Fotografare il design di Magistretti. Cinque giovani artisti a Milano
Fondazione Vico Magistretti, Milano – fino al 22 febbraio 2018. Una mostra piccola ma preziosa indaga il rapporto tra fotografia e realtà e tra prodotto di design e durata, intesa sia come periodo di permanenza nel catalogo di un’azienda che come capacità di influenzare l’immaginario dei contemporanei.
Selene è una star di fama mondiale, ancora acclamata dal pubblico sebbene non più giovanissima, fotografata su uno sfondo di tendaggi rossi che ricordano le quinte di un teatro. Sembrerebbe non aver subito gli assalti del tempo se non fosse per un’illuminazione quasi clinica, che mette in risalto la texture irregolare delle gambe, non più levigate come una volta. Selene è la sedia, celeberrima, disegnata da Vico Magistretti (Milano, 1920-2006) per Artemide e in produzione dal 1969 alla metà degli Anni Ottanta, così come l’ha vista e interpretata la giovane fotografa Calypso Mahieu dell’ECAL di Losanna.
NUOVI SGUARDI SUL DESIGN
La piccola mostra Fuori catalogo. Cinque fotografi interpretano cinque prodotti di Vico Magistretti, curata da Anniina Koivu e Francesco Zanot all’interno della Fondazione dedicata all’architetto e designer milanese, affida cinque prodotti da lui disegnati e passati, rapidi come meteore o in maniera più prolungata, per i cataloghi di importanti aziende di design, ad altrettante giovani promesse della fotografia formatesi nella rinomata accademia d’arte svizzera. L’assunto alla base dell’operazione è che sia possibile risemantizzare la realtà attraverso la fotografia, rileggendola alla luce di una nuova sensibilità estetica – gli autori degli scatti, giovanissimi, non erano neppure nati quando i prodotti fotografati si trovavano nelle vetrine dei negozi e sulle pagine delle riviste di settore – e di tecniche digitali innovative.
C’È VITA OLTRE IL CATALOGO
Il risultato, oltre a mettere in questione l’importanza della durata per un oggetto di design, dimostrando che è possibile, per un prodotto, incidere sottotraccia l’immaginario di intere generazioni nonostante una prematura uscita dai cataloghi, rappresenta il racconto di una serie di storie industriali minime. Selene è stata una delle prime sedute in monoscocca plastica made in Italy, ma il suo processo di produzione è diventato col tempo insostenibile dal punto di vista economico. La lampada da ufficio Ekon (disegnata per Oluce, sul mercato dal 1977 al 1983), nonostante la sua forma geometrica e rigorosa, come fosse un foglio di carta piegato a formare un’anima a “s”, non fu mai un vero successo di pubblico. La durata commerciale della poltroncina Pan, poco magistrettiana nell’aspetto e più simile a un progetto di Frank Lloyd Wright bagnato nell’opulenza dei primi Anni Ottanta, coincide con un tentativo di Rosenthal di andare oltre la porcellana, allargandosi alle sedute e ad altri elementi d’arredo. A completare questi racconti arrivano i documenti tratti dallo sterminato archivio di Magistretti, con una quantità di disegni e foto d’epoca conservate dalla Fondazione e consultabili sul posto in quattro raccolte antologiche.
– Giulia Marani
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