Still life e time-lapse. Mami Kosemura allo Hara Museum di Tokyo

Hara Museum of Contemporary Art, Tokyo - fino al 2 settembre 2018. Prima personale dedicata da un’istituzione pubblica a Mami Kosemura, artista che lavora sul confine tra pittura, video e fotografia. In mostra una trentina di opere che ruotano intorno a tre procedimenti tecnologici.

L’Hara Museum è una delle più antiche istituzioni giapponesi dedicate all’arte contemporanea. È un tempio con un pubblico fatto quasi esclusivamente da pochi elegantissimi adepti dove fiorisce l’arte contemporanea giapponese nelle sue espressioni più alte.
Proprio come è il caso di questa mostra di Mami Kosemura (Kanagawa, 1975), la prima dedicata da un’istituzione pubblica a questa artista che lavora sul confine tra pittura, video e fotografia. Kosemura espone qui una trentina di pezzi costruiti intorno a tre procedimenti tecnologici che utilizza con grandi capacità, anche se ciò che è accattivante dei suoi lavori resta la natura intellettuale della ricerca.

GICLÉE

I giclée di Kosemura sono ottenuti attraverso un processo di stampa su seta o su tela di file digitali, operato attraverso stampanti a getto d’inchiostro. Si tratta di una lavorazione che non ha niente a che vedere con l’utilizzo di comuni stampanti inkjet: qui lo standard ottimale non esiste, perché la combinazione di qualità derivanti da file, stampante e supporto è affidata alla capacità dell’artista e proprio per questo può raggiungere livelli proibitivi per qualsiasi altro tipo di stampa. Come accade ad esempio nella serie Guise, sette immagini fotografiche di uno straordinario ikebana in crescita e decadenza scattate a distanza esatta di un mese l’una dall’altra.

Mami Kosemura, Objects New York V, 2016

Mami Kosemura, Objects New York V, 2016

TIME LAPSE

Il time-lapse che consente di acquisire immagini di uno stesso oggetto per diversi mesi, Kosemura lo ha utilizzato ritoccando manualmente migliaia di fotogrammi e collegandoli poi tra loro. Sin dall’inizio della sua carriera ha lavorato ritraendo frutta, fiori e altri oggetti composti nello stile delle nature morte europee del XVII secolo. Le immagini ricavate non sono imitazioni, piuttosto esplorazioni. Decaying (2001) imita un dipinto di natura morta alla maniera del Caravaggio e Sweet Scent (2003) quelle di Francisco de Zurbarán. L’intento dichiarato di Kosemura, tuttavia, è quello di sabotare questi riferimenti, per rendere visibile la distanza di ogni gesto pittorico dalla realtà che ritrae: attraverso l’animazione, insomma, rendere visibile il senso di decadenza che ogni ritratto di cosa o di persona esclude.

STOP MOTION

Lo stop motion serve invece a Kosemura per attivare animazioni come accade in Drape off (2015), una videoinstallazione creata con oggetti fotografati per quattro secondi con l’intervento di piccoli eventi drammatici che sono poi stati rimossi durante l’editing delle centinaia di immagini catturate utilizzando una videocamera super-high-speed 4K HD. Tutto questo per ottenere un effetto il più vicino possibile a quello di una composizione perfettamente simmetrica di un’immagine dipinta. Le immagini fotografiche sono in seguito state rimontate per ottenere un video di dodici minuti dove tempo e spazio sono dunque deliberatamente alterati.

Il lavoro di Kosemura, che ha avuto inizio con l’indagine sul sentimento raggelante che ogni natura morta porta con sé, continua a oscillare avanti e indietro come un pendolo tra pittura, fotografia e video. È un insieme di opere sempre elegantissime e forse anche per questo scostanti, dove la tradizione e la tecnologia si fondono senza sforzo, proprio come capita di vedere nel paesaggio giapponese contemporaneo.

– Aldo Premoli

Tokyo // fino al 2 settembre 2018
Mami Kosemura – Phantasies Over Time
HARA MUSEUM OF CONTEMPORARY ART
4 Chome-7-25 Kitashinagawa, Shinagawa
www.haramuseum.or.jp

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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