Liberare la luce. La fotografia di Giovanni Gastel a Napoli
Blu di Prussia, Napoli – fino al 31 gennaio 2020. Provocanti quanto sacre, fashion quanto antiche: le fotografie di moda e d’arte di Giovanni Gastel al Blu di Prussia di Napoli. Nell’ambito di una mostra molto più pittorica che fotografica.
Arabeschi ritagliati come linearismi di Mucha i suoi profili, sfrontatezza sensuale ma mistica come occhi di Veneri pompeiane i suoi sguardi. Giovanni Gastel (Milano, 1955) accarezza il femminino restituendogli l’eterno, ma non fa sconti alla profondità delle sue radici nella carne, nessuna abiura alla sua tentazione. Quasi ninfe-albero dell’Aurora di Paul Delvaux ‒ con cui condividono sospensione onirica e incanto straniante, come con la seduzione delle sibille di Dante Gabriel Rossetti –, le sue donne nascono dalla terra ma si rispecchiano nel cielo, e la loro beltà induce l’alba dei tempi, depurata tra citazioni di ogni storia delle arti. Eppure, non di appiattimenti metafisici su una semplice idea di bellezza formale si tratta, ma della restituzione immanente di essa all’attimo zero della sua immissione nel mondo, quella in cui ancora non è stata corrotta dagli insulti della vita, “come un neonato. Davvero credo che esista un iperspazio in cui c’è la Donna assoluta. Del resto, lo dice la Bibbia: noi saremo noi stessi, ma luminosi e perfezionati. Il vivere porta una patina, con la sofferenza, che io cerco di togliere, riportando ogni donna alla sua icona, alla sua purezza e luce interna. Il dolore è trattato in questa epoca in modo trash, io tento di restituire la bellezza che anche esso merita”, afferma Gastel. Operazione di sintesi dagli accidenti e movimenti del mondo grazie all’immobilità eterna offerta dalla fotografia: quella stupita però, come il respiro che si ferma innanzi a ogni eros nascente da un atto di amore.
‒ Diana Gianquitto
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