La collezione di Ernesto Esposito va in mostra a Torino
MEF - Museo Ettore Fico, Torino - fino al 26 gennaio & 16 febbraio. Nel museo torinese va in scena la collezione dello stilista Ernesto Esposito. Tra storia della fotografia e arte conteporanea brasiliana.
Al MEF è ancora in mostra, per la prima volta a Torino, l’eclettica collezione di Ernesto Esposito. Il celeberrimo stilista – noto anche ai meno appassionati della moda grazie alle importanti collaborazioni nella haute couture (Marc Jacobs, Louis Vuitton, Fendi ecc.) – ancora oggi continua ad arricchire la sua raccolta di arte contemporanea con opere provenienti da tutto il mondo, vantando una collezione che spazia dalla fotografia all’installazione, dalla pittura al video fino a opere monumentali.
COME COLLEZIONA ERNESTO ESPOSITO
Sarebbe riduttivo definire Ernesto Esposito un collezionista entusiasta e consapevole dei suoi mezzi: egli è infatti un ricercatore, che collabora e opera in stretto contatto con le gallerie più influenti del settore. Non solo. La frequentazione con artisti del calibro di Cy Twombly, Joseph Beuys, Andy Warhol e Helmut Newton gli ha permesso, da una parte, di conoscere da vicino i meccanismi culturali e sociali che intervengono nella creazione dell’artista; dall’altra parte, di influenzare gli artisti, condividendo con loro la sua instancabile capacità di analisi del mondo.
Questo “doppio movimento” è riflesso nella conformazione stessa della mostra che, infatti, si articola in due sezioni distinte: Some people e Brasil!. Il titolo della mostra complessiva, ME TWO, è anche l’assonanza del famoso slogan/hashtag “me too”, che ha segnato una svolta contro lo stolking femminile a causa dello scandalo del produttore holliwoodiano Harvey Weinstein, accusato di molestie sessuali nei confronti delle attrici con cui lavorava. La doppia valenza del titolo della mostra, perciò, volge lo sguardo sia all’immanenza dell’arte e dello scambio di idee tra mecenate e artista; sia all’attualità e alle vicende del reale.
STORIA DELLA FOTOGRAFIA
La prima sezione, Some people, rappresenta la storia della fotografia da Von Gloeden ai giorni nostri. La selezione documenta la nascita e lo sviluppo della fotografia d’avanguardia: Von Gloeden, Mapplethorpe, Helmut Newton, Bruce Weber, Cindy Sherman, Thomas Ruff, Wolfgang Tillmans e Thomas Struth sono interpreti e paladini della totale libertà di espressione. Per Ernesto Esposito, la fotografia è una lettura appassionata della vita, che sottrae dall’aura scandalosa ciò che è considerato fuori dalle convenzioni sociali, inserendolo nel contesto dell’arte e della cultura.
Il cospicuo numero di opere – fotografie originali, stampe vintage, ritratti in piccoli formati e scatti di grandi dimensioni – fa parte di sottoinsiemi, costituiti con intenti e criteri diversi, che immortalano anche diverse fasi della vita del collezionista. Si aggiunga che, come già accennato, Esposito conosceva e sosteneva molti degli artisti: un esempio è l’incontro con Jack Pierson, da cui nacque addirittura una collaborazione “sul campo”. L’obiettivo della mostra è di raccontare, attraverso lo sguardo acuto del collezionista, il ritratto di un’epoca “dal cuore selvaggio”, dove la fotografia documentava e nobilitava “estremi e bizzarrie attraverso una scrittura sincopata, ironica, fatta di dialoghi fulminei e ritratti allucinati” (J. Fritscher).
LE OPERE DALLA SCENA BRASILIANA
La seconda sezione, Brasil!, è dedicata all’arte contemporanea brasiliana degli ultimi vent’anni, con particolare attenzione alle nuove generazioni di artisti, che sono riuscite a delineare una corrente stilistica originale. Il territorio brasiliano, con le sue contraddizioni e differenze politiche, urbane ed ecosistemiche, ha dato vita a poetiche complesse che rispecchiano il mondo intero.
La peculiarità della mostra consiste in questa ricchezza di punti focali: dalle architetture di Oscar Niemayer, che illustrano le favelas; ai materiali come terra e legno di Matheus Rocha Pita, tenaci simboli di una natura sempre più contaminata e assoggettata dall’industria; agli oggetti di uso comune di Opavivarà!, dettagli di uno spaccato sociale ricco di criticità tra tradizione e progresso. Gli artisti, grazie alla loro sensibilità ricettiva, hanno saputo rappresentare uno spaccato fedele dello stato sociale del paese, sintetizzando i massicci cambiamenti economici e urbanistici (ad esempio le conseguenze delle Olimpiadi del 2016) in opere dal notevole fascino.
– Federica Maria Giallombardo
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati