatori, sembra in effetti che la fiera si attesti sugli standard a cui ha ormai abituato il pubblico. Forse la sezione dedicati agli stand individuali dei fotografi presenta una discontinuità qualitativa maggiore rispetto agli altri anni, mentre al contrario moltissimi galleristi – soprattutto nella parte iniziale di The Mall – sembrano aver osato di più, con una selezione molto mirata di fotografie spesso di un singolo autore, con scatti “importanti” già solo perché presentati su grande formato; si spazia dalle tigri siberiane di David Yarrow (The Siberian, 2016, Galleria Paola Colombari – Milano), che si “stendono” su una superficie di due metri, ai monumentale ritratti enhanced di Phil Van Duynen (Galerie Nardone – Bruxelles). A dispetto della folla, insomma, gli stand si presentano volentieri con spazi di ampio respiro, per cui molti lavori sono apprezzabili in tutta la loro potenza cromatica, luministica, di dettaglio.
NUOVI TREND: PAESI OSPITI E SUPPORTI ALTERNATIVI
A livello tecnico, questa edizione si caratterizza anche per una certa varietà nei supporti delle immagini, che superano le alternative tra stampa (Lambda, sali d’argento, fine art: sempre un formato bidimensionale si ottiene) e light-box, per ibridare la fotografia con una dimensione materica e in qualche modo reificarla. A tal proposito, dei tre focus dedicati ad altrettante aree geografiche – vera novità di quest’anno, in cui Mia Photo Fair presenta progetti tematici incentrati su Brasile, Asturie e Ungheria – proprio l’approfondimento dedicato al Paese sudamericano, a cura di Denise Gadelha, si fa notare per la spiccata individualità con cui ciascun fotografo fa ricerca sulla relazione tra immagine e supporto, facendo di quest’ultimo un ulteriore strumento espressivo al servizio della fotografia. Un esempio su tutti, la frammentazione/ricostruzione mentale dei paesaggi di Ricardo Barcellos, cui corrisponde letteralmente uno strappo della stampa in lembi e pieghe: il panorama si dispiega nello spazio, suggerendo altre modalità di esplorazione dell’ambiente.
– Caterina Porcellini
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