Fotografare il cambiamento. Una collettiva a Bologna

Fondazione MAST, Bologna ‒ fino al 13 gennaio 2019. Il mutamento vissuto dalla società globale negli ultimi due secoli è al centro della mostra fotografica allestita nella sede bolognese.

Pendulum, pendolo, è un cosiddetto semplice sistema fisico, sperimentato da Galileo Galilei, l’evocazione immediata è al movimento. Oggi è il titolo della mostra organizzata al Mast di Bologna, curata da Urs Stahel. Movimento inteso come spostamento, velocità, mutamento sociale attraverso immagini fotografiche che dalla fine del XIX secolo arrivano sino a oggi.  Sconcertante l’installazione di Xavier Ribas del 2008 che presenta immagini di fotografie con frammenti di lastre di cemento di un’area ex industriale, distrutta con la forza dai proprietari, perché i nomadi non possano trovarvi uno spazio di accampamento. Un simbolo dell’egoismo della nostra società, che letto a dieci anni di distanza è ancora più evidente. Il lavoro può essere posto in stretta relazione con l’installazione del 2007 di Ulrich Gebert sul buio in cui sono immersi i lavoratori migranti. Un buio fisico e simbolico al tempo stesso.

UN CAMMINO TEMATICO

Ma al visitatore è offerta la possibilità di compiere un interessante cammino tematico nella storia della fotografia. Porta la firma di Dorothea Lange, protagonista negli Anni Trenta della Farm Security Administration, la missione fotografica di taglio sociale più importante sinora mai realizzata, La nuova California ‒ Costruzione di un’autostrada vicino a Hercules. Una foto del 1956 con un prato che ospita le carcasse incidentate di alcuni veicoli, alle spalle una strada percorsa da un camion che trasporta nuove vetture. È il veloce ricambio americano, in un’epoca di consumismo degli oggetti, di creazione smisurata di rifiuti, che ancora paghiamo giorno dopo giorno. Non è facile vedere nel nostro Paese le foto di Tata Ronkholz, una degli allievi più interessanti della scuola dei Becher, scomparsa ormai oltre venti anni fa. Della fotografa tedesca è un’immagine di lavoro, il raccordo ferroviario Colonia-Niehl all’azienda Tromm. Un’immagine che ci mostra il canto del cigno di un mondo che di lì a poco avrebbe subito una profonda trasformazione.

O. Winston Link, Licenza al treno a doppia trazione, 1959 © O. Winston Link. Courtesy Robert Mann Gallery

O. Winston Link, Licenza al treno a doppia trazione, 1959 © O. Winston Link. Courtesy Robert Mann Gallery

PROGRESSO E MODERNITÀ

È un emblema del progresso lo scatto del 1886 di William Henry Jackson con l’antico acquedotto a Querétaro, in Messico, dove dall’antica struttura architettonica sbuca un treno, in quell’epoca simbolo della conquista della velocità.
E quindi le immagini di lavoro di Lewis Hine, di Martin Munkácsi e quelle di una modernità fatta di metropolitane e cellulari di Jacqueline Hassink.
La mostra serba anche particolari curiosità come l’immagine di Alfa Romeo Pirelli realizzata da Ugo Mulas nel 1970, poco tempo prima della sua scomparsa, quando, su altri versanti, il fotografo stava dando vita alle fondamentali Verifiche, un breviario imprescindibile per chiunque si avvicini al linguaggio fotografico.

Angela Madesani

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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