Il Niger di Francesco Bellina al festival Sabir di Palermo
Cantieri alla Zisa, Palermo ‒ dall’11 al 14 ottobre 2018. Il festival Sabir di Palermo farà da cornice agli scatti di Francesco Bellina dedicati al Niger e alla complessa storia dei suoi abitanti.
A utilizzare le immagini ricavate dal suo lavoro di reporter sono ormai in molti. Lo hanno fatto Paris Match, The Guardian e la Radio televisione della Svizzera italiana. E da noi La Repubblica, L’Espresso e Internazionale. Il palermitano Francesco Bellina a 29 anni può già essere considerato un fotoreporter di primo piano. Di recente sul suo tavolo sono piovuti contratti di collaborazione da organizzazioni internazionali come l’OMS, l’Agenzia ONU per la Sanità, e l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Durante il Congresso internazionale sulle migrazioni che si svolgerà a Noto il 6 ottobre, il Centro di Ricerca MSE gli consegnerà un award in denaro perché possa proseguire il lavoro a cui da cinque anni sta dedicando tempo e viaggi (in Ghana, Benin e prossimamente in Nigeria) sulla tratta delle donne tra l’Africa subsahariana e l’Europa.
Ora il festival Sabir, organizzato da Arci nazionale insieme a Caritas e Acli, ha prodotto in forma di mostra una preview del suo ultimo lavoro, Tanakra. Si tratta di ventitré immagini realizzate infiltrandosi ad Agadez, in Niger, sulle rotte dei migranti provenienti dall’Africa subsahariana insieme al compagno di avventure, il giornalista Giacomo Zandonini.
PORTATORI E MERCE
Dieci giorni di viaggio, qualche incidente sul campo su cui Bellina preferisce soprassedere e molti straordinari incontri. “Soprattutto con smuggler locali, uomini e donne che tali però non si considerano”, racconta Bellina. “Loro si raccontano come guide turistiche convertitesi per necessità e opportunità a passeur per trasportare “quei poveracci” che provano a raggiungere il confine libico e poi la costa del Mediterraneo. Lo facevano attraversando il confine con la Libia sino a poco tempo fa, ora provano attraversando quello algerino; dove però l’esercito, e non la serie di scalcinate milizie che infestano la Libia, è organizzato e durissimo, capace di rispedire “portatori e merce” immediatamente da dove sono venuti: a rischio delle loro vite ‒ quelle di “portatori e merce” si intende”.
Sono tornati poveracci pure loro, dunque la maggior parte degli smuggler, che da un lato se la vedono con l’esercito algerino dall’altro, direttamente nel loro Paese, con l’arrivo in forze di francesi, americani, italiani, tedeschi forniti di denaro, consulenti politici e militari. Tutti lì a presidiare quel 1.200.000 chilometri quadrati di deserto che conosciamo appunto come Niger.
MIGRAZIONI E DENARO
Era un perfetto snodo di smistamento sino a qualche anno fa, il Niger: collocato sotto Libia e Algeria, ma con sopra la Nigeria, a destra Mali, Senegal Guinea, tutti i PaesI da dove è arrivata la grande onda delle migrazioni che ha investito l’Europa tra il 2014 e il 2017.
Una marea di disgraziati, ma per i nigeriani una fonte inesauribile di denaro. Ora per la verità sostituito da quello dei succitati Paesi occidentali, che però finisce quasi esclusivamente nelle tasche di chi governa.
“E così gli ex-smuggler sono tornati al punto di partenza” ‒ spiega Bellina ‒ “hanno perso i committenti e qualcuno si è messo persino in cerca di qualche bando europeo (?!!) che possano aiutarli a riconvertire un lavoro in precedenza tanto lucroso. Tanakra in lingua tamashek significa ‘rialzarsi’”.
Di questo racconta ora Bellina con la sua mostra alla Zisa di Palermo.
‒ Aldo Premoli
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