Prix Pictet. Fotografia in concorso a Torino
Camera, Torino ‒ fino al 26 agosto 2018. Lo spazio è il tema cardine del concorso fotografico che riunisce nella sede torinese una galleria di autori noti in tutto il mondo.
La settima edizione del Prix Pictet, intitolata Space, è dedicata allo spazio, divenuto ormai una risorsa a rischio di esaurimento per un pianeta diretto verso quota 9 miliardi di abitanti, nel corso dei prossimi tre decenni. Vincitore del prestigioso contest dedicato alla fotografia della sostenibilità, è risultato Richard Mosse, che ha conquistato la giuria internazionale e i 100mila franchi di premio grazie all’utilizzo di una fotocamera termica in dotazione all’esercito capace di vedere il calore di corpi umani a 30 chilometri di distanza. Adottando una militarizzazione dello sguardo, il fotografo irlandese ha riletto le architetture effimere delle tendopoli trasformandole in “target” bellici e restituendo così il senso di una guerra che per i civili prosegue, invisibile e silenziosa, ben oltre i campi di battaglia.
ESODI E CLAUSTROFOBIA
La fame di spazio è il tema portante di serie fotografiche claustrofobiche come: Tokyo Compression, in cui il tedesco Michael Wolf (già vincitore di due World Press Photo Award) ritrae i volti sofferenti e arresi dei passeggeri della più grande stazione ferroviaria del Giappone (3 milioni e mezzo di persone al giorno); in Trapped Benny Lam studia un’umanità che ad Hong Kong vive ai limiti del possibile, prigioniera del proprio sogno di ricchezza e di libertà, trasformata in cavia in una città laboratorio che non lascia spazio. In cerca di spazio sono anche i profughi ucraini e siriani seguiti dal moscovita Sergey Ponomarev e fotografati durante i momenti drammatici di un esodo che non dà scampo.
MAPPE E MICROMONDI
Lo spazio si contrae e contorce nelle Diorama Maps del giapponese Sohei Nishino, in cui una Tokyo attraversata “alla deriva” viene ricostruita “a memoria” in collage fotografici che moltiplicano all’infinito il potere descrittivo del mezzo, fino a produrre saturazioni dello sguardo e asfissie retiniche. In fuga verso altri spazi è lo sguardo adottato da Thomas Ruff nella sua serie ma.r.s., in cui i deserti del pianeta rosso, da sempre spazio aperto della nostra immaginazione fantascientifica, diventano bellezza astratta. Al microcosmo rivolge invece il proprio obiettivo l’inglese Mandy Barker, che porta la fotografia nel micromondo delle nano-plastiche, il nuovo plancton inquinante dissolto nei mari del mondo. La fotografia, qui, è lo strumento di accesso alle strutture conturbanti di un nuovo terribile veleno onnipervasivo che invade lo spazio marino in una delle colonizzazioni più pericolose, e probabilmente irreversibili, del nostro (specie umana e non) spazio vitale.
‒ Nicola Davide Angerame
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