L’umanità dimenticata. La fotografia di Zeng Yi a Pavia

Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia – fino al 7 aprile 2019. Volti dimenticati di una Cina al di fuori del tempo. Un racconto in bianco e nero del fotografo Zeng Yi condotto ai margini della modernità.

Pavia celebra il suo rapporto di amicizia con la Cina. A seguito della sua partecipazione alla Biennale di Jinan nel 2018, rende omaggio al grande fotografo Zeng Yi (Jinan, 1949), originario della provincia dello Shandong. Al Castello Visconteo La Cina di Zeng Yi, immagini di un recente passato è un racconto senza tempo di uomini che vivono ai confini del mondo tecnologico, a contatto con la natura autentica della vita. Un sapore antico traspare dalle foto in mostra, che appaiono come una testimonianza di un eterno presente, da qui anche la scelta di non seguire un ordine cronologico nel criterio espositivo. Nulla si muove, il tempo è fermo e non scorre, è l’altro volto del mondo globalizzato e tecnologico. Immagini in bianco e nero si alternano a poche altre a colori, dischiudendo agli occhi un mondo rurale fatto di piccoli villaggi, popolato prevalentemente da anziani e bambini.

L’UOMO AI MARGINI DEL TEMPO

La durezza della vita appare molto spesso amplificata dalla presenza della neve su cui si stagliano volti e sagome. A essere catturata è la solitudine dell’uomo messo a nudo di fronte a un paesaggio scarno, lontano dalle megalopoli cinesi, che altre volte lascia il posto a ritratti familiari, di gruppo, in cui si manifesta la solidarietà nata dalla difficoltà del vivere. Da ogni parte è l’uomo: ritratto a contatto con la natura, all’interno della vita familiare e comunitaria, nel lavoro e nelle fatiche quotidiane.
Non è concessa distrazione come nel vicino mondo moderno, che offre invece continue vie di fuga ed evasione. Nelle foto di Zeng Yi c’è posto solo per la vita vissuta, che passa attraverso i segni delle rughe sui volti degli anziani come in Accompanying Life. È forse un monito all’uomo moderno che può ritrovare se stesso in una realtà scarna, impervia.
Tutto ciò si manifesta in una ricerca dell’immagine essenziale, sagome che si stagliano sul bianco del manto innevato, precise rispondenze e simmetrie ravvivate da occhi vivi, espressioni che non possono essere dimenticate. La macchina fotografica, nelle mani di Zeng Yi, riesce a cogliere il profondo dell’umano, trasformando la fotografia in un’intervista condotta nel sociale.

Zeng Yi, My Classroom, 1983 © photo Zeng Yi. Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia

Zeng Yi, My Classroom, 1983 © photo Zeng Yi. Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia

OLTRE IL NEOREALISMO

Sembrerebbe quasi di trovarsi di fronte a un’estetica neorealista nelle foto di bambini che giocano in strada come in Kids in Old Street, nelle scene di vita familiare, nella rappresentazione delle feste tradizionali, ma Zeng Yi supera l’interesse sociologico di fotografi come Lewis Hine, richiamandosi alle radici più profonde del Confucianesimo nella provincia dello Shandong. E allora i volti sereni e calmi degli anziani, l’armonia sociale e i legami familiari assumono una valenza quasi sacra.

Antonella Palladino

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Antonella Palladino

Antonella Palladino

Ha studiato Storia dell’arte presso le Università di Napoli e Colonia, laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi dal titolo “Identità e alterità dalla Body Art al Post-Human”. Ha proseguito la propria formazione alla Fondazione Morra e poi…

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