Michele Pellegrino, il fotografo di provincia. In un libro (e in una mostra a Cuneo)

Un libro e una mostra celebrano Michele Pellegrino, fotografo autodidatta che ha fatto del cuneese il centro di un mondo.

Storie è il titolo del libro, edito da Skira, che testimonia – insieme alla mostra attualmente allestita al Complesso monumentale di San Francesco a Cuneo – oltre cinquant’anni di lavoro di Michele Pellegrino, nato nel 1934 a Chiusa Pesio, un comune del cuneese. E al territorio della “provincia granda” è dedicato il volume di oltre 300 pagine, tutte foto in bianco e nero che parlano di un luogo importante della cultura italiana, di cui hanno parlato grandi scrittori e intellettuali, da Cesare Pavese a Luigi Pareyson, da Beppe Fenoglio a Lalla Romano.

UMILI ORIGINI

Spiega Enzo Biffi Gentili in uno dei due testi del libro – l’altro è di Walter Guadagnini – che Pellegrino è “fotografo di provincia” operante quasi soltanto nel cuneese, per necessità autodidatta ma tecnicamente eccellente, che diviene fotografo dopo aver esercitato, sin da bambino, i mestieri più umili della pastorizia e del mondo contadino. Ci troviamo di fronte a un uomo che ha guardato molto, ma anche che ha letto molto e si è fatto una raffinata cultura personale, come le sue fotografie rivelano in ogni dettaglio.

LO SPIRITO DELLA PROVINCIA

Nel libro sono una serie di lavori, di ritratti intensissimi, in cui accanto alle figure sono anche architetture di interni, di esterni, che raccontano la clausura. Una serie di fotografie, realizzate tra il 1972 e il 1980, che ha intitolato Monachesimo. Il fotografo si definisce un credente non osservante la cui cultura si è mossa alla ricerca di un senso del pensiero attraverso letture portanti, dal già citato Pareyson a Vito Mancuso. Spiega Biffi Gentili: “Così si è posto il problema del ‘male in Dio’, e dell’apocatastasi, del perdono finale generale, pure per Satana, nell’emersione di una sorta di sotterranea vena gnostica molto presente, dal tempo dei Catari di Monforte, nel cuneese”.
Lo stesso fotografo ha scelto di mettere come una sorta di epigrafe al libro le parole di Jorge Luis Borges: “Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d’isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto”. Pare scritta per Pellegrino, che ha iniziato a fotografare a 33 anni. L’uomo sin da subito occupa un posto preminente nella sua ricerca, così come la montagna, le valli delle quali è figlio, con la loro poetica spiritualità, di povere cose, di paesaggi montani non ancora antropizzati.

Michele Pellegrino, Monastero di Ovada, Passioniste, 1973

Michele Pellegrino, Monastero di Ovada, Passioniste, 1973

SCENE DA UN MATRIMONIO

Mentre eseguiva lavori su commissione, fotografie di matrimonio per campare, tra la fine dei sessanta e l’inizio dei settanta, ogni tanto chiedeva ai clienti se poteva fare uno scatto privato, se poteva realizzare un’immagine per sé, per la sua ricerca e da lì è nato Scene di matrimonio, un lavoro di grande forza in cui pare di trovarsi di fronte a un approfondito studio di natura sociale e antropologica.

– Angela Madesani

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

Scopri di più