Paesaggio e architettura. La fotografia di Luigi Ghirri a Milano
Una mostra densa di immagini e contenuti descrive in modo inedito la figura di Luigi Ghirri negli ambienti della Triennale di Milano.
Si presenta come una grande stanza affollata di fotografie e scritte al neon lo spazio che ospita la mostra Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura. Nella stanza, così come in mostra, c’è molto: 350 scatti, realizzati dal fotografo tra il 1983 e il 1992, legati al tema dell’architettura e alla committenza di Lotus international, provenienti dall’archivio della rivista. C’è l’occasione di assistere a un’inedita lettura della poetica di Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992), che l’esposizione presenta. C’è la possibilità di ammirare la bellezza di ogni singola fotografia.
Grazie all’allestimento, mediante una rampa che produce un dislivello artificioso all’ingresso della mostra, è proposto al visitatore uno sguardo d’insieme sull’opera di Ghirri. O meglio, su quel gruppo omogeneo di lavori di architettura e paesaggio che contraddistingue la sua opera matura. Sono, poi, le grandi scritte al neon a strutturare l’esposizione in sezioni: un’idea dell’Italia, la grande pianura, nel giardino, il percorso, nel progetto domestico, la Triennale e il parco, atlante metropolitano. Ognuna, con variazioni che coinvolgono anche l’allestimento, è una raccolta di immagini realizzate da Ghirri per servizi e progetti editoriali commissionati da Lotus, il cui filo conduttore è da individuare in una riflessione sul luogo.
UN’IDEA DELL’ITALIA
Addentrandosi nel percorso espositivo si possono osservare da vicino le immagini, collocate su piedistalli, della sezione centrale della mostra: un’idea dell’Italia. Essa raccoglie i materiali originali di Paesaggio italiano, il Quaderno di Lotus pubblicato da Ghirri nel 1989 in occasione dell’omonima mostra tenutasi a Reggio Emilia. Sono scorci di città come Mantova, Trani, Fidenza, fotografati in diverse ore del giorno e in particolari condizioni atmosferiche. Sono queste le immagini nelle quali meglio si coglie uno degli elementi innovatori che Ghirri introduce nella fotografia di architettura: “Il problema della rappresentazione dello spazio è sempre stato all’interno della fotografia un problema esclusivamente formale, mentre, a mio parere, è anche un problema che si lega al concetto di tempo. Fotografare una piazza all’imbrunire è diverso che fotografarla con la luce giusta per mettere in evidenza la struttura architettonica della piazza stessa”, diceva il fotografo.
LA COMPLESSITÀ DEL LUOGO
Uno spazio in penombra, in cui si susseguono proiezioni di immagini di grande formato alla ricerca di un effetto immersivo, ospita altre cinque sezioni della mostra. Tra queste, la sezione intitolata la grande pianura è dedicata ai servizi fotografici svolti da Ghirri sui progetti di Aldo Rossi a Modena e Parma, su commissione della rivista. Il lavoro sul cimitero di Modena (1983), oltre a sancire l’inizio della collaborazione del fotografo con Lotus, segna per Ghirri anche un cambiamento nel rapporto tra architettura e fotografia che, se prima dava luogo a belle immagini, da allora inizia a dar vita a interpretazioni critiche della complessità di un luogo.
La mostra propone una lettura del lavoro del fotografo emiliano che sottolinea l’intreccio tra committenza editoriale, architettonica e ricerca autonoma sulla fotografia di paesaggio: la committenza ha favorito la ricerca e, con le sue ricerche, Ghirri ha introdotto nella fotografia di architettura elementi nuovi come tempo e interpretazione critica.
‒ Letizia Pellegatta
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