Gio Ponti negli scatti di Luca Massari. A Venezia
Wilmotte Foundation, Venezia ‒ fino al 27 gennaio 2019. Le architetture di Gio Ponti rilette attraverso l’obiettivo fotografico di Luca Massari.
Sacrée Lumière! Benedetta Luce! È lei la protagonista assoluta di questa mostra, delle opere fotografiche esposte come delle architetture che esse rappresentano. Sin dal titolo ‒ dalla doppia valenza aggettivale ed esclamativa ‒, la luce manifesta il peso, o meglio la leggerezza, che l’articolazione chiaroscurale e il gioco delle ombre conferisce alle architetture “sacre” di Gio Ponti. Quelle giunte nell’ultimo periodo della sua vita e considerate fra le opere più sofferte e nel contempo le più indipendenti della sua carriera, la summa artistica del maestro, il suo Manifesto spirituale.
Nato come pittore, divenuto poi famoso designer ante litteram, Ponti approda all’architettura e infine ritorna alla pittura, secondo un percorso circolare, totale e inclusivo proprio del suo modo di “fare arte”, che si tratti di oggetti o di edifici.
L’opera di Gio Ponti è universalmente nota, come pure il suo capillare, emerito lavoro di diffusione internazionale del design e della cultura architettonica svolto attraverso la rivista Domus, da lui fondata e diretta per tanti anni. Ma se l’opera di Ponti non ha bisogno di presentazione, certamente merita di essere indagata l’interessante interpretazione fotografica condotta da Luca Massari sulle architetture “sacre” di Ponti.
GLI SCATTI DI MASSARI
Esperto di fotografia di architettura ‒ disciplina studiata a Venezia ‒ da oltre trent’anni Massari esercita la professione di fotografo ottenendo numerosi riconoscimenti internazionali. Nelle opere esposte Massari compie un’esemplare azione di traduzione, ovvero “riscrive” con la luce la materia luminosa e scarna di cui sono fatte le architetture di Ponti. Convinto seguace dell’etica fotografica rigorosa e asciutta perseguita dal fotografo Paolo Monti ‒ di cui Massari è grande conoscitore ‒, nel misurarsi con l’opera pontiana il fotografo forlivese non esita a mettere in atto l’insegnamento di Monti, congiuntamente al principio da sempre professato da Gio Ponti, che è poi la cifra stilistica che lo contraddistingue, e cioè “esprimersi in assenza di espressione”. Questo affinché a dominare non sia l’estro dell’autore, ma il senso di unità, di semplicità e di gusto dell’opera stessa.
La mostra Sacrée Lumière! si ricollega idealmente alla grande retrospettiva dedicata a Gio Ponti attualmente in corso presso il Musée des Arts Décoratifs di Parigi e il cui progetto allestitivo è stato curato dallo Studio Willmotte & Associés.
‒ Adriana Scalise
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