Fotografia e luoghi comuni. A Ferrara
Nella città emiliana, tre giorni all’insegna della riapertura di spazi abbandonati. Un festival contro i luoghi comuni, che si inserisce dentro a luoghi comuni, presenti e spesso dimenticati. Un’occasione per ascoltare storie di persone e di spazi che non vogliono cadere nell’oblio.
“Un terremoto può distruggere le case, ma le radici le può distruggere solo l’uomo”, disse un aquilano al fotografo Massimo Mastrorillo durante la sua lunga ricerca a L’Aquila, nel periodo post sisma. Squarci, sedimentazioni, luoghi abbandonati e ora riaperti. E poi molte, moltissime immagini, sparse per la città di Ferrara. Questo è Riaperture – il primo festival di fotografia della città emiliana organizzato dall’omonima associazione, dal 17 al 19 marzo scorsi –, il cui obiettivo è molto simile alla frase del cittadino abruzzese: ripartire dalla memoria.
LUOGHI E RICORDI
Fa effetto entrare in una sala vuota, dove un tempo c’erano un pub o un negozio di frutta e verdura, posti in cui le persone si incontravano, la gente si scambiava un saluto o un commento sulle notizie del giorno. Fa effetto entrare in un palazzo storico del centro cittadino, dove l’odore prevalente è quello della polvere, sedimentata da anni. Fa strano anche vedere un immenso auditorium sventrato, in attesa di restauro. Ancora più straniante è usare tutti questi luoghi – sette in tutto, ma potrebbero essere molti di più, a Ferrara come in ogni altra città – e riempirli di immagini che parlano di realtà sospese, di vuoti, di mancanze.
GLI ARTISTI
Scatti che parlano della vita di Ambra, una pugile non udente, protagonista dell’opera di Danilo Garcia Di Meo, della Ville Noire, ovvero Charleroi, cittadina vicino a Bruxelles, un tempo sogno di integrazione e benessere, immortalata da Giovanni Troilo in tutte le sue contraddizioni. E poi L’Aquila al contrario, L’Aquila allo specchio, ribaltata e sospesa con Aliqual di Massimo Mastrorillo/D.O.O.R., o Monia di Giovanni Cocco, progetto in cui il fotografo racconta sua sorella, disabile dalla nascita. E poi ancora Barbara Baiocchi con Sempre si vince: il mondo dei giostrai a confronto con il vecchio istituto delle case popolari, ora vuoto e abbandonato. Disco Emilia suona invece dentro l’Auditorium del Conservatorio di Ferrara, un luogo pieno di storie come i personaggi in mostra e la mappatura delle discoteche storiche che segnarono la gloriosa Emilia.
– Anja Rossi
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