Pino Pascali e la fotografia. A Polignano a Mare
Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare ‒ fino al 2 dicembre 2018. Un Pascali inedito da scoprire attraverso un medium inusuale, la fotografia, con cui l’artista raccoglieva spunti per i suoi lavori. E descriveva un’Italia alle soglie del boom economico.
Tra le iniziative di #Pascali2018, che celebra con numerosi eventi i cinquant’anni dalla scomparsa dell’artista, nel 1968, la mostra Pino Pascali. Fotografie mette in luce un aspetto poco indagato della sua attività. Il corpus di immagini, selezionate da Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, include ottanta scatti, appunti di lavoro e materiali finiti, confluiti negli spot per la Lodolofilm, e dettagli visivi trasformati in autonome consistenze plastiche per le sue installazioni.
Nella primavera del 1965, Pino Pascali si avventura con la sua Leinhof alla ricerca di spunti iconografici per il Carosello della Cirio, dapprima con un frettoloso passaggio romano e poi subito immergendosi in una napoletanità fatta di stereotipi e folklore, predestinati a mutazioni antropologiche. Nell’incontro tra una Roma che consumava leggiadramente la sua dolce vita e nell’approdo verso Napoli, Capri e Ischia, l’artista blocca un paesaggio urbano intriso di tradizioni popolari, di economie del mare in evoluzione, di ritualità sociali ancora segnate da presenze iconiche come Pulcinella e Pazzariello, poi impersonati dallo stesso Pascali, danzante, nello spot Cirio.
UN RACCONTO ITALIANO
Volti di bambini in strada, scorci che ritraggono piazze con colonne e animali in pietra, laghetti con cigni, rappresi in contrastanti opposizioni di bianco/nero, forme apparentate con sorprendenti congruenze alle sagome di tela centinata; marchingegni di ogni tipo rintracciabili in seguito nelle sue ludiche elaborazioni; insegne e targhe immortalate con suggestioni ‘poveriste’ alla Kounellis e poi, ancora, temi marinari, pescatori, particolari di imbarcazioni, reti, oggetto di ponderata attenzione e viatico per le sculture dedicate al mare o realizzate con lana d’acciaio.
Del dialogo costante con la cultura italiana di quegli anni, consolidata in potenti format letterari e generi cinematografici, di cui il suo sguardo coglie l’atmosfera in bilico tra residui contadini e società di massa, l’esposizione sceglie di approfondire i rimandi attraverso documenti, stampe, riviste, poster cinematografici, video e opere di grandi fotografi come René Burri, Henri Cartier-Bresson, Federico Patellani, Walker Evans, Piergiorgio Branzi, Enzo Sellerio.
A corredo della mostra, il volume Pino Pascali. Fotografie, edito dalla milanese Postmedia Books e la notizia della donazione al museo, da parte di Carla Ruta Lodolo, di un fondo fotografico di 143 stampe e di 13 caroselli recentemente restaurati.
– Marilena Di Tursi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati