Le donne postfemministe di Juno Calypso
La giovane artista londinese Juno Calypso ha dato vita a una galleria di personaggi femminili che affrontano con sarcasmo e ironia i cliché legati alla donna contemporanea. Inducendo a una riflessione dai contorni molto seri.
Con un nome che sembra un rotondo e felice pseudonimo, Juno Calypso è una giovane artista londinese che sta riscuotendo un interesse diffuso per le sue articolate serie di autoritratti fotografici in cui impersona una figura fittizia di donna contemporanea – ma calcolatamente démodé, con un look ora Sixties e ora Eighties, e in atteggiamenti sospesi tra la noia e l’esaurimento nervoso – cui ha dato nome Joyce, protagonista in definitiva di situazioni improntate poco alla joy e più alla perplexity del vivere.
Dopo le prime discrete apparizioni, la simbiosi Juno/Joyce esplode più compiutamente nel 2012 in un’immagine costruita con attenzione spettacolare, dal titolo Popcorn Venus, in cui sbuca bionda da una grande torta di panna, al centro di un set ricolmo di ghiottonerie varie coloratissime. Ma la sua espressione, sorriso forzato rovinato da incisivi troppo grandi e sguardo reso opaco da un’enorme montatura di occhiali, suggerisce un entusiasmo personale ben inferiore alle aspettative di qualunque ipotetico festeggiato. L’autrice/interprete, che si rivela da subito personcina di spirito, racconta di essersi ispirata a un ilare momento casalingo della Famiglia Addams, in cui la torta con dentro la spogliarellista veniva messa a cuocere in forno.
SENSO CRITICO E HUMOUR NERO
L’atteggiamento obliquamente femminista dell’artista – non di rado contestatole come tale – si presenta provvisto di qualche humour nero anche in seguito, con l’aggravante di un certo atteggiamento critico non solo nei confronti della società antifemminile, ma delle stesse femmine spesso ignave succubi della pressione sociale che le vuole adeguate a determinati standard fisici e psicologici. Lo dimostrano ampiamente le sue serie fotografiche successive, dal 2015, ispirate a un’iconografia da riviste femminili neppur tanto retrograde: il mito della snellezza e della cura del corpo in Eternal Beauty: Slendertone, ma soprattutto la solitudine femminile tanto nella realtà quanto nella fantasia in The First Night e nella più eclatante The Honeymoon Suite.
NARCISISMO POSTFEMMINISTA
In quest’ultimo caso, Juno Calypso se n’è andata negli States a trovare un hotel per lune di miele (e coppie in crisi), il Penn Hills Resort in Pennsylvania, un posto paradossale che sembra uscito da Twin Peaks. Lì dentro, occupando in solitaria una kitschissima suite rosa confetto, con una vasca a forma di cuore circondata di specchi, si fotografa come Joyce stavolta in viaggio di nozze autogamo. E addirittura, in A Dream in Green, sorge dalle acque della jacuzzi cuoriforme come novella Venere botticelliana, ma stavolta tutta verde, ricoperta di un velo di fango d’alga che la fa sembrare un’aliena: “Così vengo percepita come un personaggio fantascientifico, e ne sono contenta, perché la fantascienza mi piace per i suoi sottotesti politici ma soprattutto perché è fantasia. Adesso mi arrivano un sacco di messaggi dai fan di Star Trek”.
Ispirata dalla fotografia “costruita” di Jeff Wall, Juno Calypso è però diversa dalle auto-messinscene critiche delle più anziane Cindy Sherman e Gillian Wearing, dirigendo e interpretando un’iperfemminile commedia sarcastica in modi più contemporanei e spettacolari. Il suo autoerotismo caramellato è espressione di un molto consapevole e allegramente malinconico narcisismo postfemminista.
– Ferruccio Giromini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #35
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