Ando Gilardi, reporter del dopoguerra. A Torino
GAM, Torino ‒ fino al 16 giugno 2019. Una mostra fotografica racconta l’Italia del dopoguerra, un tempo lontano ma ancora presente. Attraverso gli scatti di Ando Gilardi.
A cura di Daniela Giordi, la mostra allestita alla GAM di Torino è dedicata ad Ando Gilardi (Arquata Scrivia, 1921 – Ponzone, 2012), fotografo e fotoreporter di denuncia nell’Italia del dopoguerra, e ne racconta la storia attraverso una selezione di scatti eseguiti tra il 1950 e il 1962. Realizzata in collaborazione con la Fototeca Gilardi, la rassegna intende valorizzare il recupero e la digitalizzazione dell’importante collezione di negativi del fondo Ando Gilardi Reporter, portato a termine nel 2017 da ABF ‒ Atelier per i Beni Fotografici di Torino, esponendo le operazioni che solitamente restano “dietro le quinte”, tutto il procedere progettuale, di esperienza e lavoro che conduce al risultato finale.
LE FOTOGRAFIE DI ANDO GILARDI
Ando Gilardi, fotografo, giornalista, storico e critico della fotografia, impiega tutto se stesso nella divulgazione dello scatto come dato iconico, tecnico e tecnologico. Ritrarre il dopoguerra non è stato un lavoro semplice, il reporter è stato toccato nel profondo dagli occhi dei bambini che giocavano in strada, dai loro cappottini lerci, da una povertà che, nonostante la durezza del suo essere, è sentita come temporanea, nulla di definitivo. In un tale quadro storico, la speranza è viva, forse nella purezza dei volti scampati, nelle anime sopravvissute.
Ando Gilardi, nel corso della sua vita, ha operato un lungo processo di accoglienza rispetto a questi scatti “[…] anch’io allora vivevo nell’illusione come gli altri. Credevo che la fotografia fosse qualcosa di magico, un’arma di denuncia sociale, un’alleata per la pace e la solidarietà. Adesso so che non era vero niente”. La mostra si adegua perfettamente al nostro contesto storico; l’Italia non vive a oggi la speranza della ripresa, piuttosto il delirio e la follia del nulla governativo. La povertà di allora è la povertà che oggi segna l’Italia: se dagli scatti si evince una forma di indigenza primitiva, la nostra, seppur adornata dal progresso tecnologico, rimane lacerante nella stessa misura. Tutta l’esposizione è l’avvio di una ricerca interiore, uno specchio nel quale il singolo partecipante, come cittadino italiano, ha il dovere di riflettersi, prendere coscienza del proprio sé e della condizione in cui vive. Dopotutto siamo il risultato delle nostre scelte.
PASSATO E PRESENTE
Le immagini selezionate per Ando Gilardi Reporter. Italia 1950-1962 sono soltanto una minima parte estrapolata dal fondo omonimo; realizzate come corredo visivo per la pubblicazione di inchieste giornalistiche apparse su riviste e rotocalchi, nel periodo fra la ricostruzione del Paese nel dopoguerra e i primi anni del boom economico. Buona parte di queste fotografie fu pubblicata sulle pagine di Lavoro, per poi cadere nell’oblio per circa quarant’anni, quando viene recuperata nel 1993 da Angelo Schwartz in occasione della mostra Memorie di un fotografo pentito. Sono esposte 55 fotografie dalle tematiche varie: l’infanzia, il lavoro, l’emancipazione femminile, l’identità degli italiani, il costume. Una narrazione dove si intrecciano elementi di natura formale, connessi a un linguaggio fotografico di taglio post neorealista, e la cultura visiva della fotografia di taglio giornalistico. Completa la mostra una serie di documenti originali, per sottolineare l’importanza che Ando Gilardi attribuiva alla fotomeccanica e alla diffusione della fotografia a mezzo stampa. Infine si è voluto conferire una certa importanza al suo approccio antologico e umano al soggetto ritratto, alla sua visione politica dell’esistenza, con estremo rispetto per l’altro, testimone, attore, interlocutore dello scatto, un soggetto sempre attivo. Come diceva Gilardi, “le fotografie non si fanno ma si prendono”
‒ Grazia Nuzzi
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