Fotografare Matera. Una mostra a Roma
American Academy in Rome ‒ fino al 26 novembre 2017. Da “vergogna d’Italia” a capitale europea della cultura nel 2019: la mostra all’American Academy di Roma racconta la Matera di ieri e di oggi in 46 scatti di fotografi americani e italiani. Tra documentazione, impegno sociale e ricerca estetica.
Matera 1948. David Seymour, co-fondatore dell’agenzia Magnum, arriva a Matera per realizzare un reportage sulle condizioni di vita dei bambini nel dopoguerra. Scatta una foto fresca come l’acqua di un ruscello: una ragazzina che ride mentre reclina la testa verso il suo cavallo, compagno di lavoro con cui percorre tutti i giorni il tragitto dalla casa nei Sassi ai campi. Carlo Levi ha da poco pubblicato il suo diario del confino ad Aliano (provincia di Matera), Cristo si è fermato a Eboli, in cui parla delle condizioni di vita di una delle regioni più povere del Paese. A Matera, come ad Aliano, uomini e animali condividono la stessa casa, dove i primi dormono sopra il letto e i secondi sotto; condividono la stessa sorte, affidata all’immagine della Madonna di Viggiano e a quella di Roosevelt, numi tutelari pari merito; condividono la stessa meta, New York, la terra promessa dove sono i parenti, non Roma, da dove non arriva neanche il treno. Su Matera vergogna d’Italia, come la definì Togliatti, si accendono i riflettori e i Sassi diventano il simbolo di un primitivismo tra folklore e disumanità, non diverso dalla Napoli che da lì a poco racconterà Anna Maria Ortese ne Il mare non bagna Napoli. L’Italia che si prepara a entrare nella NATO appare fragile al suo interno, spaccata in due tra il nord industriale e il sud agricolo e arretrato. La questione si incentra sulle condizioni di vita nei Sassi, partono i primi progetti abitativi e arrivano gli aiuti economici del Piano Marshall; la situazione di partenza e ogni cambiamento vanno documentati e la fotografia diventa testimone e agente di cambiamento sociale.
LA MOSTRA
Matera 2019, capitale europea della cultura. Tra i tanti eventi preparatori a questo annus mirabilis si inserisce la raffinata mostra che Lindsay Harris ha realizzato all’American Academy di Roma. Non troverete qui la Matera esoterica di De Martino o quella hollywoodiana di Mel Gibson, ma quella degli uomini e dei loro spazi abitati, attraverso gli scatti di Henri Cartier-Bresson, Luigi Ghirri, Fosco Maraini. I più recenti reportage di Augusto Viggiano e Mario Cresci mostrano una Matera moderna, ma anche costretta dalla modernità a condividere con l’Italia tutta gli anni di piombo. E c’è spazio per scoprire fotografe come Marjory Collins, che sulla sua auto sgangherata viaggia per il Sud per documentare gli effetti degli aiuti americani in Italia, o Esther Bubley, inviata dalla Standard Oil interessata a nuovi mercati nel Mediterraneo.
Una suggestiva foto recente in grandi dimensioni di Carrie Mae Weems chiude la mostra. L’artista è di spalle, sull’uscio delle grotte: come una figura simbolista, la donna chiude un’epoca evocando le storie e le persone che abitarono “quel tempo immobile, […] quella nera civiltà che avevo abbandonato” (Carlo Levi).
‒ Maria Stella Bottai
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