La matematica? È poesia! Parla la fotografa Jessica Wynne
Una fotografa ha deciso di immortalare le lavagne dei professori di matematica americani. Il risultato è una raccolta di numeri e simboli incomprensibili ai più, ma ricchi di poesia.
Che ricordo avete delle lezioni di matematica al liceo? Qualunque siano le sensazioni di quelle ore passate sui banchi di scuola, potrebbero tornarvi in mente guardando le immagini del nuovo progetto di Jessica Wynne, fotografa e insegnante al Fashion Institute of Technology di New York.
Da qualche tempo sta infatti circolando sul web la sua ultima una raccolta di fotografie: una sequenza di lavagne scolastiche di forme e dimensioni differenti, con su inscritte (grazie ai classici gessetti colorati) formule algebriche, equazioni e simboli geometrici prima di essere cancellati.
Il titolo del progetto – che presto diventerà un libro per la Princton University Press – è infatti Do No Erase: un invito a lasciare impresse nella memoria, oltre che sulle superfici di ardesia, quell’universo di numeri e simboli.
Il senso del progetto è proprio quello di rendere omaggio alla poesia nascosta dietro la disciplina della matematica. Le foto delle lavagne – provenienti da diverse università e istituzioni scolastiche americane – nascondono infatti, secondo l’artista, una bellezza e un fascino effimero, capaci di riportarci indietro con la memoria, a un tempo in cui l’insegnamento era trasferito esclusivamente tramite il “contatto” umano, prima dell’arrivo della tecnologia avanzata. Una visione romantica e vintage che abbiamo voluto approfondire con l’autrice.
L’INTERVISTA A JESSICA WYNNE
Com’è nata l’idea del progetto?
Ogni estate lascio la mia casa a New York City per vivere in una cittadina balneare, nel Massachusetts. Negli ultimi dieci anni ho stretto una forte amicizia con i miei vicini, che abitano nella casa una volta occupata dal mio nonno paterno. Sono entrambi matematici teorici – insegnanti all’Università di Chicago – e nel corso degli anni le nostre conversazioni mi hanno aperto al misterioso universo della matematica avanzata. Ho iniziato a fotografare il lavoro che loro e altri colleghi svolgevano in classe, immortalando le lavagne tra una lezione e l’altra o durante un incontro con gli studenti. Questi scatti sono il mio modo di osservare, di imparare ed essere collegata al loro mondo.
Le foto rappresentano numeri e simboli geometrici. Ma c’è di più: sono immagini dal gusto vagamente vintage, che toccano la nostra memoria collettiva. Qual è il senso dell’intero progetto?
I segni sulla lavagna hanno diversi livelli di significato per me, dal momento che sono interessata non solo alla bellezza astratta del gesso sulla superficie, ma anche alla conoscenza e al mistero che essi contengono. L’obiettivo è quello di creare un documento concreto e duraturo su qualcosa di effimero, preservando la bellezza e lo splendore nascosto di questa disciplina. Se ci pensi bene, la mente del matematico teorico è molto simile a quella di un artista: entrambi condividiamo le ambizioni alla scoperta di un mondo “altro” e, in maniera simile, ci esaltiamo e parliamo con euforia delle scoperta e delle creazioni durante il nostro lavoro. Sono attratta dalla loro massima aspirazione a scoprire la verità e a risolvere un problema.
Le immagini provengono da scuole e università differenti. Sono luoghi connessi alla tua esperienza personale?
Ho volutamente identificato i matematici che volevo includere nel progetto, e ciò ha determinato le scuole e le università che alla fine ho scelto. Volevo le loro lavagne…
– Alex Urso
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati