A Roma lo youtuber Luca Vecchi dei The Pills presenta le sue opere in galleria. L’intervista
Dai The Pills alla fotografia. Un lavoro? Nah. Più una passione quella di Luca Vecchi per l’arte. L’appuntamento è alla Mirabilia Art Gallery - fino al 23 aprile - per “Okaasama” un progetto curato da Studio Pivot. Abbiamo parlato con l’artista che ci ha raccontato in esclusiva il suo progetto…
Tutti lo conosciamo. Tutti abbiamo visto un suo video su YouTube. A tutti ha anche strappato una risata e molti di noi l’hanno visto al cinema. Di chi stiamo parlando? Di Luca Vecchidei The Pills che presenta un suo nuovo progetto, questa volta, non cinematografico.Si chiama Okaasamaed è in corsopresso la wunderkammer – Mirabilia Art Gallery – di Giano Del Bufalo nel cuore di Roma. Di cosa si tratta? Di una mostra fotografica curata da Studio Pivot. Ne abbiamo parlato con Vecchi.
Chi sono i The Pills?
I The Pills sono innanzitutto un gruppo di amici. Amici a cui andava di esorcizzare esperienze di vita vissuta scherzandoci su per iperbole, condividendole magari con chi aveva la stessa tipologia d’umorismo. È uscito fuori che le persone con il nostro stesso humor fossero davvero molte sulla penisola e più si è a scherzare e più divertente è il gioco.
Da dove e quando nasce la tua passione per l’arte?
La passione per l’arte figurativa è intrinseca e direttamente proporzionale a quella che nutro nei confronti del cinema. Riprendo e faccio video dalle scuole medie. Poi negli anni del liceo sono arrivati gli esperimenti fotografici, grazie amia madre che mi ha passato l’attrezzatura che comprò a New York negli anni ’90. Il progetto Okasaamaè nato 5 anni fa, lo porto avanti impiegando qualche soldino messo da parte con il cinema. Poi si è congelato. L’incontro con Vittoria de Petra mi ha aiutato a fargli fare un giro di defrost in microonde ed eccoci qui.
Due carriere: da una parte il cinema dall’altra l’arte. Come convivono?
Di quali carriere parli? Sono tutti hobby. Molto costosi, certo, come il golf o il kendo. Le arti si intrecciano e si influenzano inevitabilmente le une con le altre. Illuminato è chi, con coscienza superiore, riesce a padroneggiare tutte le tecniche con lo stesso carisma e piglio. Non è il mio caso. Ma ambisco comunque all’obiettivo.
Come funziona il progetto per la galleria di Roma?
Da diversi anni sono un appassionato di cultura giapponese e, studiando la spada, la mia attenzione in particolare si è concentrata sull’aspetto della sottomissione non fisica, ma di natura psicologica. Il campo di battaglia, oltre ad essere una passerella tra i signori della guerra, vestiti delle loro importanti armature (yoroi), deve incutere terrore e soggezione nel nemico, anche prima dell’azione. Questi sono aspetti che mi hanno sempre affascinato e che ho voluto provare a contrapporre a proprietà magnetiche e rassicuranti come il grembo di una madre in dolce attesa, un seno prosperoso, e dei fianchi giunonici. Accomunare proprietàantitetiche come queste era diventato un po’ lo scopo finale del progetto in modo da sfidare anche il potenziale fruitore.
La scelta della fotografia come medium?
Per aumentare ulteriormente la provocazione ho scelto per di più una tecnica fotografica distaccata ed analitica come quella della foto in bianco e nero, ispirata al banco ottico degli studi antropologici di fine ’800.
Che significa il titolo?
Okaasamaè una versione arcaica che sta per “Onorevole Madre”. E credo che per essere madre si debba essere anche un bel po’ guerriere. E se non lo si èlo si diventa inevitabilmente.
– Valentina Poli
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