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“Faccio fotografie a colori perché il mondo reale non è in bianco e nero e perché per qualcosa saranno stati pur inventati il negativo e la carta fotografica a colori (…) Affido lo sviluppo e la stampa delle mie foto a laboratori convenzionali, perché non mi è mai interessata la produzione di feticci per collezionisti, né tantomeno gli interventi di maquillage sull’immagine”.
Nei primi Anni Settanta Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 ‒ Roncocesi, 1992) aveva già le idee chiare sulla ricerca fotografica: la sua tecnica era solo apparentemente amatoriale, il suo stile unico, concettuale, destinato con il tempo a diventare riconoscibile e apprezzato a livello internazionale. Fin dagli esordi, Ghirri creò un vasto corpus di immagini a colori senza precedenti in Europa, ben diverso rispetto alla fotografia d’autore dell’epoca, in bianco e nero.
Nel 1979 il fotografo emiliano presentò a Parma la prima retrospettiva, in collaborazione con l’università cittadina. Le immagini esposte al Palazzo della Pilotta erano suddivise in quattordici serie e per ciascuna l’autore scrisse sul catalogo un breve testo. Si tratta di una profonda riflessione sul senso della fotografia come forma d’arte, che Ghirri considerava “un linguaggio senza alcun codice; ossia, più che una riduzione, un’espansione della comunicazione (… ) Qualsiasi scelta estetica o formale è implicita già nel proprio gesto di fotografare”. Nelle quattordici serie erano contenute già le linee della sua ricerca espressiva, destinate a evolversi negli Anni Ottanta.
GLI SCATTI DI MADRID
Malgrado il valore e la forza innovatrice delle sua estetica, Ghirri purtroppo non è fra gli artisti italiani più noti all’estero. Per presentare la sua opera, il Reina Sofía ha scelto un preciso taglio storico, limitandosi agli Anni Settanta, con un allestimento simile a quello di Parma del 1979. La mostra intitolata La mappa e il territorio ‒ curata da James Lingwood, in collaborazione con l’Università di Parma ‒ presenta circa 250 stampe vintage, di piccolo o medio formato, raggruppate nelle stesse quattordici serie tematiche del ’79, cronologicamente e semanticamente aperte. A Madrid la sequenza degli scatti di Ghirri appare in tutta la sua raffinata bellezza, come testimonianza di un’Italia minore, nascosta in una provincia forse perduta, ma i cui paesaggi semivuoti, gli oggetti comuni, gli stralci di quotidianità sono colti sempre con uno sguardo acuto e profondo.
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Luigi Ghirri, Modena, 1972 @Archivio Luigi Ghirri, courtesy Matthew Marks Gallery
ITALIA AILATI
Originario della provincia di Reggio Emilia, Ghirri si dedica alla fotografia solo a partire dal 1970, dopo aver lavorato a Modena come geometra e topografo. Autodidatta, percorre campagne e città, spiagge e colline della sua regione alla ricerca di scorci suggestivi dove piazzare il cavalletto. All’estero fotografa anche le mete delle sue vacanze. In generale, preferisce gli esterni e non ama ritrarre soggetti umani (perlopiù di spalle, oppure intenti a fotografare altri soggetti, in un curioso gioco di metalinguaggio); senza alterare i segni naturali del paesaggio, nelle inquadrature coglie spesso singolari geometrie prospettiche. Già nelle stampe d’esordio emerge la sua Italia Ailati (palindromo che dà dal titolo a una delle serie), lontana dal vedutismo da cartolina, ma radicata nella cultura provinciale degli Anni Settanta, fra tradizione e modernità. Un paesaggio testimone dei cambiamenti sociali ed economici del Paese.
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Luigi Ghirri, Salisburgo, 1974 @Archivio Luigi Ghirri, courtesy Matthew Marks Gallery
MAPPE, PAESAGGI DI CARTONE E VEDUTE IN SCALA
La mostra di Madrid è un viaggio affascinante nel mondo fotografico di Ghirri, con la sua filosofia delle cose minime. Ci sono i divertenti Paesaggi di Cartone, sorta di spontanei fotomontaggi, dove la natura si accoppia involontariamente con la finzione della pubblicità, e i dettagli poetici delle case borghesi di Colazione sull’erba; le mappe geografiche dell’Atlante, fotografate alla lente di ingrandimento, e il Paese dei balocchi, che riflette il suo gusto per il kitsch e per il popolare, nonché l’Italia in miniatura vista con le ironiche prospettive tra i monumenti riprodotti In scala nel parco d’attrazioni di Rimini. Non mancano, infine, Km 0,250, il libro fotografico dell’intero muro perimetrale di una pista di corse vicino a Modena; qualche esempio di Still Life, i rari scatti in interni, in casa tra libri, quadretti amatoriali e oggetti di brocantage, e Kodachrome, il libro autoprodotto nel 1978 e considerato la summa della ricerca fotografica di Luigi Ghirri.
‒ Federica Lonati
Madrid // fino al 7 gennaio 2019
Luigi Ghirri. La mappa e il territorio
MUSEO NAZIONALE REINA SOFÍA
Calle Santa Isabel 52
www.museoreinasofia.es
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #13
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