Irving Penn al Met di New York. Un geniale cantore della bellezza: corpi, volti e still life
Una mostra dedicata a un immenso fotografo statunitense, nato 100 anni fa e scomparso nel 2009. Il Metropolitan di New York mette insieme le tantissime serie a cui Irving Penn si dedicò, nel corso della sua lunga carriera, inseguendo il segreto della bellezza in ogni oggetto, volto, corpo, reperto, identità…
Tra le sue maggiori retrospettive c’è quella presentata nell’aprile del 2014 a Palazzo Grassi, a Venezia. La prima in assoluto in Italia. Esattamente tre anni dopo, a partire dal prossimo 24 aprile, il grande Irving Penn (1917-2009) sarà al centro di una mostra prodotta dal Metropolitan di New York in occasione dei 100 anni dalla nascita. Settant’anni di carriera, per uno tra i più geniali fotografi di sempre, comunemente associato al campo della moda – in cui fu maestro di stile e innovatore – ma distintosi in moltissimi generi, tutti indagati con inconfondibile acutezza di sguardo.
ARTISTI, INTELLETTUALI E VOLTI ANONIMI
Irving Penn rese il bianco e nero un codice superiore, un’attitudine mentale. Mix di idealità, sensualità e astrazione: l’infinita possibilità del neutro, che attraverso la luce si declina in mille toni e articolazioni plastiche. Senza dimenticare il colore, usato nella sua radiosa qualità pittorica.
Straordinario ritrattista di personaggi celebri, da Truman Capote a Pablo Picasso, da Marlene Dietrich a Ingmar Bergman, da Giorgio de Chirico a Rudolf Nureyev, da Francis Bacon a Al Pacino, da J.F. Kennedy a Miles Davis e Salvador Dalì, si dedicò anche a gente comune, con sguardo da etnografo e antropologo. Di tutti, sempre, rubò momenti di massima intensità, nell’incastro fra la costruzione geometrica degli scatti – sempre asciutti, rigorosi – e la concentrazione emotiva dei soggetti. In un quieto equilibrio tra classicità e rottura dei tagli tradizionali.
DA KATE MOSS ALLA MOGLIE LISA, PASSANDO PER GLI INDIGENI DEL PERU’
Indagato anche il campo delle nature morte, con diversi progetti: gli Street Material, materiali di scarto recuperati per strada; gli oggetti del quotidiano intitolati alla vanitas; i crani di animali, con la loro crudezza arcaica, stagliati contro fondi chiari. Penn fu collezionista di corpi, di cose; gli uni come le altre, secondo una comune forza espressiva: “Per alcuni anni avevo accumulato scarti di materiali che mi ossessionavano: pezzi di vetro, metallo e osso; un cranio umano; vecchie macchine da cucire; una varietà di polveri”…
E per tutta la vita aveva immortalato splendide donne, pubblicandone i ritratti sulle maggiori testate fashion – da Nadja Auermann a Kate Moss, da Kirsty Hume a Nicole Kidman – e sovrapponendo la femminilità più autentica all’eleganza più ricercata. Genuinità e perfezione, non più disgiunte. E così, l’immagine dell’eros nelle pubblicità patinate, a volte sfacciate, o negli scatti delicatissimi, sontuosi, umanissimi, fronteggiava l’evocazione della morte e della malinconia: un doppio necessario, il senso definitivo delle cose.
Al Met questo infinito catalogo trasversale trova ampia testimonianza. Ci sono i primi lavori on the road, realizzati a New York, Sud America, Messico; c’è la moda, sezione di cui è regina Lisa Fonssagrives-Penn, ex ballerina, poi top model e moglie dell’artista; ci sono i ritratti degli indigeni peruviani, quelli degli abitanti del Marocco e della Nuova Guinea, e quelli dei lavoratori nei loro abiti tipici, per il ciclo Small Trades (1950-51). E ancora volti di artisti e uomini di cultura, still life, voluttuosi nudi femminili, studi sui colori gloriosi dei fiori. Una celebrazione dell’effimero, come scandalosa verità della bellezza, restituito nel tempo solido dell’immagine scolpita sulla carta. Imperitura, perfetta.
– Helga Marsala
Irving Penn. Centennial
24 aprile-30 luglio 2017
The Met Fifth Avenue
1000 Fifth Avenue, New York
www.metmuseum.org
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