Fotografare Pablo Picasso. Una mostra a Roma
Pablo Picasso rivive nella mostra allestita a Roma, a Palazzo Merulana. Protagonista degli scatti a lui dedicati da i fotografi e collaboratori André Villers ed Edward Quinn.
Eccoci puntuali a raccogliere la nuova proposta della Fondazione Cerasi a Palazzo Merulana (che sovrintende assieme alla società Cooopculture): una mostra fotografica dedicata a Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973) che, attraverso gli scatti di André Villers e di Edward Quinn – due fotografi che gli furono amici oltre che collaboratori – intende lumeggiare gli ultimi vent’anni di vita dell’artista.
Una novantina di foto in tutto, distribuite su due piani, provenienti dalla collezione dell’avvocato lussemburghese Guy Ludovissy e parte di un fondo gestito dal Reial Cercle Artistic de Barcelona. Su Picasso moltissimo è stato detto, moltissimo è stato scritto. In questa sede è solo il caso di evidenziare – in forma rapsodica, s’intende – qualche elemento significativo del suo rapporto discontinuo ma persistente con l’Italia: il cognome di origine ligure; le innumerevoli mostre dedicategli in spazi istituzionali e non solo; gli inizi della sua fortuna italiana per merito di Ardengo Soffici, che fin dal 1911 ne scrisse con entusiasmo sulle pagine della Voce e, poi, di Lacerba; il viaggio, nel ’17, a Roma ‒ dove ebbe per due mesi lo studio a Via Margutta – con la compagnia Ballet Russes di Djagilev (fece i costumi e le scene del balletto Parade).
SCATTI ICONICI
Estrapoliamo dal catalogo qualche definizione che lo riguarda: “artista universale”, “uno dei più grandi geni dell’arte contemporanea internazionale”, “icona universale dell’arte del Novecento”: si ha l’impressione di rasentare una terra di confine dove l’arte è sempre sul punto di diventare qualcos’altro. Lo storico Antonio Natali, già direttore della Galleria degli Uffizi, ha scritto pagine acutamente polemiche sulla tentazione feticistica e idolatrica che insidia il mondo dell’arte. Picasso, protagonista indiscusso delle grandi avanguardie del Novecento, fu anche un sapiente manager di se stesso. E i numerosi servizi fotografici a lui dedicati, soprattutto in Costa Azzurra – dove andò a vivere ‒ negli anni d’oro tra il ‘50 e il ’70 ‒indubbiamente contribuirono all’edificazione della sua intramontabile icona. Rimandano a quei decenni d’arte e di mondanità anche le foto che vediamo in mostra, testimoni senza tempo dello sguardo non di rado eccentrico di André Villers (Beaucourt, 1930 – Mougins, 2016) e di Edward Quinn (Dublino, 1920 ‒ Altendorf, 1997). Il primo più metafisico, più attento al riflesso psichico dei giochi d’ombra e di certi improvvisi bagliori caravaggeschi. Il secondo, tipico fotografo di glamour, “paparazzo” di gran vaglia, attento a eternare la storia di una vita nell’attimo irredimibile di uno scatto.
‒ Luigi Capano
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati