Storia della Cascina Roma Fotografia e immagini del Premio Internazionale Andrei Stenin
Il gruppo Progetto Immagine da anni alla guida del festival di Fotografia Etica a Lodi sbarca alle porte di Milano e recupera una tipica cascina lombarda per accogliere mostre internazionali di fotografia. Tra queste (fino al 23 febbraio) il Premio Internazionale di Fotogiornalismo Andrei Stenin
Un luogo in cui approfondire la cultura dell’immagine. Cascina Roma Fotografia è un progetto realizzato dal Comune di San Donato Milanese (praticamente un quartiere di Milano) in collaborazione con il Gruppo Fotografico Progetto Immagine guidato da Alberto Prina, ideatore del Festival della Fotografia Etica di Lodi. A partire da novembre 2018 fino a dicembre 2021, questo enorme spazio a due passi dal centro di Milano, in Piazza delle Arti 6 a San Donato Milanese, sarà un centro internazionale dedicato alla fotografia. Tre anni e due mostre l’anno a cui si aggiungono workshop fotografici con frequenza semestrale, corsi di fotografia, incontri tematici e un progetto “Educational”, che punta a coinvolgere la cittadinanza e, in particolare, gli istituti scolastici di ogni ordine e grado.
IL PROGETTO CASCINA ROMA FOTOGRAFIA
“Cascina Roma Fotografia vuole essere un posto di approfondimento, un luogo dove si possono incontrare i fotografi”, spiega il coordinatore di Cascina Roma Fotografia, Alberto Prina, già fondatore del Festival della Fotografia Etica di Lodi. “Abbiamo voluto creare a San Donato Milanese un posto dove magari il tempo si ferma per dare il giusto spazio a temi che spesso non sono trattati con grande attenzione”. Lo spazio a San Donato Milanese ospita le immagini vincitrici del Premio Internazionale di Fotogiornalismo Andrei Stenin, dedicato alla memoria del giovane fotoreporter russo ucciso sul campo in Ucraina nel 2014, che dopo aver toccato Budapest, Cape Town e New York, viene esposta per la prima volta in Italia (sarà visitabile a Cascina Roma fino al 23 febbraio). Oltre 80 le immagini esposte, selezionate attraverso 6mila candidature provenienti da 80 nazioni di tutti cinque i continenti. Il Concorso presenta i lavori dei vincitori e dei selezionati dell’edizione 2019. Il premio maggiore del concorso, il Grand Prix, è andato al fotografo italiano Gabriele Cecconi per la serie I miserabili e la terra, progetto dedicato alle conseguenze che le grandi migrazioni – come quella dei Rohingya in Bangladesh – hanno sull’ambiente e sulle popolazioni che ospitano i migranti. Il tema dei profughi e della migrazione è stato analizzato come uno dei fenomeni più struggenti del mondo contemporaneo e ha permeato l’intera edizione del concorso.
I PREMI
Nella categoria “Notizie principali” hanno meritato il primo posto lo scatto del fotografo francese di origine siriana Sameer Al-Doumy, Da un conflitto all’altro, in cui si vede un uomo che stringe a sé una bambina ferita dopo un’incursione aerea su Damasco, e la cronaca fotografica di speranza e disperazione dei profughi dell’America Centrale nella città messicana di Tijuana, al confine con gli USA, La carovana dei migranti, di Kitra Cahana. La fotografia Dissezione di Justin Sullivan, che ritrae un elefante smembrato dai bracconieri in cerca di avorio in Botswana, è stata nominata migliore opera singola nella categoria “Il mio pianeta”. In questa categoria, in qualità di serie ha vinto La mia Jacuzia, del russo Alexei Vasilyev. Nella categoria “Sport” sono stati giudicati come i migliori lo scatto che immortala il momento di una partita di pallanuoto, Colpo decisivo di Ayanava Sil, e la serie Olimpiadi solitarie del russo Alexei Filippov, cronaca del trionfo esistenziale sui propri limiti ottenuto dai biatleti durante le gare. Nella categoria “Ritratto. Un eroe del nostro tempo” hanno vinto Francis Rousseau con Le donne di Arugam Bay, che racconta la lotta pacifica delle donne per la libertà in Sri Lanka, e Mushfiqul Alam con Una storia di tormenti, serie dedicata alle donne del popolo rohingya, vittime di violenza. La categoria “Ispirazione” è stata vinta dalla foto in bianco e nero di Andrea Alai “Ammaliata”, sulla coraggiosa bimba di nove anni Yasa, di Donetsk, che lotta contro la terribile sindrome di Crouzon. A Cascina Roma si terrà giovedì 13 febbraio alle 21 un incontro con il fotoreporter milanese Alfredo Bosco che proprio al premio Stenin ha vinto il riconoscimento della Croce Rossa per il suo lavoro sul Messico: Forgotten Guerrero. Sin dagli inizi degli anni duemila, lo stato di Guerrero è uno dei principali teatri della guerra alla droga messicana. Un tempo famoso per l’esotica città turistica di Acapulco, attualmente è una delle aree più pericolose di tutto il Messico. Il reportage si concentra sulle questioni politiche e sociali dello stato.
– Carlo d’Elia
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