Tempo e spazio ritrovati. Jacques Henri Lartigue a Milano
Museo Bagatti Valsecchi, Milano ‒ fino al 29 novembre 2017. Il museo milanese ospita una collezione di fotografie di Jacques Henri Lartigue. In dialogo con gli ambienti della residenza storica.
La mostra del fotografo francese Jacques Henri Lartigue (Courbevoie, 1894 ‒ Nizza, 1986) al Museo Bagatti Valsecchi sulla carta potrebbe sembrare noiosa: l’accoppiata ritratti dell’alta borghesia della Belle Époque e palazzo nobiliare milanese fa pensare a passatismo e malcelate nostalgie per l’epoca d’oro dei privilegi di rango. Sovvertendo le aspettative più prevenute, la mostra si rivela estremamente accattivante e comunicativa.
Le stanze della dimora-museo Bagatti Valsecchi sono stipate letteralmente fino al soffitto di oggetti, una collezione che conta opere d’arte, armi, oggetti preziosi, teschi, orologi, e antichità di ogni sorta. La curatrice Angela Madesani ha voluto stabilire un parallelo tra la raccolta di oggetti del museo e l’incredibile raccolta di immagini e spaccati di quotidianità messa insieme da Lartigue nell’arco della sua vita. La passione di Lartigue per la fotografia, infatti, è sempre stata non-professionale, dal momento che egli si considerava principalmente pittore. L’artista documenta sulla pellicola la sua realtà, quella dell’alta borghesia francese, e inaspettatamente è proprio questa sua attività secondaria a portarlo alla notorietà con una mostra al MoMA nel ’63.
DIALOGHI SPAZIALI
Le fotografie sono distribuite in diverse stanze della casa, in dialogo con gli ambienti. La loro disposizione è studiata a creare un intrigante gioco di allusioni al passato. La prima fotografia esposta è un ritratto con un’abilissima riflessione di campo e si trova da sola in una sala di ricevimento. Da qui ci si sposta nelle stanze da letto, dove trova spazio una serie di ritratti femminili seducenti fino ad arrivare all’erotico che culminano con un pannello di nudi, scatti veloci e spontanei, vicino al letto della camera privata di Giuseppe Bagatti Valsecchi. Le fotografie sono prevalentemente degli Anni Venti, le stanze che le ospitano erano state costruite appena pochi decenni prima.
UNO SGUARDO LEGGERO
La mostra culmina in un ultimo ambiente, che ospita il grosso della collezione. Vita mondana altoborghese, cavalli, automobili: i soggetti di queste fotografie non si allontanano molto da quelli della collezione permanente del museo, la differenza sta nella leggerezza dello sguardo che questo artista posa sulla sua realtà. I pochi scatti a colori sulle pareti spiegano da soli perché Wes Anderson si sia più volte rifatto a Lartigue, sia nella costruzione delle inquadrature dei suoi film sia attraverso riferimenti diretti alle sue opere. Per il protagonista di Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Anderson si è ispirato, perfino nel nome, al fratello del fotografo. A colpire il regista è soprattutto l’atmosfera di un mondo stravagante e privilegiato, fatto di tempo libero sul mare della Costa Azzurra e vestiti eleganti. Un fascino spensierato colto con spontaneità, rievocato nitidamente dalle foto in mostra. In effetti pochi spazi sarebbero più appropriati di una casa-museo o di un film per incontrare Lartigue.
‒ Federico Godino
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