Il senso di Patti Smith per la fotografia. A Parma
Palazzo del Governatore, Parma – fino al 16 luglio 2017. “In a sea of possibilities”, Patti Smith sceglie Parma. Università e Comune ospitano un progetto pluridimensionale (idee e immagini, voci e parole) di un’artista globale, che conosce l’amore senza eccezioni, sempre in lotta, bella come chi non ha tempo, rivoluzionaria, eclettica, combattente. Ecco l’altra veste di un’icona della storia del rock, abilissima nel muoversi tra una disciplina e l’altra.
Dopo Eighteen Stations, presentato a New York, Higher Learning fa una prima tappa a Stoccolma per poi sbarcare a Parma, insieme alla protagonista (nella città emiliana per l’inaugurazione del tour Grateful, per la laurea magistrale ad honorem in Lettere Classiche e Moderne, consegnata il 3 maggio, e per la mostra).
La personale ospitata dal Palazzo del Governatore, sollecitata dall’impulso creativo di MTrain del 2015, è una sorta di repertorio di relazioni e spostamenti, luoghi cari e dimensioni di vita, tracce di amici, pensatori, artisti. Un racconto itinerante di centoventi istanti fotografati da Patti Smith con una vintage Land 250 Polaroid.
Compagni assenti di viaggio, tra gli altri: Pier Paolo Pasolini, Rimbaud, Virginia Woolf, Carlo Mollino, Gabriele D’Annunzio, Herman Hesse, Frida Kahlo. Ogni scatto offre la possibilità di approfondire volti e pensieri nella Patti Smith Library, una selezione e giustapposizione attenta e fruibile di opere cinematografiche e letterarie (da Pinocchio a Sam Shepard, da Cesare Pavese a Patrick Modiano) rilevanti per l’artista, allestita, non a caso, nella sala più silenziosa dell’edificio, accanto ai libri marchiati a muro con fiamme, fumo e cenere da Claudio Parmiggiani.
IL FERMENTO DELLA GRANDE MELA
Al piano inferiore una collettiva parallela, The NY Scene, affianca alle polaroid la “newyorkitudine” underground Anni Settanta e Ottanta di poeti, superstar, musicisti, femmes fatales, fotografi, affini per vocazione o vicini per ambizione. Nei suoi scritti Patti Smith svela il desiderio, suo e del clan a lei vicino, di unirsi alla fratellanza e al fermento dei protagonisti della scena artistica e culturale della Grande Mela. Tra i tanti, cattura, in mostra, l’eterno ritorno di Robert Mapplethorpe (con una foto, un video e Just Kids)
Fanno parte dello stesso contesto fotografico: Allen Ginsberg, Christopher Makos, che immortala Andy Warhol negli anni d’oro del Chelsea Hotel, e, a seguire, Nan Goldin, il re dei paparazzi Ron Galella, il vigoroso cromatismo di Gianfranco Gorgoni.
– Federica Bianconi
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