Nasce a L’Aquila il più grande osservatorio fotografico online sull’Italia del doposisma
Con oltre 200 fotogallery e 10mila scatti realizzati da 60 fotografi, il portale vuole raccontare gli effetti dei terremoti del passato prossimo e del presente: da quelli in Irpinia nel 1962 ai più recenti nel Centro Italia.
A otto anni dal devastante terremoto di magnitudo 5.9 che ha ucciso 309 persone e ha raso al suolo L’Aquila, resta ancora molto da costruire: una situazione che necessita di un monitoraggio costante per non ripetere gli errori del passato. Nasce così proprio qui “Lo stato delle cose. Geografie e storie del doposisma”, il più grande osservatorio fotografico online – permanente e in divenire – sugli effetti dei terremoti in Italia che, con oltre 200 fotogallery e 10mila immagini, si propone di raccontare L’Aquila oggi e l’Italia del doposisma, dai paesi in abbandono dopo il terremoto del 1980 in Irpinia, fino al sisma di Amatrice e del Centro Italia nel 2016 e 2017, anche attraverso la narrazione di scrittori come Angelo Ferracuti, Franco Arminio, e Loredana Lipperini, firma di Repubblica e conduttrice di Fahrenheit su Radio Tre.
UN DOCUMENTARIO CHE GUARDA AL SOCIALE
Ideato e curato dal giornalista Antonio Di Giacomo, il portale nasce come iniziativa no profit di 60 fotografi italiani che hanno condiviso le finalità documentarie e sociali del progetto, interamente autofinanziato e nato dalla volontà di non dimenticare le città terremotate del presente e del Passato Prossimo (una sezione del sito si chiama proprio così ed è dedicata a una serie di reportage nella Valle del Belice, in Sicilia, e nell’Irpinia straziata dal terremoto del 23 novembre 1980). Ma i due terzi del patrimonio fotografico online sul portale de Lo Stato delle cose interessano prevalentemente L’Aquila e i suoi territori, perché è proprio qui che nella primavera del 2016 un “esercito” di 35 fotografi, provenienti da tutta Italia, hanno iniziato il loro lavoro di documentazione dei luoghi, esplorando in profondità la città, le frazioni e i paesi che portano le cicatrici del terremoto del 2009. “L’osservatorio fotografico vuole essere una narrazione plurale e onesta dello stato della ricostruzione a L’Aquila e nel cratere sismico”, spiega Antonio Di Giacomo. “Non abbiamo voluto estetizzare le macerie, ma abbiamo tentato una narrazione estesa, che andasse in profondità. Abbiamo fotografato la ricostruzione di molti cantieri dei beni culturali, ma al tempo stesso documentato l’incuria in cui versano molte scuole terremotate. Inoltre abbiamo lasciato spazio alla creatività degli studenti, tra cui quelli dell’Accademia di Belle Arti, che si sono cimentati con l’idea della città che vorrebbero”.
-Claudia Giraud
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