Una serie fotografica di Wong Maye-E e una mostra di Carl De Keyzer raccontano la Corea del Nord
Un luogo viaggio, durato tre anni, racconta la vita quotidiana in Corea del Nord. Wong Maye-E, fotografa dell’Associated Press, tra le poche persone al mondo ad avere il consenso per entrare nel paese, ha realizzato gli scatti. Nel frattempo a Washington DC apre una mostra di Carl De Keyzer sullo stesso tema.
Le poche immagini che ci arrivano dalla Corea del Nord raccontano di un paesaggio sempre uguale, dominato dal rigore delle case, dalla rigidità delle grandi parate militari e delle danze nelle piazze in onore del leadear Kim Jong-un. Difficile trovare immagini differenti, impossibile avere un’idea reale sulle condizioni di vita della popolazione. Le difficoltà a reperire informazioni sulla Corea del Nord, uno dei paesi più chiusi al mondo, controllato da una feroce dittatura comunista, spesso al centro dell’interesse della stampa internazionale, sono legate al fatto che sono molto pochi i giornalisti stranieri che riescono ad ottenere il visto per entrare nel paese e quei pochi che ce la fanno sono strettamente sorvegliati dal governo nordcoreano. L’unica agenzia di stampa che ha un ufficio stabile a Pyongyang, capitale della Corea del Nord, è l’Associated Press che è arrivata nel 2012.
IL PROGETTO FOTOGRAFICO DI WONG MAYE-E
Wong Maye-E (Singapore, 1980) è la fotografa dell’Associated Press che si occupa della Corea del Nord. Entrata per la prima volta nel paese nel 2013, è una delle poche persone fortunate, si fa per dire, che ha la possibilità di soggiornare per alcuni giorni al mese a Pyongyang e scattare delle immagini. Al di là delle immagini ufficiali per l’agenzia per cui lavora, Wong Maye-E ha iniziato tre anni fa un progetto fotografico indipendente che, tra mille difficoltà, prova a dar voce ad un popolo che voce non ha. Wong Maye-E ha iniziato a fotografare persone comuni nelle strade della capitale chiedendo loro di raccontarle sogni e priorità. Le risposte sono, come prevedibile, estremamente politically correct, con la maggior parte delle persone che esprime il desiderio di lavorare duramente o di eccellere nello sport per compiacere il leader Kim Jong Un o di avere tanti figli da poter arruolare nell’esercito. Eppure questo progetto ha grande valore, dal punto di vista storico più che artistico. I tanti volti impressi dalla macchina fotografica di Wong Maye-E sono il simbolo di una timida apertura verso gli altri. Nel giro di tre anni e con tutte le difficoltà del caso, la fotografa è riuscita a raccogliere i ritratti di decine di persone. In un’intervista rilasciata nel 2014 al Time Wong ha dichiarato: “le relazioni lavorative sono buone, ma sono sempre delicate. Non ci è permesso, ad esempio, andare in giro per conto nostro e fare esperienza coi nostri ritmi. Bisogna essere pazienti. Non esiste altro modo per lavorare lì”.
LA MOSTRA
Ma Wong Maye-E non è l’unica fotografa che ha avuto questa occasione. L’American University Museum di Washington DC ha da poco inaugurato una mostra con 60 stampe che hanno lo stesso tema e che includono anche scatti da Cuba. A realizzarle il fotografo belga della Magnum Carl De Keyzer (Courtrai, 1958). In mostra fino al 13 agosto, il progetto documenta un viaggio di sette settimane che il fotografo ha fatto nel 2015 ed è l’ultimo appuntamento di una trilogia concepita dal direttore del museo Jack Rasmussen, che ha inoltre lavorato sulla prima mostra di realismo socialista nordcoreano contemporaneo in America, n collaborazione con B.G. Muhn, esperto del tema.
– Mariacristina Ferraioli
American University Museum
4400 Massachusetts Avenue
Washington, DC
http://www.american.edu/cas/museum/2017/states-of-mind.cfm
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati