Gazebook. A Punta Secca (sotto Ragusa) il festival dedicato al fotolibro
Dall’8 al 10 settembre a Punta Secca, in provincia di Ragusa, si svolgerà il Gazebook Sicily Photobook Festival, rassegna dedicata al fotolibro che quest’anno indaga il rapporto tra fotografia e politica attraverso un ricco programma di mostre, talk e workshop
Esiste una borgo marinaro, in Sicilia, diventato famoso per essere il palcoscenico su cui si svolgono le avventure letterarie e cinematografiche de Il Commissario Montalbano, il celeberrimo poliziotto creato dalla penna dello scrittore Andrea Camilleri: si tratta di Punta Secca, frazione di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. Se negli ultimi anni il piccolo centro sta registrando una sempre più crescente presenza turistica per via dei “luoghi di Montalbano”, contestualmente trovano terreno fertile anche attività culturali di respiro internazionale, che puntano i riflettori sul panorama artistico contemporaneo. In particolare, il territorio ragusano sta dimostrando di avere un’indiscussa predilezione per la fotografia: proprio lo scorso luglio a Ragusa Ibla si è svolto il Ragusa Foto Festival, mentre dall’8 al 10 settembre sarà la volta di Gazebook Sicily Photobook Festival, rassegna giunta alla sua terza edizione volta alla promozione della fotografia con particolare riferimento al fotolibro.
IL CONCEPT DEL FESTIVAL E IL TEMA DELL’EDIZIONE 2017
Gazebook è una manifestazione ideata nel 2015 da Teresa Bellina, Melissa Carnemolla e Simone Sapienza, che coinvolge protagonisti nazionali e internazionali dell’ambito fotografico ed editoriale in presentazioni, talk, proiezioni, seminari, confronti portfolio, mostre fotografiche e workshop che si svolgono all’aperto e a titolo gratuito. Il tema su cui verte l’edizione di quest’anno, diretta da Lina Pallotta, è il Symposium: traendo ispirazione dal famoso scritto del filosofo Platone, in cui un gruppo di interlocutori, scelti tra il fiore degli intellettuali ateniesi, espone con un ampio discorso la propria teoria sull’Eros, a Gazebook il concetto di Symposium sarà reinterpretato discutendo del ruolo della fotografia e della comunicazione visiva in questo momento storico di incertezza e caos politico e sociale. Quattro oratori, in occasione dell’opening del festival, esploreranno il modo in cui è possibile esprimere la connessione tra fotografia e politica nel mondo delle collaborazioni, nella curatela, in progetti personali ed editoriali. Moderatore e curatore dell’incontro sarà Colin Pantall, docente e fotografo; interverranno inoltre la curatrice Natasha Christia, il fotografo Matthieu Ma Asselin, il direttore creativo di Photobook Bristol Alejandro Acin e il co-fondatore della casa editrice Discipula Marco Mfg Paltrinieri.
IL RUOLO POLITICO DELLA FOTOGRAFIA OGGI
“La storia ufficiale è il risultato di un montaggio funzionale alle forme di potere che ne scrivono senso e significato assolutamente logico alla propria egemonia”, spiega Lina Pallotta, commentando il concept del festival. “La ricerca di narrazioni alternative, la cosiddetta “storia dal basso” o controstoria, resta la forma più importante di resistenza alle logiche di potere. La domanda che sorge spontanea è: può la fotografia cambiare l’ordine delle cose, influire sulla opinione pubblica, la politica, la coscienza o le coscienze dei nostri tempi? Possiamo, in quanto fotografi, interagire con un discorso politico più ampio senza cadere nella semplice propaganda? In questo senso la propria responsabilità nella comunicazione visiva diventa imprescindibilmente politica”.
GLI APPUNTAMENTI DEL FESTIVAL
In linea con il tema del festival, le mostre in programma si focalizzano sulle problematiche più scottanti del mondo contemporaneo: solo per citarne alcune, Discordia di Moises Saiman è un progetto a cura di Daria Birang che si focalizza sul caos causato dalle rivoluzioni della primavera araba e la guerra civile in Siria; Hayati di Karim El Maktafi è un racconto fotografico realizzato con uno smartphone, attraverso cui l’autore si interroga sulla propria duplice identità di italiano e immigrato di seconda generazione; Clothbound di Leila Fatemi è un progetto costituito da una serie fotografica che esplora il modo in cui la donna musulmana e l’uso del velo vengono percepiti nella società occidentale. In programma anche letture portfolio con Natasha Cristhia, Mathieu Asselin, Colin Pantal, Issa Touma, Alejandro Acin, Marco Paltrinieri, Maarten Shilt, Valentina Abenavoli, Alex Bocchetto, Daria Birang e Giancarlo Ceraudo, e due workshop condotti da Jason Fulford e Maria Teresa Salvati.
– Desirée Maida
Punta Secca (RG) // dall’8 al 10 settembre 2017
Gazebook Sicily Photobook Festival
Sedi varie
www.gazebook.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati